L’edizione 2020 del Rapporto GreenItaly, che dipinge il ritratto dell’economia sostenibile, raccoglie più di 300 pagine di concetti e di numeri. I numeri: sono oltre 432mila le imprese italiane dell’industria e dei servizi che hanno investito negli ultimi 5 anni (2015-2019) in prodotti e tecnologie green. In pratica quasi una su tre: il 31,2% dell’intera imprenditoria extra-agricola. Anche quest’anno il rapporto GreenItaly conferma coni dati economici: le imprese che si impegnano nella green economy sono più salde nei momenti di crisi, esportano meglio, innovano di più, hanno i bilanci più sorridenti. La batosta dell’epidemia ha colpito tutte le imprese ma il rapporto GreenItaly dimostra che le imprese verdi, quelle che fanno leva sulla sfida ambientale, sono più resistenti anche al dramma virale. Anzi: per usare un lemma ora di moda, le imprese verdi sono più resilienti. Ma dalla presentazione del rapporto è emerso anche un altro grande tema: la transizione verde e il recovery fund sono momenti di snodo del sistema economico italiano. Può avere quel ruolo che 73 anni fa ebbe l’Erp, l’European Recovery Program del Piano Marshall.

Il rapporto Greenitaly viene realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere. Eccolo riassunto. Gli investimenti in ambiente sono in crescita rispetto al quinquennio precedente, quando le imprese impegnate erano state 345 mila (il 24% del totale). Nel manifatturiero sono più di una su tre (35,8%). Il 2019 ha fatto registrare un picco con quasi 3oomila aziende che hanno investito in modo diretto sulla sostenibilità e l’efficienza. Dove investono? Nell’ordine, per entità: efficienza energetica, fonti rinnovabili, meno acqua e meno rifiuti, riduzione delle sostanze inquinanti, utilizzo delle materie seconde. Il vantaggio competitivo delle imprese eco-investitrici si conferma in termini occupazionali (assume il 9% delle green contro 7% delle altre) e di export (aumenta per il 16% contro il 12%). Questo anche perché le aziende eco-investitrici innovano di più (73% contro 46%).