Tempo di manifesti. Un manifesto di solidarietà anzi tutto il Salone Nautico di Genova, primo grande evento in città dopo il crollo del ponte Morandi, dimostrazione abbastanza discreta dello stato di salute di un settore che da Repubblica marinara, quale siamo, dovremmo seguire di più e meglio. Quest’anno oltre alla solita esibizione di potenza e di lusso c’erano anche due manifesti nuovi: in uno si vedeva lo sforzo di Repower per imporre barche elettriche, nell’altro un impegno generale, riassunto dalla campagna One Ocean, varata dallo Yacht Club Costa Smeralda, a rispettare il mare, a difenderlo dalla plastica, con tanti progetti diversi. La sostenibilità insomma come faro di un mondo che davvero non può fare a meno di avere certe attenzioni, e che magari proprio su questa sensibilità potrà consolidare la sua ripresa.

Un manifesto ripiegato il Motor Show definitivamente cancellato dal calendario della Fiera di Bologna. Era stato un’invenzione il Motor Show, non è stato capace di reinventarsi quando la crisi ha colpito l’economia ma anche e soprattutto l’immaginario del mondo dell’auto. Aveva un pubblico di tante generazioni, ma la benzina principale erano i giovani, e questi oggi non credono più al mito dell’auto, hanno un’altra religione, simile, che si chiama mobilità, ed è mancato l’aggancio con questa novità che pure è evidente nel successo del car sharing in ogni città, e negli altri modelli di sharing che riguardano i trasporti, dalle low cost aeree a Flixbus, per non dire dei treni. Non solo: oggi la direzione, evidente a tutti, anche a chi rinvia ancora di qualche stagione i cambiamenti, e’ l’elettricità, soprattutto in una regione come l’Emilia Romagna dove hanno sede sia Dallara che Energica, ovvero le aziende che realizzano in esclusiva una le vetture per il campionato di Formula E e l’altra le moto che vedremo, dal 2019, nel mondiale di Moto E. Non per niente il Motor Show rinascerà l’anno prossimo: non sarà più a Bologna, anche se non si muoverà da casa, restando al cebntro di quella Motor Valley che oggi è un mix di ricchezze passate e future, dalla Ferrari alla Lamborghini, alla Ducati, ai circuiti e ai musei, per arrivare ai corsi lanciati dall’Università di Bologna destinati a rinnovare il fascino mondiale dell’ateneo.

Un manifesto comunque verde, anzi sul verde, l’impegno di Loro Piana al fianco della Ryder Cup di golf in cui l’azienda italiana veste tanto la squadra Europa. Il golf in se’ è un manifesto, l’idea che ci sia una squadra europea non e’ solo romantica, è anche e soprattutto moderna, ed è moderno il golf, lo sport e soprattutto il business che muove sostando migliaia di giocatori, professionisti e dilettanti, in giro per il mondo. Non sarebbe male se, finalmente, cominciassimo ad averne consapevolezza, non sarebbe male insomma se cominciassimo ad avere consapevolezza, adesso, che tra quattro anni avremo noi, sul green del Marco Simone Golf Club, proprietà della famiglia Biagiotti, quella festa di gente che sta andando in scena in questi giorni a Parigi. Anche perché i manifesti sono immagini evocative, quando non suggerimenti espliciti, e quello del golf, sport individuale, dice con la Ryder Cup che bisogna conoscere e riconoscere il gioco di squadra. Quello che ancora non riusciamo a mettere in campo a pochi giorni dalla partenza per Buenos Aires dove il Coni deve dichiarare definitivamente le intenzioni dell’Italia sui Giochi Olimpici Invernali del 2026. Era un bel manifesto di intenzioni la candidatura Paese, con Torino, Milano e Cortina, oppure con Cortina, Milano, e Torino, comunque con il capoluogo lombardo al centro, e non solo per geografia. A patto che, bisogna ripetere, si impari e si metta in pratica la lezione del golf: da soli si va veloci, insieme si arriva lontano.

Luca Corsolini – Symbola