Industrie culturali e creative nel mondo – politiche e strumenti EU
Il rapporto “Io sono Cultura 2018” viene presentato in un momento di snodo delle politiche europee, non solo per la cultura ma in senso complessivo. Manca un anno alle elezioni del nuovo Parlamento europeo, mentre crescono i partiti euroscettici, tra i Paesi membri andati al voto nazionale, e la Brexit si avvicina, con le note implicazioni sul bilancio UE, che verrà a perdere un apporto stimato tra i 12 e i 14 miliardi di euro l’anno.
È questo il contesto nel quale la Commissione europea ha presentato il 2 maggio scorso la sua proposta di quadro finanziario multiannuale e, a breve scadenza, presenterà la nuova Agenda per la Cultura e la proposta per i nuovi programmi, tra i quali Europa creativa. I co-legislatori, cioè il Parlamento europeo e il Consiglio, hanno potere sul bilancio e possono condizionare fortemente i programmi, ma non l’Agenda. La previsione di budget per Europa Creativa sale a 1 miliardo 850 milioni di euro (dagli attuali 1 miliardo e 460 milioni di euro), con un incremento proposto del 20% circa, raccogliendo in parte la forte pressione esercitata dal Parlamento europeo.
Nelle ultime settimane la Commissione ha lanciato una serie di consultazioni online per la valutazione di alcuni programmi, tra i quali Europa Creativa, Erasmus+, Europa dei Cittadini, COSME, e alcune misure specifiche, tra cui quella sulla praticabilità di utilizzare il copyright come asset. Altre consultazioni hanno riguardato la valutazione sull’impiego dei fondi strutturali, contribuendo ad un corpus molto esteso di dati sui quali la Commissione innesta gli studi che costituiscono la base oggettiva delle sue proposte.
In questo quadro si colloca il futuro dei programmi europei per la cultura- inclusi i settori culturale e creativo (SCC) – che sarà frutto di una riflessione sulla congruità e pertinenza delle misure fin qui adottate, di una visione per il futuro della UE, della compatibilità economica. Il negoziato si sposta ora in Parlamento, dove si dovranno approfondire la questione del settore trasversale e le relative risorse, non indicate nel MFF della Commissione e la effettiva complementarietà tra lo strumento finanziario di Europa creativa e i fondi EFSI, esplicitamente citato. Dalla stessa fonte potrebbero scaturire incrementi per le imprese culturali e creative nel programma COSME, così come potrebbero essere rafforzata la propensione a investire in cultura di Horizon Europe, dei fondi di coesione, di Erasmus, del nuovo programma unificato di azione verso i Paesi terzi e soprattutto nel nuovo programma Digitale. Una linea mainstreaming che l’Anno europeo del patrimonio culturale sta testando con successo.
Riguardo alla valutazione di Europa creativa e degli altri programmi con ricadute sui SCC, il Parlamento ha prodotto un documento di mezzo termine nel quale afferma la necessità e la rilevanza del programma, il vantaggio di proseguire con un programma unico, confermandolo come un riferimento fondamentale e da rafforzare a vantaggio dei settori culturale e creativo, con ampio successo nel comparto audiovisivo (MEDIA) e importante ma insufficiente nel comparto Cultura, dove l’esiguità delle risorse disponibili consente il sostegno solo al 12% dei richiedenti, escludendo anche proposte ad altissimo punteggio. Lo strand transettoriale, inoltre, non è mai veramente decollato con i benefici attesi specie nel campo della interdisciplinarità e dell’elaborazione dei dati, la cui assenza si rivela un boomerang nella nuova fase di programmazione. Anche lo strumento di garanzia sui prestiti è partito in ritardo , comprendendo al momento 8 istituti finanziari a cui a breve se ne aggiungeranno due, tra i quali la Cassa Depositi e Prestiti italiana, e non ha consentito al Parlamento di dare un giudizio di mezzo termine in merito ad un tema cruciale specie per le PMI, cioè la possibilità di spendere copyright , esperienza pregressa e reputazione come asset per la concessione di credito.
