L’industria italiana ha il concetto di circolarità nel suo DNA. I primati in ambito di sostenibilità in diversi settori di punta del made in Italy trovano le radici nella storica carenza di materie prime dell’Italia – per cui abbiamo applicato l’ingegno e il saper fare italiano per risolvere problemi antichi in modi innovativi – e, appunto, nella vocazione dei nostri imprenditori ad innovare.

La propensione alla sostenibilità si è mostrata un grosso vantaggio strategico, da una parte perché ci rende più autonomi dall’importazione di materie, dall’altra perché ci rende più competitivi.

Secondo l’ultimo rapporto GreenItaly, le oltre 400 mila le imprese italiane (oltre 200 mila manifatturiere) che hanno investito negli ultimi 5 anni in prodotti e tecnologie green hanno ottenuto migliori performance in termini di export e di innovazione.  Sui mercati esteri il 51% delle eco-investitrici ha segnalato un aumento dell’export nel periodo, contro il 38% delle altre. E in termini di innovazione il 79% delle imprese green ha sviluppato innovazioni, contro il 61% delle non investitrici.

In termini di fatturato investire in sostenibilità ambientale si traduce in un aumento atteso dal 26% delle imprese green contro il 18% delle altre (fonte: GreenItaly 2019). In termini di occupazione un aumento per il 19% contro l’8%.

 

I numeri dell’economia circolare in Italia
Nell’Italia in 10 selfie 2020 abbiamo segnalato come il nostro Paese vanti una posizione di assoluta leadership in Europa: negli ultimi dieci anni è riuscita più di altri a ridurre, a parità di prodotto, la quantità di materia impiegata nei cicli produttivi (-42% contro una media UE del -28%). Inoltre  l’Italia, ci dice Eurostat, è in assoluto il Paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti. Nella ricerca GreenItaly 2020, in presentazione il 29 ottobre con il commissario europeo Paolo Gentiloni e il ministro Vincenzo Amendola, saranno disponibili i dati aggiornati.

Per alcuni settori produttivi vantiamo dei primati importanti: nel legno-arredo, per esempio, il 93% dei pannelli truciolari prodotti è fatto con legno riciclato.

 

Nel settore della carta siamo riusciti a riciclarla e reimmetterla nei cicli produttivi, ma anche a esportarla come materia prima seconda.

Per dare qualche numero che sarà presente anche nel rapporto Green Italy 2020 – in presentazione il 29 ottobre 2020  -, in Italia la percentuale di riciclo sull’immesso è dell’80,8 % per la carta che, insieme all’acciaio con l’82,2 %, è uno dei materiali più riciclati, seguiti da vetro (77,3%), alluminio (70%), seguiti da lengo (63,1%)  e plastica (45,5%) (dati Conai).

Anche in altri settori, come quello degli pneumatici fuori uso, si è riusciti ad adottare una visione sistemica, con una efficiente raccolta dei PFU, poi trattati e trasformati per tornare a una nuova vita negli asfalti gommati, nei campi di calcio piuttosto che in pannelli fonoassorbenti o altro. Da segnalare il lavoro di Ecopneus, Consorzio di recupero di PFU, che, in Campania, grazie al Protocollo per la Terra dei Fuochi, dal 2013 ad oggi ha recuperato tra provincia di Napoli e Caserta 22.000 tonnellate di PFU abbandonati, oltre la raccolta ordinaria, liberandole dai rifiuti e contrastando concretamente  il fenomeno dei roghi. I cittadini hanno visto poi trasformare i pneumatici abbandonati illegalmente, in campi da calcio, come quello realizzato a Scampia.
Un settore in cui ora si inserisce positivamente il nuovo Decreto End of Waste per la gomma vulcanizzata dei Pneumatici Fuori Uso.

I consorzi di recupero e riciclo come Comieco e Conai, per citarne solo alcuni, lavorano in questa direzione da almeno 30 anni a questa parte svolgendo un ruolo cruciale  per la promozione di una cultura della circolarità nella società e nella politica. L’approvazione dei decreti End of Waste per le filiere – ultimo in ordine temporale quello sulla filiera della carta sostenuto da Comieco – sono fondamentali per l’economia circolare del Paese e sono in linea anche con la strategia europea di ripresa delineata dalla Commissione Europea che ha annunciato di destinare al settore il 37% dei fondi del Recovery Fund messi a disposizione con il programma Next Generation Eu.

Saremo capaci di giocare la nostra partita per il raggiungimento degli obiettivi del New Green Deal se continueremo dunque ad investire in sostenibilità ambientale come il nostro Paese ha già dimostrato di saper fare.