C’è l’Università La Sapienza di Roma, che nel 1919 fondò la prima Facoltà di Architettura al mondo ad avere un insegnamento accademico di restauro dei monumenti mettendo insieme discipline legate all’ingegneria, alle belle arti e agli studi umanistici. C’è l’Enea, leader nei sistemi laser «Lidar» che permettono diagnosi su grandi opere senza l’utilizzo di impalcature, riducendo l’invasività degli interventi. E ci sono l’Opificio delle pietre dure di Firenze, fondato nel 1588, e la Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, nata nel 1387, per andare alle origini.

A questa filiera della conservazione tutta made in Italy, Fondazione Symbola assieme all’azienda Fassa Bortolo ha dedicato il rapporto «1oo italian architectural conservation stories». Cento esperienze scelte all’interno delle competenze teoriche, tecnologiche e manifatturiere che raccontano storie di imprese, università, centri di ricerca e associazioni eccellenti dal punto di vista del recupero e del restauro architettonico del patrimonio storico e artistico italiano. Simbolo dell’eccellenza della filiera è il riconoscimento europeo «European Heritage Award», che quest’anno ha premiato anche un’esperienza italiana, l’intervento sulla Basilica di Santa Maria di Collemaggio distrutta durante il terremoto de L’Aquila. Un cantiere coordinato dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio dell’Aquila con la collaborazione di molte università (Politecnico di Milano, La Sapienza di Roma e l’Università de L’Aquila) insieme a geologi e ingegneri dell’Eni, che ha sostenuto i costi del restauro. Altro esempio di eccellenza è il protocollo italiano, il primo al mondo, che certifica la sostenibilità nel recupero dell’edilizia storica.

La qualità
«Con questo rapporto – spiega il presidente di Fondazione Symbola Ermete Realacci – abbiamo verificato quella che era un’intuizione: se guardiamo l’Italia con occhio meno distratto, troviamo storie incredibili. Spesso si conoscono i beni restaurati e recuperati, meno gli artefici e protagonisti». Una «spinta» alla crescita della qualità nella conservazione l’ha data anche la crisi economica del 2007. «Fino al 2007-2008 sostiene Paolo Fassa, presidente di Fassa Bortolo il mondo dell’edilizia era orientato alle nuove costruzioni, ma la crisi ha riportato in primo piano le ristrutturazioni e la conservazione del patrimonio edilizio storico e architettonico. Questa mutazione ha avuto effetti su tutto il settore, dallo sviluppo di materiali e tecnologie innovative per la messa in sicurezza alla crescita di competenze tra gli operatori». Il patrimonio da conservare è enorme. L’Italia ha il record mondiale di siti Unesco (55), oltre quattromila musei, seimila aree archeologiche, 85mila chiese soggette a tutela e 4omila dimore storiche.