Realizzato in collaborazione con Bruno Zambardino – responsabile affari Ue Istituto Luce Cinecittà /DG Cinema e Audiovisivo Mibact, e Giulia Elena Berni – analista dei media e delle tlc.
Questo contributo fa parte della rubrica #iosonocultura, parte del Decimo rapporto IO SONO CULTURA realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere e Regione Marche in collaborazione con l’Istituto per il Credito Sportivo.
Prima parte – La situazione pre-Covid-19, l’impatto sul settore e le prime misure di sostegno
Due immagini possono fotografare con efficacia lo tsunami che si è abbattuto sul settore cinematografico e audiovisivo a seguito della diffusione della pandemia da Covid-19: la prima è quella del Palais di Cannes che, dopo l’annuncio dello spostamento del Festival a data da destinarsi, durante l’emergenza sta ospitando i senza tetto. La seconda immagine che ci ha colpiti è quella di una insegna apparsa su un cinema americano, il cui gestore ha scritto una frase paradossale. “Cinema closed until real life doesn’t feel like a movie”. Si ha davvero la sensazione di essere immersi nello scenario di Contagion il film di Steven Soderberg che, non a caso nelle scorse settimane, è stato uno dei titoli più scaricati nelle piattaforme on line anche illegalmente.
La filiera ha già perso 5 miliardi di dollari, con effetti drammatici sul piano sociale ed occupazionale[1]. Circa 600.000 freelance di cinema e televisione avrebbero già perso il lavoro in Europa[2].
La crisi è arrivata improvvisa, in un momento felice per tutto il comparto a livello mondiale.
Nel 2019 il mercato mondiale dell’intrattenimento (cinema, home video e mobile) aveva superato per la prima volta i 100 miliardi di dollari (+8% sul 2018)[3]. Nell’Unione europea, i cinema avevano registrato i migliori risultati degli ultimi 15 anni con oltre 8,5 miliardi di euro al box office (erano 8 miliardi nel 2018). Dopo due anni di decrescita, l’Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo aveva stimato oltre un miliardo di presenze per il 2019, il miglior risultato dal 2004: 52,6 milioni in più (+5,5%) sul 2018.
In Italia la Legge Cinema e Audiovisivo, iniziava a sortire gli effetti sperati.
Nel triennio 2017-2019 sono stati stanziati in totale 1,399 miliardi di euro[4], tra incentivi fiscali, contributi selettivi ed automatici e sostegno alla promozione ed enti di settore. Il varo del Decreto-legge Cultura in agosto, con cui sono stati rivisti gli obblighi di investimento e programmazione con attenzione alle quote sulle opere di espressione originale italiana, e la manovra di fine anno, che ha rifinanziato il tax credit con 75 milioni di euro, sono l’ulteriore dimostrazione della forte vitalità del settore. Degno di nota anche la messa a regime del Piano Nazionale Cinema per la Scuola, promosso da MIUR e MiBACT con una dotazione annua di €12 milioni a favore di scuole ed enti che operano nell’ambito dell’educazione all’immagine. Il 2019 del cinema nostrano si era chiuso con l’inaugurazione a Roma, il 19 dicembre, del MIAC – Museo italiano dell’Audiovisivo e del Cinema. Il museo è finanziato dal MiBACT, realizzato da Istituto Luce-Cinecittà, in partnership con Rai Teche e Centro Sperimentale di Cinematografia e trova la sua naturale collocazione presso gli spazi di Cinecittà. In particolare, gli ex laboratori di sviluppo e stampa di Cinecittà, caduti in disuso con la digitalizzazione dell’industria cinematografica, ospitano il percorso museale che si sviluppa su circa 1200 mq, con 12 ambienti tematici principali, ognuno dei quali accoglie un’installazione immersiva che i visitatori possono vivere e rivivere in maniera differente ogni volta. In ottemperanza al DPCM dell’8 marzo, il MIAC ha temporaneamente sospeso le proprie attività. Purtroppo, medesima sorte è toccata a diverse iniziative nell’ambito di Fellini 100. Nel 2020, infatti, ricorre il centesimo anniversario dalla nascita del grande regista Federico Fellini e la sua memoria viene celebrata durante tutto l’anno, divulgando il genio e l’opera del cineasta con eventi in Italia e all’estero. Le iniziative sono partite a dicembre 2019 con una grande mostra nelle sale di Castel Sismondo, a Rimini, e culmineranno nell’apertura, a dicembre 2020, nel più grande progetto museale a lui interamente dedicato, nella stessa città natale del maestro.
