I parchi come straordinari beni comuni e come strumento strategico per la tutela del paesaggio e delle identità territoriali e per la promozione dell’economia locale. È quanto emerge, numeri alla mano, dal convegno La ricchezza dei Parchi – Beni comuni e green economy che si è svolta oggi, a Pescasseroli (Aq), su iniziativa di Fondazione Symbo¬la, Regione Abruzzo, Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, Unioncamere, Federparchi e Camera di Commercio de L’Aquila.
Una giornata per celebrare i 90 anni dall’istituzione del Parco Nazionale d’Abruzzo, oggi anche Lazio e Molise, ma anche per riflettere sul percorso realizzato dal sistema nazionale dei parchi a venti anni più uno dall’approvazione della legge quadro di settore e a venti anni dal vertice della terra di Rio, e per parlare del futuro di questa istituzione, delle nuove sfide che li aspettano a partire dall’originalità dell’esperienza e della storia di quello che rimane il più famoso e conosciuto Parco nazionale italiano.
"È un evento ben riuscito che, in sostanza, conclude gli incontri organizzati per i 90 anni del Parco – commenta Giuseppe Rossi, Commissario Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise -. Hanno partecipato presidenti dei parchi, imprenditori e rappresentanti delle realtà economiche e sociali dei territori, raccontando le proprie esperienze e confrontandole con quelle vissute nelle altre aree protette. Tutto quello detto oggi naturalmente, sarà oggetto di approfondimento per lanciare in futuro, proposte e progetti. I parchi d’Italia hanno largamente dimostrato la loro utilità per la tutela della biodiversità e per lo sviluppo locale. Il loro valore etico ed economico sta nei fatti".
Parlando di valore economico, il valore aggiunto proveniente dalle imprese private che si genera nei 527 comuni dei 24 parchi nazionali italiani ammonta a 34,6 miliardi di euro (al 2011). Come testimonia lo studio L’economia reale del sistema delle aree naturali protette del Centro studio Unioncamere presentato durante la tavola rotonda.
“Il nostro sistema nazionale delle aree protette dimostra di essere non solo un inestimabile patrimonio naturale e territoriale, ma anche un fattore importante di promozione dello sviluppo locale – spiega Domenico Mauriello, Responsabile del Centro studio Unioncamere -. Non a caso dai nostri parchi nazionali arriva il 3,2% della ricchezza prodotta nell’intero Paese. Una ricchezza alla quale contribuisce in modo rilevante l’agricoltura, che fa delle aree protette la propria terra d’elezione dove generare il 6,5% del valore aggiunto nazionale del settore. Ma anche il turismo, che nei territorio ‘verdi’ produce il 5,9% dell’intero valore aggiunto del settore. Una ricchezza che si riflette anche sul benessere delle comunità locali e delle famiglie”.
“Ormai la società italiana ha riconosciuto alle nostre aree protette il valore di bene comune straordinario, sia per i servizi eco-sistemici che offrono, sia per i valori naturalistici e culturali che custodiscono, e viene altresì riconosciuto loro un ruolo strategico come volano per lo sviluppo in chiave green dei territori – commenta Fabio Renzi, Segretario generale di Symbola -. L’incontro di Pescasseroli vuole essere proprio l’occasione per un confronto su come aggiornare l’agenda dei parchi italiani a vent’anni dalla nascita del sistema nazionale delle aree naturali protette, in un contesto politico, istituzionale, sociale ed economico profondamente mutato. Su come ripensare e rilanciare in Italia una politica per i parchi capace di valorizzare il grande patrimonio di esperienze e di buone pratiche accumulato in questi anni e allo stesso tempo di immaginare nuove e più avanzati strumenti e soluzioni per affrontare le sfide future. Partendo da una ridefinizione della ‘missione’ dei parchi, un nuovo patto che metta al centro il valore della biodiversità, della sua conservazione capace di produrre buona economia nei territori e capace di mobilitare le migliori energie economiche, sociali e culturali dei territori”.
