Secondo il rapporto della Fondazione Symbola il sistema vale circa 96 miliardi, pari al 6,1% del Pil e impiega 1,55 milioni di persone
Antonio Marano, presidente di Rai pubblicità, ha fatto i conti in tasca a Sanremo e può vantarsi della cifra monstre di 37 milioni e 7oomila euro incassata. Certo Sanremo é sempre Sanremo, ma è il segno che il settore della musica non è decotto come si temeva. La Fondazione Symbola, con il suo rapporto sulla cultura, ha dimostrato che il mercato musicale globale è cresciuto del lo% nel 2018, in Italia del 2,6%: cifra che si deve soprattutto allo streaming, ma anche al settore dei concerti, organizzati preferibilmente in luoghi suggestivi come il teatro di Taormina o gli scavi di Pompei, e che segna un lusinghiero più 7%. La ricerca però dimostra che anche nel sistema culturale («core», cioé attività produttive che generano valore aggiunto e occupazione; e «creative diving», cioé attività che impregnano competenze per accrescere il valore dei propri prodotti) si conferma il divario tra Nord e Sud, a dimostrazione della relazione tra ricchezza complessiva e creatività dell’economie territoriali. In sintesi, la cultura incide sull’economia per il 37,6% nel Nord-Ovest, per il 20,6% nel Nord-Est, per il 26,1% nel Centro e quindi in Campania per il 4,7%, in Puglia per il 3%, in Basilicata per lo 0,4%, in Calabria per l’1%, in Sicilia per il 3,4%. Comunque cifre importanti, perché il sistema produttivo culturale in Italia vale circa 96 miliardi, pari al 6,1% del Pil e impiega 1,55 milioni di persone, il 6,1% del totale di occupati (in Campania è il 5,4% in Puglia il 3,9%, in Basilicata lo 0,5%, in Calabria l’1,4% e in Sicilia il 4,2%); la filiera, poi, cresce in valore aggiunto del 2,9%, con un più 1,5% degli occupati, grazie agli effetti moltiplicativi pari al 16,9% di valore aggiunto, il cui primo beneficiario è il turismo. Se si guarda alla distribuzione territoriale della ricchezza prodotta dalla cultura, tra le prime 20 province non ce n’è di meridionali, ma per spesa turistica attivata dalla cultura Napoli é all’11° posto, Lecce al 17°, Salerno al 20° e al 13 °, cioè prima di Lecce e Salerno, c’è Cosenza. Come mai? Symbola sottolinea che se si innova, se si ha un approccio scientifico le piccole realtà possono ben figurare, come succede a Macerata o ad Aosta. In quest’ottica è da segnalare l’ingegnosità della piccola Ceglie Messapica, dove con il progetto «Papagna experience» è stato creato il primo museo invisibile d’Italia. I visitatori, dotati di un kit contenente smartphone, visore, cuffia e libro, possono girare per il centro storico e scoprire così la storia e il patrimonio della cittadina salentina. Ma cos’è il «core» culturale? Si tratta della conservazione e valorizzazione del patrimonio storico e artistico; dell’attività di performing arts e arti visive; della produzione di beni e servizi culturali secondo logiche industriali (cinema, tv, radio, videogame, editoria, musica) e industria e creatività per servizi (comunicazione, architettura e design). In ognuno di questi segmenti ci sono eccellenze meridionali, come il Mann di Napoli, il cui sforzo per l’accessibilità é stato premiato dalla triplicazione dei visitatori in 3 anni; o come il museo archeologico di Taranto, che ha creato un videogame in collaborazione con Tuomuseo, la piattaforma che connette turisti e operatori museali. O, ancora, come l’I-dea, cioè l’Istituto demo- etnoantropologico che ha messo in rete gli archivi della Basilicata, disegnando una cartografia culturale di inestimabile valore. Infine, un’informazione utile: il Mibac ha messo a disposizione 24 milioni per strumenti didattico-creativi; mentre l’Unione europea ha portato il budget per la cultura a 1,850 miliardi: fondi importanti anche perché, osserva Paolo Verri, mente di Matera capitale europea della cultura 2019, «la produzione culturale per fortuna parte sempre più dal basso e serve soprattutto ai cittadini per affrontare la complessità del contemporaneo. Non a caso i materani ci hanno chiesto di continuare un lavoro impostato sulla co-creazione, ovvero sul dialogo strutturale e non posticcio tra artista e cittadini». Conclusione: «L’Italia continua a produrre una grande cultura scientifica, dall’Mp3 di Chiariglione senza il quale non esisterebbe Spotify, alla ricerca aerospaziale, ma di questo si sa poco, in primis nella politica e poi nella scuola, mentre ai giovani servirebbe lavorare sul contemporaneo per avere fiducia nel futuro».