Italiani e Solitudine: nuove tecnologie, ma anche lettura e impegno civico sono gli antidoti più diffusi.

Il lockdown aumenta l’attenzione degli italiani nei confronti della comunità: continueremo così evitando di “rinchiuderci in noi stessi”?

Qual è la percezione degli italiani riguardo il tema della solitudine? Quanto è diffusa? Qual è stato l’impatto del lockdown su questo tema e come hanno reagito gli italiani? Sono alcuni dei quesiti ai quali ha cercato di rispondere la ricerca promossa da Comieco, Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica, in collaborazione con Fondazione Symbola e realizzata da Ipsos presentata durante l’evento di apertura della XVIII edizione del Seminario Estivo della Fondazione Symbola, quest’anno incentrato sul messaggio e sulla visione del Manifesto di Assisi, nella sessione intitolata “Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla richiudendoci in noi stessi (Papa Francesco)”.

Dalla ricerca, realizzata in due tranche a febbraio e a maggio, emerge come la solitudine si conferma un problema diffuso nel paese. “Nonostante si tratti di un fenomeno abbastanza trasversale, esistono delle condizioni che vengono percepite come di maggiore fragilità: l’età avanzata (62%) e la mancanza di lavoro (64%) sono infatti considerate dagli italiani i due più importanti fattori di rischio legati alla solitudine.” Spiega Carlo Montalbetti, Direttore Generale di Comieco. “Contrariamente a quanto si può pensare invece, su di essa il lockdown ha avuto un impatto meno dirompente del previsto. Rispetto a prima dell’emergenza Covid sale di 5 punti percentuali (dal 78% all’ 83%) la quota di coloro che ritengono la solitudine un problema molto o abbastanza grave, e di 4 (dal 44% al 48%) quella di chi dichiara di sentirsi solo almeno sporadicamente.”

“Da soli non si può. Fortunatamente l’Europa si è rimessa in movimento e ha impegnato ingenti risorse per affrontare la crisi prodotta dalla pandemia, indicando con chiarezza i terreni dell’impegno per far ripartire l’economia: sanità-coesione, green economy, digitale. È quello che serve all’Italia”. Ha dichiarato Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola.  “Gli elementi immateriali, i valori, non sono meno importanti di quelli materiali per puntare insieme, come affermiamo nel Manifesto di Assisi, su un’economia a misura d’uomo, che non lascia indietro nessuno, che non lascia solo nessuno. La solitudine, non per scelta ma per condizione sociale, è un nemico insidioso perché mina la coesione delle comunità, essenziale per la resilienza. Senza coesione e qualità dei rapporti umani non si costruisce un’economia orientata alla sostenibilità”.

Durante il lockdown gli italiani, dopo un iniziale disorientamento, hanno messo in campo alcune soluzioni, atte a mitigarne gli effetti, che hanno dimostrato un certo livello di efficacia. Dalla ricerca emerge  come, paradossalmente, l’isolamento ci abbia connesso di più con gli affetti più stretti: solo 2 italiani su 10 hanno infatti percepito una diminuzione dei contatti con i parenti e amici mentre per ben 4 su 10 questi contatti si sono addirittura intensificati rispetto a prima, grazie all’uso di nuovi strumenti di connessione tramite la rete; l’88% degli intervistati ritiene che le tecnologie digitali siano state utili a ridurre il senso di solitudine durante il periodo di lontananza forzata.

Se da un lato, quindi, le nuove tecnologie contribuiscono a far mantenere agli italiani i contatti sociali, dall’altra parte un ruolo rilevante nel combattere la sensazione di solitudine lo svolge anche un’attività molto più “analogica“ come la lettura: libri e quotidiani in formato cartaceo sono tra gli strumenti più frequentemente utilizzati per combattere i momenti di solitudine (con il 16% degli italiani che li preferisce anche a Social Network e telefonate agli amici).

Con la fine del lockdown e il ritorno, lento ma graduale, verso la vita di tutti i giorni, 2 italiani su 3 identificano infine nel volontariato una buona strategia per combattere la solitudine e contemporaneamente dedicarsi a fare qualcosa di utile per la collettività. Due i temi più sentiti: la tutela dei soggetti più fragili e la difesa dell’ambiente. Tale concetto di civismo si mantiene in linea con i risultati emersi anche dalla ricerca sul Senso Civico, che, in pieno lockdown, ha fotografato una maggiore attenzione verso i temi ambientali e la raccolta differenziata, quest’ultima fatta anche con maggiore attenzione da parte del 30% degli italiani.

L’auspicio, ovviamente, è che tali gesti solidali e di attenzione nei confronti dell’ambiente continuino ad essere perseguiti anche dopo che l’emergenza Covid-19 sarà terminata, e che gli italiani continuino a mostrarsi aperti verso la collettività invece che richiudersi in loro stessi.