Strumento fondamentale perla competitività delle aziende, il design è destinato a giocare un ruolo strategico in questa difficile fase di convivenza conia pandemia e ancor di più in quella di uscita dall’emergenza, per immaginare nuovi modelli produttivi, distributivi e di comunicazione. Perché questo fa il design, inteso nella sua accezione più ampia, come capacità di progetto: affronta una situazione o un problema con una visione di insieme, in un ottica dilungo periodo e con un approccio “orizzontale” (che mette in connessione tutti gli elementi di una determinata struttura o fenomeno) anziché “verticale” (ciascuno conosce e fa soltanto il proprio lavoro), fornendo così una risposta di sistema che, dati alla mano, si è dimostrata negli ultimi anni un elemento di competitività per le aziende italiane.
Dati che sono messi in evidenza nell’edizione 2020 del report «Design Economy», in cui la Fondazione Symbola in collaborazione con POLLdesign e Deloitte e con il supporto di Adi (Associazione industriale italiana), Cuid e Comieco tratteggia le caratteristiche di un universo imprenditoriale e creativo che proprio in Italia ha una delle sue massime espressioni. Parliamo di studi di design e progettazione, che forniscono il proprio lavoro a tutti i settori industriali italiani, dall’arredameno alla moda, dall’automotive alla nautica, dal packaging alla comunicazione. Una galassia che in Europa contava nel 2018 oltre 217milaunità (in crescita del 51,1% rispetto al 2011), con l’Italia al primo posto per numero di imprese (quasi 34mila), ma al terzo per numero di occupati (64.500)e per valore aggiunto (oltre 3 miliardi di euro), alle spalle di Regno Unito e Germania. «Abbiamo una lunga e radicata tradizione nel design, grazie alla stretta connessione tra questo e le filiere industriali del made in Italy – spiega Domenico Sturabotti, direttore della Fondazione Symbola – ma scontiamo anche in questo settore l’eccesso di frammentazione che caratterizza l’intero tessuto imprenditoriale italiano. La sfida dei prossimi anni sarà aumentare il valore aggiunto e il numero di addetti a parità di numero di imprese».
Purtroppo, l’emergenza Covid non ha aiutato in questo percorso di crescita, perché ha colpito duramente anche questo settore come emerge dall’indagine condotta da Symbola in collaborazione con il POLI.design su un campione (non rappresentativo a fini statistici) di 150 progettisti. Il 68,2% ha registrato, durante il primo lockdown e la “Fase 2” avviata a maggio, un calo della domanda e del valore delle commesse. Tuttavia, fa notare Sturabotti, la maggioranza degli intervistati ha resistito alla crisi e dalle risposte emergono elementi che testimoniano il ruolo decisivo che il design giocherà nella ripresa. Quasi la metà dei progettisti ha dichiara di essere stato coinvolto, già nella “Fase 2” in attività di riprogettazione degli spazi pubblici e privati e quasi il 70% di essi si dice convinto che questo accadrà sempre di più nel prossimo futuro.