In occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente “è più importante – ha dichiarato Ermete Realacci – ascoltare papa Francesco che ha affermato “Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla” o l’invito all’unità del Paese del presidente Sergio Mattarella piuttosto che aspettare i vaticini delle agenzie di rating”. Se ne è parlato oggi nel talk online su new.symbola.net, “L’Italia che verrà”, con Maria Cristina Piovesana, vicepresidente di Confindustria nazionale con delega all’Ambiente, alla Cultura e alla Sostenibilità. Esistono le condizioni affinché con responsabilità e concretezza si imbocchi una strada nuova, perché “non c’è nulla di sbagliato in Italia che non possa essere corretto con quanto di giusto c’è in Italia”.
Per permettere una efficace partecipazione di privati e imprese allo sforzo comune più che mai è necessario indirizzare l’azione dello Stato verso una rapida e massiccia opera di semplificazione e sburocratizzazione, un pieno coinvolgimento del terzo settore e delle comunità senza lasciare indietro nessuno, senza lasciare solo nessuno. Già prima della crisi in corso oltre 432.000 imprese italiane dell’industria e dei servizi con dipendenti hanno investito nel periodo 2015-2018, come si legge nel rapporto GreenItaly della Fondazione Symbola e Unioncamere, in prodotti e tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2. Queste imprese sono quelle che innovano di più, esportano di più, producono più occupazione.Nel 2018 il numero dei green jobs in Italia ha superato la soglia dei 3 milioni.
Una recente ricerca dell’Università di Oxford e della School of Entreprise and Environment l’Italia, assieme a Cina, Germania, Stati Uniti e Regno Unito, è tra i paesi che potrebbero “vincere alla grande nella transizione globale verso un’economia green nei prossimi decenni”. L’Italia sarebbe addirittura prima come potenziale. E questa è la strada dell’Europa che condizionerà larga parte dei suoi finanziamenti alla decarbonizzazione e alla sostenibilità. Difendere l’ambiente e affrontare con coraggio la crisi climatica non è solo necessario ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro. Sono anche queste le ragioni che hanno spinto la Fondazione Symbola insieme al Sacro Convento di Assisi e ai promotori a dare vita al Manifesto di Assisi che ha raggiunto, ad oggi, più di 3400 adesioni (per leggere e sottoscrivere il Manifesto: new.symbola.net/manifesto)”.
Lo hanno dichiarato Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola e Maria Cristina Piovesana, vicepresidente di Confindustria nazionale con delega all’Ambiente, alla Cultura e alla Sostenibilità nel corso del talk on line su new.symbola.net.