Fino al 20 febbraio, e dunque prima dell’emergenza coronavirus, il botteghino italiano aveva mostrato un incremento del 25% rispetto ai primi mesi del 2019[5].
Il buon inizio del 2020 – complice il solito Zalone, in sala a Capodanno con Tolo Tolo – era stato la ciliegina sulla torta di un 2019 altrettanto positivo per l’Italia, che aveva fatto registrare la crescita percentuale maggiore in Europa in termini di presenze e aumenti di incassi e presenze (dell’ordine rispettivamente del 15,3% e 14,2%), portando il box office a 635 milioni di euro, grazie anche agli sforzi promozionali congiunti dell’intera industria che ha sostenuto iniziative come Moviement, e la conseguente apertura dei cinema e l’uscita di titoli di rilievo nei mesi estivi. L’estate 2019 aveva generato incassi per 138 milioni, una performance che non si registrava dal 2011 (+40% rispetto al 2018).
Tra i più recenti segni di vitalità del cinema italiano prima del lockdown è doveroso ricordare i riconoscimenti ottenuti all’ultima edizione del festival di Berlino: a Elio Germano è andato l’Orso d’argento come migliore attore per l’interpretazione del pittore Ligabue nel film di Giorgio Diritti Volevo Nascondermi; ai fratelli D’Innocenzo l’orso d’argento per la sceneggiatura per Favolacce.
La situazione è improvvisamente precipitata a febbraio: i 42,5 milioni di euro di ricavi e i 6,7 milioni di ingressi al cinema rappresentano riduzioni di oltre il 15% sul 2019 e oltre il 33% sul 2018[6]. L’ultimo weekend di apertura dei cinema ha fatto registrare al box office un incasso complessivo di 439mila euro, uno sconfortante -95,41% sul 2019. Con il lockdown oltre 4000 schermi hanno chiuso i battenti con la sospensione dal lavoro per oltre 6mila addetti diretti: solo in termini di box office, si sono persi finora circa 120 milioni di euro di incassi[7].
Dall’inizio dell’emergenza si contano almeno 100 film la cui distribuzione è bloccata, almeno quella fisica.
Il rischio è che alla riapertura dei cinema non ci sia spazio per tutti con un ingolfamento di titoli in autunno e che, al contrario, il 2021 non abbia un numero significativo di nuove uscite a causa dello stop produttivo. Questo ha aperto un dibattito, in Italia e all’estero, sulla possibilità di saltare la finestra dell’uscita in sala e distribuire le opere direttamente sulle piattaforme streaming. A tal proposito, è in corso un dialogo con il MiBACT per ottenere una deroga speciale – soprattutto per i film medi con minori potenzialità commerciali – alla normativa sulla definizione di opera a destinazione cinematografica che differenzia, quali opere possano avere accesso ai benefici come film e quali ai benefici più limitati destinati agli altri audiovisivi. Date le circostanze eccezionali i primi sarebbero garantiti anche bypassando la sala. Resterà la necessità per i produttori e distributori di prendere accordi con le varie piattaforme ed auspicabilmente immaginare un fondo di solidarietà a favore delle sale, il pezzo della filiera che sta subendo più degli altri gli effetti del lockdown.
Secondo alcune stime il 40% dei titoli minori italiani e internazionali bloccati potrebbe essere distribuito direttamente in televisione o sulle piattaforme digitali (Netflix, Chili, Timvision, Raiplay e così via).
Questa previsione si è in realtà già materializzata: Universal ha deciso di distribuire Trolls World Tour direttamente in PVOD (premium video on demand), assieme a tre titoli di recente uscita nei mercati mondiali (The hunt, The invisible man ed Emma). Una scelta premiata dal pubblico: il sequel di Trolls, rilasciato sulla piattaforma Hulu il 10 aprile, ad oggi ha infatti totalizzato ben 5 milioni di noleggi, sfiorando il tetto dei 100 milioni di dollari a livello domestico[8]. Il film avrebbe già generato più profitti del primo capitolo.