L’agenda di Europa creativa prevedeva che alla fine del 2017 a sua volta la Commissione consegnasse al Parlamento il rapporto di mezzo termine di Europa creativa, che è stato rilasciato invece all’inizio di maggio, come lo è la selezione dei vincenti del bando di Europa creativa, finanziato con 5 M di euro per sostenere in particolare l’Anno europeo del patrimonio culturale. Ma va riconosciuto alla Commissione, e in particolare alla DG EAC, che l’impegno profuso nell’Anno europeo è eccezionale, con risposte di mainstreaming eccellenti e portatrici di grandi opportunità per la nuova stagione europea.
Da questa esperienza sarà possibile aprire la nuova stagione europea della cultura. Non va sottovalutato il contesto, la visione complessiva sul futuro della UE, nel quale si colloca lo spazio per la cultura. Per provare a ricostruirlo, occorre tornare alle intense giornate della primavera scorsa, al 60esimo anniversario dei Trattati di Roma, quando il documento conclusivo indicò la volontà e la necessità di maggiore integrazione e di allargamento di materie da condividere, anche in campo culturale. Per orientare il dibattito sul futuro della UE, il Presidente della Commissione Jean Claude Juncker, indicò quattro modelli di sviluppo, proponendo scenari minimalisti ed altri fortemente pro attivi, con risposte diversificate e ovviamente sensibili agli esiti delle elezioni nazionali.
Alla fine del 2016, il rapporto congiunto delle Commissioni Cultura e Industria del Parlamento europeo[2] chiedeva una visione organica e norme raccordate e, ad oggi, è possibile confermare che la UE ha mantenuto un occhio di riguardo circa il potenziale economico, in termini di innovazione e occupazione, che i SCC possono offrire anche agli altri settori economici. Il Parlamento europeo non ha smesso di vigilare e sollecitare la Commissione al fine di veder applicate le misure di incentivo alle SCC che permettano loro di consolidare e di dispiegare vantaggi all’intero sistema, a partire dai 300.000 posti di lavoro diretti nel settore del patrimonio culturale, dei 7,8 milioni di posti di lavoro indiretti, con un fattore di moltiplica del 26,7%[3], se si includono i settori dell’edilizia e del turismo. Nel periodo 2014-2020 sono stati infatti stanziati 6 miliardi di euro tramite il Fondo di Coesione da destinare ai settori culturale e creativo e al patrimonio culturale; inoltre, nel periodo 2018-2019 saranno disponibili 100 milioni di euro per la ricerca in materia di patrimonio culturale nel quadro del programma Horizon 2020, confermando l’importo del settennio precedente. Risorse che vanno ad aggiungersi ai 4,4 miliardi di euro investiti dalla UE tra il 2007 e il 2013 per i progetti sul patrimonio culturale finalizzati allo sviluppo regionale.
L’Anno europeo per il patrimonio (EYCH-2018) ha attivato un modello di governance multi settore e multilivello, nel quale la Commissione, con regia DG EAC, ha lavorato su tre tavoli: i coordinatori nazionali degli Stati membri, gli stakeholders selezionati attraverso il bando Voices of Europe, il tavolo trasversale mainstream. Di particolare interesse, è il tavolo trasversale, che a livello UE ha raccolto ben 13 Direzioni generali, dal Digitale al Mercato interno, dagli Esteri allo Sviluppo regionale, dagli Interni alla Cooperazione allo sviluppo, dal Giuridico alle Tasse all’Educazione, alla Ricerca, alla Salute.
