Le quantità di rifiuti raccolte e avviate a riciclo

Anche nel 2016, secondo i dati di Eurostat, l’Italia è il paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti (urbani, industriali etc.). Con il 79% di rifiuti avviati a riciclo (in aumento rispetto agli anni precedenti) presenta una incidenza più che doppia rispetto alla media europea (solo il 38%) e ben superiore rispetto a tutti gli altri grandi paesi europei: la Francia è al 55%, il Regno Unito al 49%, la Germania al 43% (dato 2014).

La forte specializzazione italiana nel riciclo risulta ribadita anche considerando i rifiuti al netto del flusso dei principali rifiuti minerali (un valore più incerto e che penalizza i paesi con specializzazione mineraria). In questo caso, anche se la palma di paese con maggior tasso di riciclo ci viene strappata dalla Slovenia (86%) e dal Belgio (79%), l’Italia con il 70% di rifiuti trattati non minerari avviati a riciclo di materia è di gran lunga sopra la media europea (53%) e di tutti gli altri paesi europei, con gli altri grandi paesi (Germania, Francia, Spagna e Regno Unito) che si collocano tutti attorno al 50%.
In termini assoluti, la quantità riciclata netta (che include import-export di rifiuti e cascami) dell’Italia è pari a 58,2 milioni di tonnellate (in aumento sugli anni precedenti), di gran lunga superiore a quello degli altri grandi paesi europei (40 milioni in Francia, 34 milioni in Regno Unito) a parte la Germania. I flussi più rilevanti per l’Italia sono rappresentati dai cosiddetti riciclabili tradizionali (carta, plastica, vetro, metalli, legno, tessili) che sommano a 27,8 milioni di tonnellate e ai rifiuti misti avviati a selezione (circa 14 milioni di tonnellate) oltre ai rifiuti organici e verdi (6,6 milioni di tonnellate) e ai rifiuti chimici (1,8 milioni).
L’Italia – assieme alla Spagna – è anche uno dei pochi paesi nei quali le importazioni per riciclo sono superiori alle esportazioni. Il bilancio “export meno import” di rifiuti avviati a riciclo su scala europea vede una uscita di circa 28 milioni di tonnellate per il riciclo e il solo Regno Unito ha un export netto di 12,5 milioni di tonnellate (il 34% delle quantità avviate a ricicla), la Francia di 7,8 milioni di tonnellate (oltre il 20% delle quantità avviate a riciclo) e persino la Germania ha un export netto di 4,8 milioni di tonnellate. Al contrario l’Italia ha una importazione netta di 3,4 milioni di tonnellate (in crescita rispetto agli anni precedenti) di rifiuti avviati a riciclo nel nostro paese.

Anche nel settore dei rifiuti urbani – in primo luogo grazie alla raccolta della frazione organica e verde e alla valorizzazione dei rifiuti di imballaggio (gestiti principalmente dal sistema Conai-Consorzi di Filiera) e di frazioni similari – vi è stata una forte crescita del recupero di materia. A fronte di una produzione nel 2016 di 30.116.605 di tonnellate (di cui 222.762 sono stimate come “autocompostaggio domestico”) si registra una raccolta differenziata pari 15,8 milioni di tonnellate (4 milioni in più rispetto al 2012), pari a circa il 52% della produzione di rifiuti urbani .
Nel settore degli imballaggi – che include sia rifiuti urbani sia rifiuti speciali – grazie soprattutto alla gestione del sistema Conai – Consorzi di Filiera, il tasso di riciclo è ormai pari (2017) al 67,5% e le quantità avviate a riciclo continuano a crescere e sono passate dalle 7,8 milioni di tonnellate del 2014 alle 8,8 milioni di tonnellate del 2017. La maggior fonte di materia seconda da rifiuti di imballaggio è costituita dalla carta (3,9 milioni di tonnellate) e da legno e vetro (circa 1,8 milioni di tonnellate). Il più elevato tasso di riciclo (inteso come rapporto tra quantità avviata a riciclo e immesso al consumo) si riscontra per la carta (79,8%), per l’acciaio (75,3%) e per il vetro (72,8%).