Piano a dire che non andiamo ai Mondiali. Noi abbiamo il difetto, come Paese, di dare il nome del tutto a una parte, così succede che abbiamo una visione parziale. Certo, sarebbe stato bello, addirittura normale, avere la Nazionale in Russia oltre tutto nell’anno in cui la Federazione Calcio festeggia, e ne ha bisogno, abbiamo visto e vediamo ogni giorno, i suoi primi 120 anni (e i 60 di Coverciano): le partite avrebbero dato più tempo e più opportunità, soprattutto meno vetrina, a chi deve rifondare quella che comunque resta una delle aziende più importanti d’Italia, detto senza retorica e senza i populismi che tanto vanno di moda.
Di sicuro andare in Russia ci avrebbe fatto sentire ancora ombelico del mondo, ma non siamo diventati improvvisamente periferia. Bisogna saper riconoscere altri segnali, diversi da quelli (non) arrivati dalla squadra che 12 anni fa diventò, in un’estate di sbornia collettiva, campione del Mondo.
In Russia saremo presenza leggera con l’Islanda che, una volta di più, dopo essere stata la sorpresa in campo e un grande successo nel mercato, vestirà divise targate Errea’, azienda della provincia di Parma che in questa stessa estate sarà protagonista anche dei Mondiali di Pallavolo: sei città italiane coinvolte, partenza show al Foro Italico a Roma dove in questi giorni si stanno giocando gli Internazionali di tennis, poi Firenze (al Mandela Forum dove si festeggia il centenario della nascita del premio Nobel, uno dei Grandi della Terra), Milano e gran finale a Torino (le altre due città sono Bari e Bologna). Errea’ l’Islanda l’ha proprio cercata: è stata una scelta convinta, maturata quando la federazione locale ha deciso di affrontare il problema dell’alcolismo tra i ragazzi varando un piano per aumentare la pratica sportiva. I risultati sono arrivati subito, e non parliamo solo di quelli del campo: due anni fa per gli Europei la squadra era diventata talmente simpatica, a tutti, in tutto il mondo, che in Errea’ dovettero richiamare il personale delle ferie per produrre maglie a ritmi sostenuti per soddisfare gli ordini che arrivavano via internet. E adesso che simo tutti più social è arrivata persino l’elezione da parte della Gazzetta: l’Islanda per cui dovrebbero e possono tifare quelli che si sentono orfani azzurri. E se non vi basta l’Islanda, potete collezionare anche altre figurine: Panini come sempre, Panini per sognare un rinforzo per la propria squadra del cuore in arrivo direttamente dai Mondiali.
In Russia saremo presenza più pesante con Cimolai, l’azienda di Pordenone che lavora in tutto il mondo e che nello sport ha terreno fertile, specie per i grandi eventi, perché i suoi manufatti servono a tenere in piedi stadi e arene sempre più raffinati.
Ai Mondiali andremo, nel 2019, con la nazionale femminile. Manca solo una partita, l’8 giugno a Firenze, ma il segno di una rivoluzione anche sociale già si intuisce nelle polemiche sul ruolo che deve avere il calcio femminile. Adesso che un po’ tutti si sono convinti che non è uno sport altro e che semmai può essere uno sport alto bisogna da un lato sfruttare il risultato, e dall’altro continuare la semina. Lo sport femminile è un trend anche sociale: tre medaglie d’oro su tre ai Giochi Olimpici Invernali, la crescita generale di praticanti in ogni disciplina, ragazze e donne non ossessionate dalla vittoria a tutti i costi ma pronte adesso a volere il meglio anche in termini di prodotti. Anni fa, ma era troppo presto, erano sbucati anche in Italia negozi specializzati in prodotti femminili. Erano appunto in anticipo. Adesso le donne invece vogliono abbigliamento, scarpe, attrezzi pensati per loro, e non semplicemente prodotti maschili realizzate in taglie più piccole.
In autunno, quando ci sarà una delegazione azzurra anche alle Olimpiadi Giovanili di Buenos Aires. Ci sarà una nazionale speciale impegnata nei suoi mondiali. Che sono poi il sogno del primo tra loro: Francesco Messori. A 13 anni si mise in testa di fondare la sua nazionale, tanto giocava da sempre. Senza badare al fatto che gli manca una gamba, anzi, innamorato da tempo di Leo Messi, aveva rinunciato quasi da subito alla protesi per sentirsi più e meglio se stesso giocando con le stampelle. Aveva anche una squadra, ovviamente però cercava altro. Da ragazzo social ha aperto una pagina Facebook: Calcio amputati Italia. E contemporaneamente ha scoperto compagni di squadra e avversari: le altre nazionali omologhe, attive da più tempo, aspettavano gli azzurri. Francesco ”Messi” ha pure parlato al Palazzo di Vetro, bravo con le parole tanto quanto lo è con il pallone. I suoi segreti: una famiglia super, Francesca sua madre è una sportiva al cento per cento; un carattere solare riassunto in un tatuaggio che si è fatto realizzare sul collo: it’s only one leg less, è solo una gamba in meno, ma quella che ha gli basta per essere un ragazzo in gamba.
Da Messi al Barcellona il passo è breve. Sempre primo in Spagna, il Barcellona ha pagato dazio con la Roma in Champions quest’anno e ha pure registrato un calo nei suoi business principali, la vendita di biglietti per le partite interne e le visite al museo fa vivere quotidianamente il Camp Nou. Dicono gli osservatori che il Barcellona ha pagato fin troppo caro il ruolo in prima fila che ha tenuto nella battaglia per l’indipendenza della Catalogna, ma il Barca resta una squadra di valore Mondiale. Dunque è giusto salutare come un successo mondiale il fatto che dalla prossima stagione la sua biglietteria sarà gestita dalla bolognese Best Union che con il marchio Viva Ticket, il suo portale di vendita online, ci ha abituato a un colpo per estate: l’anno scorso l’adunata oceanica di fans di Vasco Rossi a Modena, quest’anno il Barcellona. VivaTicket non vive solo di musica e sport, insegue e vende le esperienze lavorando parecchio anche sull’offerta museale. E sui biglietti in Italia lavorano in parecchi: Dynamitick studia soluzioni per adeguare i prezzi alla domanda, all’attesa per l’evento, in pratica trasforma anche il biglietto in un modo per comunicare.
Forse non avremo notti magiche a giugno, ma sarà comunque un’estate mondiale anche questa: i segnali ci sono tutti.
Luca Corsolini – Symbola