Ci sono perciò le condizioni perché si realizzi un circolo virtuoso che consenta di sommare gli esiti del Work Plan 2015-2018, nato sotto la Presidenza italiana, che ha rinnovato il focus sui SCC sviluppando in particolare lo studio sulle misure che le Public policies hanno messo in essere per rafforzarne l’innovatività e il consolidamento manageriale, con le dieci iniziative per l’Anno europeo, tutte rilevanti anche sul piano delle opportunità di nuova imprenditoria e impiego. Eccone le linee di azione, tutte sviluppate a pieno ritmo nel 2018, suddivise in quattro grandi comparti. Nell’ambito di Partecipazione: 1) condivisione del patrimonio culturale, perché il patrimonio appartiene a tutti; 2) patrimonio culturale a scuola, perché i bambini possano scoprire le tradizioni e i tesori europei più preziosi; 3) i giovani per il patrimonio culturale, per dargli nuova vita e nuova narrativa. Nell’ambito di Sostenibilità: 4) patrimonio culturale in transizione, come riconfigurazione di paesaggi e siti industriali, religiosi e militari; 5) turismo e patrimonio culturale: turismo responsabile e sostenibile incentrato sul patrimonio. Nell’ambito di Protezione: 6) un patrimonio di cui avere cura, con lo sviluppo di standard qualitativi per gli interventi sul patrimonio culturale; 7) patrimonio culturale a rischio, per la gestione dei rischi e la lotta al traffico illecito di beni culturali. E infine, nell’ambito di Innovazione: 8) competenze legate al patrimonio culturale, con migliore istruzione e formazione per le professioni nuove e tradizionali; 9) tutti per il patrimonio culturale, con promozione dell’innovazione e della partecipazione delle persone e delle comunità ; 10) scienza per il patrimonio culturale: ricerca, innovazione, scienza e tecnologia al servizio del patrimonio culturale.
I numeri sono imponenti: in Italia sono già 700 le iniziative che hanno richiesto il logo dell’Anno europeo, spaziando dai grandi Festival con sezioni dedicate a piccoli musei locali, dalle feste tradizionali rivisitate con un occhio alla dimensione europea, alle Feste dei popoli di organizzazioni impegnate nel sociale, dal FAI al Touring club che declinano in versione internazionale il servizio volontario di apertura di monumenti, fino ai videogiochi per il patrimonio culturale, oggetto del VideoGameLab a Cinecittà. I numeri europei sono fuori portata, si contano in decine di migliaia, accessibili attraverso la somma dei 28 siti web dedicati e resi evidenti soprattutto attraverso alcune iniziative mediatiche, come Ode2Joy, diffuso in YouTube per iniziativa di Europa Nostra.
Lo stesso modello di governance adottato dalla Commissione, multi settore e multilivello, è stato suggerito agli Stati membri, perché Regioni ed enti locali fossero coinvolti, e similmente i portatori di interesse e i ministeri con attività pertinenti la cultura, sebbene ispirate a priorità differenti. La scelta del MiBACT di attivare anche in Italia un tavolo interministeriale e interistituzionale per raccordare le iniziative sul Patrimonio culturale materiale, immateriale e digitale mette una buona premessa affinché le imprese italiane dei SCC possano trovare opportunità non solo a Bruxelles, ma anche a Roma.