Disney, che ha il suo servizio di streaming, potrebbe distribuire i suoi nuovi film direttamente sulla sua nuova piattaforma, diventata la principale fonte di reddito con i parchi a tema e i cinema chiusi. Ciò ha scatenato un dibattito acceso, in Italia come all’estero, sulla possibilità di uscite direct to video saltando la sala facendo emergere grandi preoccupazioni da parte di chi tutela il mondo delle sale. AMC, maggiore catena cinematografica negli Usa, ha annunciato ad esempio, che non proietterà più film prodotti dalla Universal che sta valutando prossime uscite in contemporanea sala/online.
Nel frattempo anche l’Academy (MPPA) in via del tutto eccezionale ha deciso di ammettere agli Oscar 2021 anche quei film che sarebbe dovuti uscire al cinema ma che per causa del coronavirus sono stati rilasciati direttamente in streaming o nel mercato home video.
ANICA, per voce del suo Presidente Francesco Rutelli, ritiene che il modello di business e la finestra temporale tra cinema, TV e piattaforme cambierà, ma è necessario che ciò avvenga in modo costruttivo, e non unilaterale. ANICA è infatti in trattativa con Netflix (in procinto di entrare nell’Associazione confindustriale italiana) e altri servizi di streaming, così come con i rappresentanti delle società di distribuzione e il circuito delle sale del Paese, per cercare di trovare nuovi equilibri in futuro. Chili e Tim Vision hanno per esempio offerto agli esercenti un contributo degli introiti dei titoli che erano programmati in sala, magari da combinare a biglietti gratuiti all’acquisto on demand, da utilizzare alla riapertura delle sale.
C’è però un altro versante in controtendenza che sta beneficiando della situazione:
#iorestoacasa ha accresciuto la fame di intrattenimento al punto tale da spingere i consumi televisivi con incrementi tra febbraio e marzo del 20% rispetto ad un anno fa[9].
Otre 30 milioni di italiani sono stabilmente davanti alla tv in prima serata (si pensi al clamoroso successo della serie Doc – Nelle tue mani con Luca Argentero che ha toccato punte di 9 milioni di spettatori). Nel mese di marzo il consumo individuale di tv è cresciuto di un’ora e 13 minuti rispetto al mese precedente, con un aumento di 3,8 milioni di spettatori[10]. Un cambiamento di fruizione rispetto al quale sarà difficile tornare indietro. L’epidemia da questo punto di vista si sta trasformando in un potente fattore di accelerazione di trasformazioni già in atto e che determinerà nuovi assetti nel rapporto tra cultura audiovisiva e innovazione digitale. È stato notato il paradosso di questo periodo: la platea tv più vasta di sempre si trova a guardare l’offerta forse più scarsa di sempre con i broadcaster che presto esauriranno le scorte di prodotto inedito e dovranno attingere esclusivamente al magazzino.
Prevedibile anche l’impennata del Video on Demand – Vod (con impatti nefasti anche sul fronte della pirateria che nel 2018 ha creato danni per 600 milioni di euro all’industria[11]), tale da chiedere a livello UE ai servizi streaming di ridurre l’occupazione di banda – rinunciando quindi a offrire l’alta definizione, per evitare la saturazione delle reti. Le piattaforme streaming sono inoltre diventate rifugio e salvezza per molti film che non sono potuti uscire in sala, saltando la consueta finestra esclusiva a queste riservata. Molte di queste piattaforme, d’altro canto, pur potendo avvantaggiarsi di una potenziale maggiore disponibilità di tempo da parte dei fruitori confinati in casa, si trovano anche a dover cancellare le lavorazioni delle loro produzioni originali che per ragioni di sicurezza sanitaria non possono essere realizzate, e quindi a rischiare una carenza di nuovi contenuti nel prossimo futuro.