“Gli interventi hanno evidenziato una visione più moderna dei parchi, con una forte aggancio tra gestione, conservazione ed economia – dichiara Giampiero Sammuri, presidente di Federparchi -. Sono stati presentati molti dati interessanti sull’impatto che hanno i parchi sui territori e sull’economia dei territori, soprattutto dal punto di vista turistico, ma non solo. Dal mio punto di vista la cosa importante sarebbe riuscire a informare l’opinione pubblica e far si che i cittadini e i decisori politici siano a conoscenza di tutte queste cose, che noi conosciamo bene, ma che la maggioranza degli italiani conosce poco”.
L’economia reale del sistema delle aree naturali protette – I dati
Il Paese vanta ben 24 aree protette nazionali, che comprendono 527 comuni per una superficie di oltre 34 mila chilometri quadri, equivalenti all’estensione complessiva di Campania, Abruzzo e Molise. Un tesoro variegato e ‘biodiverso’, fatto di 302 comuni montani, 159 municipalità collinari e 66 litoranee, in cui risiedono circa 3 milioni di abitanti. In termini percentuali il 4,9% del totale della popolazione italiana: quanto Liguria e Abruzzo insieme.
La distribuzione territoriale delle aree naturali nazionali del Paese vede una prevalenza del Sud, dei 527 comuni delle aree parco, 386 appartengono al Mezzogiorno, a fronte dei 141 del Centro-Nord. Un dato che si riflette anche sulla distribuzione della popolazione delle aree protette nazionali: al Centro Nord vivono 775 mila abitanti, mentre al Sud ne risiedono circa 2 milioni 200 mila.
Popolazione. A livello di tendenza, tra il 2001 e il 2010, la popolazione delle aree parco nazionali è aumentata dell’1,6% contro il 6,4% nazionale. Una scarsa crescita imputabile alla modesta presenza di popolazione straniera. Se infatti l’incidenza della popolazione straniera sul totale della popolazione a livello nazionale è del 7,5%, nelle aree protette del Paese tale rapporto scende al 4,4%. Ma se la popolazione fatica a crescere quanto il resto il Paese, nei parchi nazionali è mediamente più giovane: 136 «over 64» ogni 100 «under 15» contro i 144 della media italiana.
Le unità locali. Sul fronte economico i parchi di rilevanza nazionale contano circa 332 mila unità locali, pari al 4,6% degli insediamenti produttivi del Paese. Si tratta di realtà dinamiche, cresciute del 12,7% contro l’11,9% nazionale nel decennio 2000/2011. Così come accadeva per la popolazione, anche la distribuzione di unità locali vede in vantaggio il Sud, con oltre 236 mila realtà, contro le oltre 95 mila del Centro Nord. Le realtà imprenditoriali presenti nei parchi nazionali dimostrano una forte vocazione per le attività agricole e commerciali e una tendenza all’espansione del tessuto produttivo più significativa rispetto alla media nazionale.
Turismo Alla ricchezza reale dei parchi nazionali da un contributo importante il settore del turismo. Basti pensare che nel 2010 i comuni delle aree nazionali protette hanno registrato un totale di presenze turistiche (pernottamenti) di oltre 22 milioni di unità, pari al 5,9% delle presenze turistiche italiane. Il sistema delle aree naturali protette dimostra così una maggiore capacità attrattiva turistica, con una densità di presenze turistiche di 7,4 contro le 6,2 del totale nazionale. I ‘campioni’ del turismo sono i parchi del Cilento (4,2 milioni di presenze), del Gargano (4,1 milioni), dello Stelvio (4,1 milioni), seguiti dal Parco dell’Arcipelago Toscano (a quota 3,1 milioni) e dal Parco delle Cinque Terre (0,7 milioni).
Rinnovabili
L’attenzione all’ambiente e al paesaggio si riflette anche sugli interventi in sostegno delle rinnovabili. E i risultati si vedono. I nostri parchi nazionali possono contare su oltre 16 mila impianti fotovoltaici, il 4% del totale nazionale, una rete di piccoli impianti che complessivamente producono 735 Gwh, generando una potenza procapite di 25 kwh. Una rete virtuosa in cui esercita un ruolo di primo piano il Mezzogiorno, con i parchi Asinara, Appennino Lucano e Alta Murgia, seguiti da a Majella e Gran Sasso.
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Ufficio stampa Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molis