Sant’Antonio di Padova ha trascorso parte importante della sua vita in Italia, attraversando diversi luoghi oggi uniti dal Cammino di Sant’Antonio, che segue a ritroso le località segnate dal pellegrinare del frate portoghese.

Il tragitto – lungo 388 km – attraversa 3 regioni (Veneto, Emilia-Romagna, Toscana), 11 province e 84 comuni (24 dei quali piccoli).

Il Cammino di Sant’Antonio prevede 3 diversi incipit: Venezia, Bassano del Grappa e Camposampiero. Quest’ultima località è l’inizio di una via di pellegrinaggio denominata Ultimo Cammino e ripercorre le orme del Santo nei momenti finali della sua vita: dai Santuari Antoniani, passando per il Santuario dell’Arcella (dove il francescano espirò), fino ad arrivare a Padova, inizio effettivo del cammino.

Qui, superata la Porta Molino, dalla cui torre si racconta che Galileo Galilei vide i satelliti di Giove, si raggiunge la Basilica del Santo (una delle più grandi al mondo, conta oltre 6,5 milioni di accessi annui).

Edificata in suo onore, da quasi 8 secoli custodisce le spoglie di Sant’Antonio.

Si raggiunge poi Battaglia Terme, sul versante orientale del Parco Regionale dei Colli Euganei, paese nato intorno all’anno mille nei pressi di alcune grotte naturali dove sgorga acqua termale. I piccoli comuni Granze, Vescovana e Boara Pisani prima, Pontecchio Polesine, Bosaro, Guarda Veneta e Polesella dopo, attorniano Rovigo, cui Duomo ha vissuto rocamboleschi problemi costruttivi, soprattutto circa la facciata ancora incompiuta.

A Ferrara, secondo la tradizione, Sant’Antonio ha compiuto il miracolo dell’infante, salvando una donna accusata di adulterio, permettendo al figlio (nato pochi giorni prima) di parlare e difendere la madre.

Invece a Bologna, nel 1223, il Santo ha istituito il primo studentato teologico francescano (in linea con la sua convinzione che per difendere la fede bisogna avere solide basi dottrinali), ricevendo apprezzamenti dallo stesso San Francesco, che gli scrisse “mi piace che tu insegni teologia ai nostri fratelli”.

Si prosegue fino a Imola, per arrivare poi ai ruderi della porta di San Francesco, a Borgo Tossignano, e attraversare il Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola, iniziando il tratto più naturalistico del cammino.

Superato il piccolo comune di Modigliana, amato soprattutto per i suoi caratteristici ponti, si raggiunge l’Eremo di Montepaolo (a Dovadola), prima residenza italiana di Sant’Antonio. Nel comune di Portico e San Benedetto la montagna si fa più selvaggia e a quota 705 m s.l.m. si giunge alla Cascata dell’Acquacheta, nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi: Dante soggiornò qui, a San Benedetto in Alpe, e nel canto XVI dell’Inferno ha paragonato il suono fragoroso della cascata a quello del fiume Flegetonte.

Il viaggio tra flora e fauna dell’Appennino termina al Santuario francescano di La Verna, ultima tappa del Cammino di Sant’Antonio: si racconta che proprio qui San Francesco abbia ricevuto le stigmate.

 


Questo contributo fa parte della rubrica Cammini d’Italia, parte del rapporto Piccoli Comuni e Cammini d’Italia, realizzato da Fondazione Symbola e Fondazione IFEL.
Progetto grafico a cura di Bianco Tangerine.