Nel frattempo, almeno 40 produzioni sono state sospese, tra film italiani e internazionali, serie televisive e pubblicità.
Lo stop per serie, documentari e programmi di intrattenimento ha prodotto sinora un danno quantificabile in 20 milioni ma, se la crisi dovesse perdurare, le perdite stimate salirebbero a 100 milioni al mese[12]. Il settore è paralizzato con rischi potenziali per il 70/80% delle produzioni seriali che avrebbero dovuto cominciare da marzo in poi. Chiuse le sale doppiaggio, anche la post-produzione procede con difficoltà. Il blocco delle attività sta provocando danni straordinari a imprese e lavoratori soprattutto quelli autonomi, stagionali e free lance. Stiamo parlando di un settore che vale il 4,5% del Pil nazionale, con un volume della produzione superiore ad 1 miliardo di euro l’anno (250 milioni dal cinema, 370 dalla serialità e più di 300 dall’intrattenimento, il resto da documentari e animazione), forte di 8.500 imprese e che prima dell’emergenza viaggiava in piena occupazione, impiegando oltre 170 mila persone direttamente ed indirettamente[13]. Tra le preoccupazioni legate ad una possibile ripartenza delle produzioni nei set e teatri di posa (si inizia a parlare di giugno per l’intrattenimento e luglio per la serialità) vi sono le coperture assicurative: secondo gli addetti ai lavori, senza uno sforzo da parte delle compagnie che rifiutano di coprire i rischi derivanti dal contagio, è impraticabile qualunque ripresa – seppur minima – delle attività, generando un cortocircuito anche con lo sblocco dei fondi pubblici. Intanto le Associazioni di categoria (Anica, Apa e Ape) hanno elaborato un Protocollo per la tutela dei lavoratori del settore cine-audiovisivo contenente una serie dettagliata di misure pratiche per tentare di mettere in sicurezza uffici di produzione e set: formazione del personale, misure igieniche, gestione degli ambienti e sanificazione degli spazi, esecuzione dei tamponi, catering, trasporto materiali, presidi sanitari per troupe, attori e personale.
A livello mondiale cresce il rischio di sovrapposizioni tra le riprese già previste in autunno e quelle rinviate di mesi per via del lockdown.
Molti progetti saranno probabilmente scartati. Soprattutto, migliaia di lavoratori – operatori, elettricisti, costumisti, scenografi, le tante maestranze che collaborano su un set – saranno lasciati a casa per mesi senza alcuna (o quasi) tutela, aggravando una situazione di precarietà spesso già esistente. Sony Pictures ha già annunciato alcuni rinvii al 2021 (Ghostbusters:Afterlife, Morbius, Peter Rabbit, Uncharted; l’unica uscita confermata nel 2020 è Fatherhood il 23 ottobre), mentre Disney ha rimandato l’uscita di Mulan in tutto il mondo e successi pluripremiati come Jojo Rabbit, 1917 e Piccole donne sono usciti dalla programmazione. Vittima illustre dell’emergenza epidemiologica COVID-19, l’attesissimo venticinquesimo capitolo della saga James Bond, No Time to Die diretto da Cary Fukunaga, la cui produzione per la prima volta ha toccato il sud Italia, con riprese, tra l’altro, a Matera e Gravina in Puglia. L’uscita del film, con Daniel Craig per l’ultima volta nei panni di 007, era prevista ad aprile ma è stata rimandata da MGM e Universal al prossimo novembre.
Lo stesso scenario si sta presentando in Italia: sono diverse le produzioni che hanno deciso di sospendere o rimandare le riprese sul territorio italiano, prime tra tutte quelle internazionali.
La rinuncia più clamorosa riguarda Mission Impossible, settimo capitolo della saga di Ethan Hunt interpretato da Tom Cruise, che ha annullato le riprese previste a Venezia e a Roma con grave danno sia per il comparto che per il mancato ritorno di immagine. Alla Paramount si sono aggiunti Netflix, che ha rinviato le riprese della serie Zero e annullato la produzione del film Notice con buona pace per i 50 milioni di investimenti previsti in Italia. Showtime, HBO, Amazon, Disney avevano in programma sopralluoghi per la produzione di serie tv, CBS era in procinto di girare a Firenze una serie sui ladri d’arte. Si stimano almeno quaranta set italiani chiusi sebbene, a causa delle diverse fasi della lavorazione non sia semplice dare numeri precisi. Secondo APA sono state bloccate 13 serie tra cui la mega produzione europea Leonardo, Suburra, Il Paradiso delle Signore, I Bastardi di Pizzofalcone, una dozzina di film, 19 tra docufilm e docufiction, 18 programmi di intrattenimento come Ballando con le stelle, Colorado.
