Secondo Domenico Sturabotti, direttore della Fondazione Symbola, in tema di circular economy l’Italia vanta una posizione di indiscussa leadership europea. Con ottime conseguenze per il mondo dell’arredo.

 

La sostenibilità fa bene al business”. Non ha dubbi Domenico Sturabotti, architetto, paesaggista, direttore della Fondazione Symbola ed esperto di industria e green economy. Anche perché la sua affermazione è supportata dai dati del decimo rapporto GreenItaly di Fondazione Symbola, che rileva la crescita costante dell’attenzione per l’ambiente del sistema economico italiano e come questa scelta si traduca in una maggiore produttività e competitività. Un fenomeno che riguarda tutta l’industria manifatturiera italiana e delinea nuove prospettive anche per il comparto dell’arredo, dove il fattore creatività può sicuramente giocare a favore di un deciso cambio di rotta culturale e portare vantaggi tangibili sia a lungo che a medio termine.

 

Oggi è possibile dare una definizione scientifica’ e univoca al concetto di sostenibilità?

Si tratta di un concetto che ha registrato una decisa evoluzione negli ultimi anni. C’è stata una prima fase in cui la tutela dell’ambiente rappresentava un dovere, un tema di moda o una strategia di marketing. Adesso ci troviamo nella fase successiva in cui la sostenibilità ha assunto un significato più ampio legato a tematiche sociali ed economiche, non solo ecologiche. Questo perché si è potuto constatare che includere la sostenibilità nelle strategie di crescita consente alle imprese di guadagnare un vantaggio competitivo. Il business sviluppato in un’ottica green viene considerato dai mercati internazionali più affidabile, perché viene associato a una visione strategica in grado di produrre valore a lungo e medio termine. La sostenibilità ambientale, infatti, si traduce oggi in un’efficienza maggiore dei cicli produttivi: se un’azienda realizza un prodotto utilizzando meno materia, meno energia e meno acqua, inevitabilmente ottiene una maggiore efficienza e quindi minori costi. Inoltre la gestione del ciclo di vita dei materiali permette di avere un controllo più sistemico sul proprio business rendendolo più resiliente.

Secondo il rapporto GreenItaly dell’anno passato, sono oltre 432 mila le imprese italiane (oltre 200 mila quelle del manifatturiero) che hanno investito negli ultimi 5 anni in prodotti e tecnologie green, con il risultato di ottenere migliori performance sui mercati esteri: il 51% delle eco-investitrici ha segnalato un aumento dell’export nel periodo, contro il 38% delle altre. E innova di più: il 79% delle imprese green ha sviluppato innovazioni, contro il 61% delle non investitrici. Sospinti da export e innovazione, ne beneficiano il fatturato (aumento atteso dal 26% delle imprese green contro il 18% delle altre, 2019) e l’occupazione (19% contro 8%).

 

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