La pandemia ha accelerato in modo formidabile molti processi, tra cui la riconversione dell’intero sistema produttivo verso una concreta sostenibilità ambientale. Lo sa bene Maria Cristina Piovesana, imprenditrice del mobile-arredo e vicepresidente nazionale di Confindustria, con delega, per l’appunto, ad ambiente e sostenibilità. «Nel rapporto Greenitaly 2019 di Symbola/Unioncamere ricorda il Veneto, con 42.963 imprese green, era al secondo posto in Italia, con ben 5 nostre province nelle prime 20 e 45.990 nuovi “green jobs”. Non partiamo da zero, così come tutta l’industria italiana. La sostenibilità diventa ora parte essenziale di ogni politica industriale. Ce lo chiede anche il Next Generation EU, sul quale si misurerà la nostra credibilità come Paese».
Nella nostra regione è particolarmente sentito il problema dell’eccessivo consumo del suolo per costruire aree industriali e commerciali: vogliamo partire dalle migliaia di capannoni esistenti da recuperare?
«La diffusione di abitazioni e stabilimenti ha accompagnato il decollo di una regione prima depressa e con forte emigrazione. Assindustria ha prodotto, più di vent’anni fa, la prima mappa delle aree produttive e, da ultimo, “Capannoni OnOff”, per censire gli edifici, utilizzati o meno. Uno strumento di programmazione del territorio, incentivando riqualificazione e rigenerazione, come l’abbattimento degli edifici non più idonei. Una best practice che porterò in Confindustria».
Maggiore sostenibilità significa anche incidere nella produzione e gestione dei rifiuti industriali: qual è la situazione attuale?
«In Veneto e in tutta Italia c’è una distonia marcata tra il sostegno apparente all’economia circolare e scelte che, di fatto, ne contrastano la messa in pratica, tra mancanza di impianti per i rifiuti speciali non pericolosi e regole che paralizzano la rigenerazione, favorendo gli abusi. Penso all’impianto di Contarina a Spresiano che rigenera i pannolini, unico al mondo e rimasto fermo mesi per mancanza di un’autorizzazione. Così succede in ogni filiera, si incrociano veti nazionali, burocrazia, localismi e assenza di visione. Confindustria lo denuncia da tempo e questo sarà al centro della mia delega all’Ambiente».