Nel frattempo, in queste ultime settimane, la Commissione Europea ha annunciato i 29 progetti selezionati dalla call dedicata all’Anno Europeo del Patrimonio Culturale. Le proposte sono arrivate da una delle principali linee di finanziamento del Programma Europa Creativa: Support for European Cooperation Projects, che in occasione della designazione dell’Anno tematico 2018 ha esteso la partecipazione anche a quei progetti transnazionali finalizzati a promuovere il patrimonio culturale come risorsa da condividere. Per l’occasione, al budget di 40 milioni di euro già stanziato, sono stati aggiunti altri 5 milioni di euro dedicati a questa nuova categoria progettuale. Dall’Italia è arrivato il maggior numero di candidature, 12 su un totale di 77, per una richiesta di erogazione pari a 1,5 milioni di euro[4]. Con cinque progetti selezionati l’Italia si posiziona al primo posto per finanziamenti ottenuti dimostrandosi un paese maturo e capace di attivare progettazioni nazionali e transnazionali mettendo in dialogo istituzioni, imprese e associazionismo. I cinque progetti italiani selezionati spaziano dalla valorizzazione dei parchi archeologici alla rivitalizzazione del settore tessile, coinvolgendo i segmenti del settore più disparati, dalle performing arts al food, fino al mondo degli archivi. Il finanziamento più consistente (200.000 euro) è stato assegnato a Legend on Circular Ruins, sviluppato dalla Cooperativa Teatrale salentina Eufonia e dall’Università del Salento[5], che introduce un nuovo modo di fare storytelling dei siti archeologici attraverso le arti performative. A seguire, con un finanziamento di 198.000 euro, c’è Textile Heritage Inspiring Creatives, presentato dalla Fondazione Museo del Tessuto di Prato[6] che, dopo il successo di Creative Wear[7], si riconferma leader europeo per il sostegno all’artigianato creativo. Lo stesso contributo di circa 198mila euro è stato incassato dall’Associazione Slow Food, capofila del progetto Food is culture[8]. Ha superato la selezione anche il progetto Store the Future. Artists, memoirs and civil rights for Europe in third Millennium che ha ottenuto circa 112mila euro, presentato dall’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano, l’archivio pubblico che raccoglie scritti (diari, epistolari e memorie autobiografiche) degli italiani, l’Associazione Culturale Compagnia Teatro Stabile di Anghiari e l’agenzia italiana OPENCOM I.S.S.C.[9] Infine, all’Associazione culturale Raccontamiunastoria vanno 60mila euro per il progetto Roots and roads: traditional heritage stories to connect contemporary European audiences[10].
Con soddisfazione, si rileva che in questi anni l’Italia ha saputo muoversi in sintonia con la UE, in parte anche indirizzandola verso strade non battute, la cui importanza si vede ora, in un contesto internazionale e interno molto critico e instabile, nel quale la Cultura dovrà giocare un ruolo strategico. I segnali positivi non mancano, si tratta ora di valutare la priorità e le misure per la Cultura che il nuovo Governo si darà.
[2] “Una politica UE coerente per le industrie creative e culturali” (2016/2072 INI).
[3] Dati rilevati dal report Il Patrimonio culturale conta per l’Europa: http://blogs.encatc.org/culturalheritagecountsforeurope/outcomes/
[4] Roberta Capozucca, Anno Europeo del Patrimonio Culturale: l’Italia ha il maggior numero di progetti finanziati, Il Sole 24Ore, 29.05.2018.
[5] Insieme alla Fundacion de la Danza “Alicia Alonso” (Spagna), all’International Theatre Institute ITI (Francia), all’agenzia National Coastal Agency (Albania) e al Teatrul de Stat Constanta (Romania).
[6] Questa proposta è stata sviluppata insieme alla comunità autonoma di Gironella (Spagna), all’Accademia d’Arte Strzemiński (Polonia), al Municipio di Santo Tirso (Portogallo) e al Stiftelsen Proteko (Serbia).
[7] Il progetto da 2 milioni di euro è stato sviluppato e finanziato all’interno del Programma Europeo Interreg MED, con l’obbiettivo di rivitalizzare il settore europeo del Tessile (Marzo 2016 -Marzo 2019).
[8] Insieme a Europa Nostra (Olanda), il l’Hub Creativo Europeo Kulturni Kod (Serbia), l’agenzia di produzione culturale Transpond Ab (Svezia) e l’associazione cinematografica Udruga Kinookus (Croazia).
[9] Insieme all’Associação Arquivo dos Diários (Portogallo), l’Associazione Culturale Compagnia Teatro Stabile di Anghiari (Italia), Bandalena (Francia), l’archivio di stato Drzavni arhiv u Pazinu (Croazia).
[10] Sviluppato insieme Beyond The Border Storytelling Festival (Regno Unito) e la scuola di drammaturgia Fantasiförmedlingen (Svezia).