Nel talk online “L’Italia che verrà” Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola e Catia Bastioli, Amministratore Delegato Novamont, hanno rilanciato il Manifesto di Assisi, di cui sono i promotori insieme a Enzo Fortunato, Francesco Starace, Vincenzo Boccia, Ettore Prandini, Mauro Gambetti. Occorre lavorare perché la necessaria ripresa punti su un’economia e una società più a misura d’uomo e per questo più resiliente e competitiva.
Da questo punto di vista, per ragionare sul futuro, sono importanti, più che le previsioni delle agenzie di rating, le parole di papa Francesco: “peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla richiudendoci in noi stessi”. L’incrocio di empatia e tecnologia può produrre futuro e dobbiamo utilizzare con intelligenza e strategia i fondi europei per il new green deal. Nella chimica verde siamo in tempo per mantenere il primato infatti la Cina e il Giappone stanno accelerando ma l’Italia ha costruito moltissimo potendo contare su un sistema integrato di Bioeconomia a partire da 275 realtà che lavorano nel settore delle bioplastiche in connessione con il settore del rifiuto organico e dell’agricoltura. L’investimento nelle infrastrutture della chimica verde ad oggi ammonta a circa 1 MDL€. In tema di innovazione tra i 12 Cluster nazionali direttamente riferibili alla bioeconomia sono ben tre. Poi con riferimento allo shopper, il primo prodotto in bioplastiche biodegradabili sviluppato da questa filiera sviluppato un po’ di anni fa in Italia il risultato è che da quando è partita la legge nel 2011 il volume dei sacchetti di plastica si è drasticamente ridotto passando da 210 mila tonnellate a 78 mila tonnellate nel 2019, il valore della filiera è però molto cresciuto, con i trasformatori che stanno investendo in nuove tecnologie e il rifiuto organico raccolto è passato da 2,6 milioni di tonnellate del 2007 ai 7 milioni di tonnellate del 2018 e la qualità è migliorata anche grazie al riuso dei sacchi biodegradabili. Tutto questo rappresenta una piattaforma da cui ripartire per accelerare il processo di trasformazione in molti altri settori.
Perché l’Italia è forte quando fa l’Italia, quando, cioè, unisce le sfide del futuro e dell’innovazione con la sua cultura antica fondata su quel tessuto di comunità locali, territori, storie e paesaggi che l’agricoltura ha segnato in modo unico, alla base della forza del brand Italia nel mondo è fortissimo, e lo è molto più di quanto pensiamo. Per far questo occorre un impegno congiunto di società, delle imprese e dei saperi per permettere e rafforzare la ripresa. La green economy è stata e sarà la migliore risposta alla crisi, una strada che guarda avanti e affronta le sfide del futuro incrociando la natura profonda della nostra economia: la spinta per la qualità e la bellezza, la coesione sociale, naturali alleate dell’uso efficiente di energia e materia, dell’innovazione, dell’high-tech come viene raccontato nei rapporti GreenItaly della Fondazione Symbola. Lo conferma una recente ricerca dell’Università di Oxford, l’Italia, assieme a Cina, Germania, Stati Uniti è tra i paesi più forti nella transizione globale verso un’economia verde, anzi potenzialmente il più forte. È nostro compito, di coloro che hanno promosso i valori del Manifesto di Assisi, cercare di costruire un mondo più sicuro, più a misura d’uomo, più civile e più gentile. Senza lasciare indietro nessuno, senza lasciare solo nessuno.