Come indicato dal nome, Di qui passò Francesco è un cammino che segue le orme del Poverello di Assisi attraverso i luoghi simbolo del suo culto.
Il tragitto – lungo 379 km – parte da Chiusi della Verna, in Toscana, e arriva a Poggio Bustone, nel Lazio, dopo aver attraversato l’Umbria. L’intero percorso incontra 25 comuni, di cui 15 piccoli.
Si parte dal Santuario della Verna, che prende il nome dalla Dea Laverna, poiché sorge nei pressi di un precedente luogo di culto dedicato alla divinità romana protettrice dei ladri. Il santuario è immerso tra i boschi di faggio, quercia e abete del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, sede dei ritiri eremitici di San Francesco e San Romualdo.
Le foreste furono utilizzate per secoli come riserva di legname per i cantieri navali del Granducato di Toscana.
Dal santuario si fa tappa a Pieve Santo Stefano, conosciuta come la città del diario. Qui si trova infatti l’Archivio Diaristico Nazionale, istituito nel 1991 dal giornalista Saverio Tutino, che ospita una raccolta di migliaia di lettere, diari e testi autobiografici di cittadini italiani.
Il cammino prosegue quindi per Sansepolcro, città che rappresentava il confine orientale del Ducato di Firenze e per la sua valenza strategica venne dotata di torri e di un’imponente cinta muraria da Giuliano da Sangallo, architetto prediletto di Lorenzo il Magnifico. Qui è consigliata una visita al Museo Civico, in cui sono conservate diverse opere di Piero della Francesca, che proprio a Sansepolcro nacque agli inizi del XV secolo.
Varcato il confine con l’Umbria presso Citerna, tra i “borghi più belli d’Italia”, posto su un monte che domina l’Alta Valtiberina, si continua per Città di Castello, dove sono conservate, nella Pinacoteca Comunale, alcune opere di Luca Signorelli e di Raffaello, che qui soggiornò tra il 1499 e il 1504.
Raggiunta Pietralunga, dove San Francesco fu ospite nel 1224, presso il santuario della Madonna dei Rimedi, si prosegue per le campagne tra Gubbio e Valfabbrica, teatro di uno dei più noti episodi della vita del Patrono d’Italia.
Si racconta infatti che in questi luoghi viveva un lupo che terrorizzava la città. Francesco decise allora di incontrare il lupo, e quando lo vide gli rimproverò tutto il male fatto. Il lupo, anziché sbranarlo, si sottomise al Santo, che lo riportò con sé a Gubbio, dove la popolazione adottò l’animale.
Arrivati ad Assisi, dopo la visita alla Basilica (patrimonio UNESCO) che ospita la tomba di Francesco, si prosegue per Spello, celebre per le infiorate (enormi tappeti di fiori che decorano le vie del paese in occasione della festività del Corpus Domini) e si continua per Spoleto. Tra le architetture religiose e civili della città, meritano una visita la chiesa di San Salvatore (patrimonio UNESCO), edificata dai Longobardi sui resti di una più antica basilica paleocristiana del IV secolo, e la Rocca Albornoziana. Da qui si prosegue per la Romita di Cesi, eremo che sorge tra i boschi del Monte di Torre Maggiore, fondato da San Francesco nel 1213, e si varca il confine con il Lazio presso Greccio e Contigliano, dove si trova l’Abbazia cistercense di San Pastore. Dopo secoli di incuria, l’edificio del XIII secolo è stato parzialmente restaurato a partire dagli anni ’80. Entrati nella piana di Rieti, originata dalla bonifica del Lago Velino in epoca romana, si raggiunge infine il Santuario francescano di Poggio Bustone, nell’omonimo paese.
Questo contributo fa parte della rubrica Cammini d’Italia, parte del rapporto Piccoli Comuni e Cammini d’Italia, realizzato da Fondazione Symbola e Fondazione IFEL.
Progetto grafico a cura di Bianco Tangerine.