E altrettanto accade alla distribuzione: per esempio, le commedie di Carlo Verdone, Si vive una volta sola, e di Massimiliano Bruno, Ritorno al crimine, torneranno nelle sale cinematografiche appena queste saranno riaperte.
In Italia non tutti i film hanno tuttavia deciso di seguire la stessa strategia.
Coraggiosamente, il rilascio di uno dei titoli italiani più attesi della stagione, Volevo Nascondermi di Giorgio Diritti, Orso d’argento a Elio Germano nei panni del pittore Ligabue, era previsto per il 27 febbraio, poi posticipato al 4 marzo. Il film è simbolo della situazione di profondo rosso in cui è improvvisamente precipitato il nostro cinema: uscito quando già gran parte delle sale, in particolare al nord, era chiusa e alle altre era fatto obbligo di mantenere la distanza di sicurezza tra gli spettatori, ha avuto una vita cinematografica di soli 4 giorni (prima della serrata delle sale). Le uscite dei blockbuster internazionali saranno invece riallineate in base alla nuova pianificazione negli Stati Uniti e nel resto del mondo[14].
Diverse le misure a sostegno del settore che provano a dare una prima risposta agli impatti dovuti all’emergenza sanitaria.
A livello europeo, la UE sta mostrando piena flessibilità per le scadenze del programma Europa Creativa, (aggiungendo nuove voci di costi eleggibili) e sta valutando con il Fondo Europeo degli Investimenti linee di accesso al credito semplificate. La Commissione si sta inoltre assicurando che le industrie creative possano beneficiare di qualsiasi sostegno intersettoriale orizzontale per attenuare le conseguenze economiche e occupazionali dell’epidemia. Il principale fondo di coproduzioni Eurimages sta applicando la clausola di “forza maggiore” nei contratti, vale a dire che l’ultima rata di pagamento può essere effettuata anche in assenza di un rilascio cinematografico, mentre le delibere del Board avvengono da remoto per non interrompere il processo decisionale e si procede al pagamento della prima rata del contributo anche se le riprese sono state interrotte per via dell’emergenza.
A livello nazionale, il decreto-legge 17 marzo 2020 ha istituito il Fondo emergenze spettacolo, cinema e audiovisivo, con una dotazione di 130 milioni di euro. Inoltre, ha previsto la sospensione dei versamenti delle ritenute, dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria per gli esercenti, oltre all’utilizzo di voucher di rimborso per l’acquisto di biglietti per proiezioni che non è stato possibile effettuare. In merito al fondo di emergenza, le principali associazioni di categoria (Anica, Apa, CNA, e APE) hanno chiesto che sia destinato a contenere i danni causati dalla sospensione forzata delle attività di produzione, distribuzione ed esercizio cinematografico, e in particolare, a rimborsare i costi non recuperabili sostenuti per attività inerenti progetti interrotti e sospesi.
La DG Cinema e Audiovisivo – alla cui guida è tornato Nicola Borrelli, rientro accolto con grande favore da parte degli operatori del settore – dopo aver sbloccato 63 milioni di tax credit evadendo 1.300 richieste risalenti al 2019, ha aperto con tempestività la prima finestra 2020 (anno in cui il plafond complessivo sarà superiore a 300 milioni di euro). La riforma del tax credit, che prevede regole più stringenti per i produttori per tenere sotto controllo la spesa, anche se pronta è stata saggiamente rimandata al prossimo anno. In una fase di contrazione dell’attività – secondo alcuni esperti – ci si deve anche porre il problema della effettiva monetizzazione del beneficio fiscale; per questo si auspicano misure che agevolino l’effettiva cessione del credito non utilizzabile affinché le imprese, soprattutto quelle più piccole, abbiano la possibilità di ottenere rapidamente “cassa” per sostenere le proprie attività in un momento così difficile.[15]
La DG Cinema e Audiovisivo è inoltre impegnata con il massimo sforzo per comunicare con celerità i risultati dei bandi pendenti del 2019, liquidare con procedure di rendicontazione semplificate i saldi pendenti cosi da andare incontro alle oggettive difficoltà degli operatori. Al contempo si sta lavorando ai bandi 2020 con un approccio improntato alla massima flessibilità, garantendo certezza nelle scadenze future.
