L’Italia è il primo paese in Europa per il riciclo di rifiuti (pro-capite). Secondo l’Eurostat infatti recuperiamo il 79% degli scarti prodotti, industriali e urbani, il doppio rispetto alla media europea (39%), seguiti ad una certa distanza da Francia (56%), Regno Unito (50%) e Germania (43%) (dati GreenItaly 2020).

Come ha spiegato il presidente Ermete Realacci in una intervista recente a RepubblicaIl nostro Paese ha una situazione a macchia di leopardo sul riciclo urbano, con punte di assoluta eccellenza, come Milano, che insieme a Vienna è ai vertici europei della raccolta differenziata, e punte molto più basse al Sud. Ma il risultato veramente importante in termini di risparmio di CO2 e riutilizzo dei rifiuti l’ha ottenuto negli anni il ciclo produttivo industriale”.

Il motivo del primato si deve principalmente ad un sistema efficiente e organizzato che ha risolto il problema ambientale collettivo, garantendo l’avvio a riciclo o a recupero energetico dei rifiuti di imballaggio su tutto il territorio nazionale. Un sistema senza fini di lucro che si chiama CONAI e che, in oltre venti anni dalla sua costituzione con il Decreto Ronchi, “ha investito 6 miliardi di euro per la raccolta differenziata con i Comuni e ANCI, e ha raggiunto il risultato di recupero di 7 imballaggi su dieci, ridando loro nuova vita o una rivalutazione dal punto di vista energetico” come ha affermato il suo presidente Luca Ruini durante la presentazione della ricerca GreenItaly 2020.

Il sistema CONAI, che anche quest’anno è annoverata tra le oltre 200 best practice di green economy in Italia nella ricerca di Symbola e Unioncamere, “ha già superato gli obiettivi di riciclo che l’Europa chiede entro il 2025. Anche i risultati per i sei materiali di imballaggio che CONAI gestisce sono molto positivi: nel dettaglio, lo scorso anno l’Italia ha riciclato 399mila tonnellate di acciaio, 51mila di alluminio, 3 milioni e 989mila di carta, 1 milione e 997mila di legno, 1 milione e 54mila di plastica e 2 milioni e 69mila di vetro”.

Lo scorso anno, del resto, i quantitativi di rifiuti di imballaggio conferiti al Consorzio dai Comuni italiani sono cresciuti del 14,3%. Una crescita trainata dallo sprint delle macro-aree geografiche del Centro e del Sud, quelle che hanno ancora ampi margini di miglioramento e che hanno messo a segno rispettivamente un +16,4% e un +16% di raccolta in convenzione.

Solo nel 2019 il nostro Paese ha riciclato il 70% dei materiali di imballaggio immessi al consumo, superando di gran lunga gli obiettivi minimi di riciclo vigenti (55%). Se al riciclo sommiamo il recupero, ossia lo sfruttamento dei materiali di imballaggio come fonte energetica, siamo oltre l’80% del totale dei rifiuti di imballaggio complessivamente recuperati. L’attività di CONAI e Consorzi di Filiera contribuisce per circa la metà a questi risultati nazionali. La restante parte la fa il mercato, con fluttuazioni annuali che dipendono dalla convenienza economica o meno delle attività di riciclo e recupero.

Un trend che si conferma positivo anche in un anno difficile come il 2020 per la pandemia Covid-19. Il primo quadrimestre ha visto i conferimenti al sistema CONAI aumentare praticamente per tutti i materiali di imballaggio, soprattutto acciaio e carta, ma anche vetro e plastica. I risultati complessivi di tutto il semestre, da gennaio a giugno, sembrano confermare la crescita soprattutto per carta, acciaio e vetro.

Il segreto del sistema CONAI?
Una struttura solida che in Europa si impone come una delle più efficienti e meno costose: i suoi costi rappresentano l’1% dei ricavi. Grazie al contributo delle 800mila aziende consorziate che si fanno carico del corretto fine vita degli imballaggi da loro prodotti e utilizzati, il sistema è capace di essere sussidiario al mercato, potendo intervenire e garantire il ritiro dei rifiuti di imballaggio differenziati in tutta Italia, anche quando il mercato stesso non ha interesse a farlo. 

L’impatto indiretto del riciclo sull’ambiente
Il lavoro del Consorzio non contribuisce solo a percentuali di riciclo tra le più alte in Europa: ha anche ricadute in termini occupazionali e benefici ambientali indiretti.

Secondo uno studio condotto da Ambiente Italia nel 2018, l’economia circolare dà già lavoro a più di 575mila persone. E il Report di sostenibilità CONAI 2019 spiega come nel 2018, grazie al lavoro del sistema consortile, sia stata evitata la produzione di quasi 4 milioni di tonnellate di CO2. 

Come spieghiamo in GreenItaly “il riciclo è uno strumento fondamentale per la riduzione delle emissioni, in particolare delle emissioni climalteranti, oltre che per la riduzione della quantità di materia prelevata dall’ambiente. Sia pure con importanza variabile – e con qualche limitata eccezione su alcuni parametri – il riciclo comporta una riduzione dell’insieme dei consumi energetici, dei consumi idrici, delle emissioni atmosferiche e delle emissioni idriche. Il riciclo rappresenta – come ormai una inequivoca e costante letteratura conferma – la forma ambientalmente più vantaggiosa (a parte la prevenzione) di gestione dei rifiuti”.

Cosa significa concretamente? Grazie al contributo di CONAI e del sistema del riciclo in Italia si è attivato un ciclo virtuoso che comporta un risparmio potenziale di 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, e 63 milioni di tonnellate di CO2: in pratica, il 14,8% delle emissioni nocive per il clima (dati GreenItaly 2020).