Il Governo ha inoltre stabilito che il 10% dei compensi per copia privata incassati nel 2019 – un importo di 10-12 milioni di euro – normalmente destinati alla promozione della cultura, saranno eccezionalmente lasciati destinati ad autori, artisti interpreti ed esecutori e ai lavoratori autonomi che svolgono attività di riscossione dei diritti d’autore.
Anche la SIAE è scesa in campo con l’obiettivo di sostenere gli associati a fronte del blocco di tutte le attività di spettacolo e degli impatti economici che – sia nel 2020 che nel 2021 – ci saranno sugli incassi, sulle ripartizioni dei diritti e sul conto economico della Società. Mancati incassi di diritto d’autore che ad oggi, per il 2020, si stimano in 200 milioni di euro[16]. È stato creato un Fondo di sostegno straordinario a favore di tutti gli associati valido per il 2020 e il 2021 di 60 milioni di euro, finalizzato a supportare le ripartizioni nei prossimi due anni. Attivati altri due fondi: il primo di solidarietà (500 mila euro) per acquistare 2.500 pacchi alimentari distribuiti agli associati in condizioni di indigenza invalidità; il secondo, in favore degli agenti mandatari della Società (lavoratori autonomi a provvigione) per 4,1 milioni di euro. Netflix ha istituito un fondo di 100 milioni di dollari per supportare i lavoratori delle produzioni cinematografiche e televisive, maggiormente colpiti dall’emergenza Covid-19. Un milione di euro, gestito da Italian Film Commissions, sarà destinato, in Italia, ai registi e alle maestranze i cui contratti sono stati interrotti improvvisamente. Netflix – che sta aprendo una sede a Roma in Via Veneto, annunciando investimenti per 200 milioni di euro nei prossimi anni – ha definito questo atto a favore delle figure professionali più colpite, (come elettricisti, montatori, truccatori) come un doveroso riconoscimento e sostegno alla comunità creativa che ha permesso al colosso di raggiungere le sue dimensioni produttive. E proprio grazie al coronavirus il gigante dello streaming ha registrato un massiccio aumento dei suoi abbonati (oltre 180 milioni nel mondo), superando in Borsa la rivale Disney. Digital Tv Research ha stimato che Netflix avrà in Italia 7 milioni di abbonati entro il 2025, a partire dai 4,6 milioni del 2020, raddoppiati dal 2019.
Clicca qui per leggere la Seconda parte – Prove di resilienza e prospettive di rilancio
Approfondimento scritto in data 11.05.2020
[1] Fonte: Hollywood Reporter.
[2] Fonte: EPC – European Producers Club,
[3] Fonte: Motion Picture Association of America.
[4] Di cui assegnati 1,230 miliardi e già erogati 1,087 miliardi di euro.
[5] Fonte: Cinetel.
[6] Fonte: Cinetel.
[7] Fonte: Anica
[8] Fonte: Screenweek.
[9] Fonte: GFK
[10] Fonte: Il Sole 24 Ore, elaborazioni auditel a cura dello Studio Frasi.
[11] Fonte: FAPAV.
[12] Fonte: Associazione dei Produttori Audiovisivi APA.
[13] Fonte: ANICA e APA.
[14] Cfr. 8 ½ Rivista di Istituto Luce Cinecittà, n. 50 aprile 2020 (rubrica Scanner), in corso di pubblicazione.
[15] Intervista a Gian Marco Committeri, Eduesse, 1°aprile 2020
[16] Fonte: SIAE.