La pandemia ha riportato la salute al centro di molte scelte, individuali e collettive. Il mondo intero ha riscoperto come la salute influenzi molti aspetti della vita: dal lavoro alla coesione sociale, all’economia. Allo stesso tempo l’Italia, ha compreso l’urgenza di potenziare la produzione di vaccini e cure necessarie a gestire i fabbisogni attuali e futuri del Paese contro il Covid-19. Parte da questo il viaggio annuale nell’innovazione italiana promosso da Fondazione Symbola e Enel, grazie alla collaborazione con Farmindustria che quest’anno è dedicato proprio alle tecnologie per la salute: 100 Italian life sciences stories presentato da Ermete Realacci, presidente Fondazione Symbola e Francesco Starace, amministratore delegato e direttore generale Enel. Ne hanno discusso Maria Chiara Carrozza, presidente Consiglio nazionale delle ricerche e Massimo Scaccabarozzi, presidente Farmindustria.

Si tratta, ha messo in luce il rapporto, di un sistema che somma 1,8 milioni di lavoratori, un valore della produzione di 225 miliardi di euro nel 2018, un valore aggiunto di 100 miliardi di euro e che, considerando anche l’indotto, raggiunge il 10% del Pil. La Lombardia è la regione più sviluppata con un valore aggiunto di 25 miliardi di euro e 355mila addetti. Dietro questi numeri, sono molti i primati industriali. Dal settore farmaceutico che, con gli oltre 66.500 addetti (200.000 con l’indotto) e un valore della produzione pari a 32,2 miliardi di euro (valore 2018 che nel 2019 ha raggiunto i 34 miliardi), rappresenta il secondo Paese produttore in Europa subito dopo la Germania (32,9 miliardi), seguito da Francia (23,2 miliardi), Regno Unito e Spagna. Un settore che negli ultimi dieci anni ha registrato l’incremento dell’export più alto tra i big europei (+168% rispetto al +86% della media Ue).

Primo per qualità come evidenzia l’indicatore del valore aggiunto per addetto: fatto 100 il valore aggiunto per addetto in Italia, la Germania segue con un valore poco superiore a 90 mentre Francia, Spagna e Regno Unito sono sotto questa soglia. Valori che trovano spiegazione negli importanti investimenti in ricerca del settore, cresciuti del 35% negli ultimi 5 anni, e in competenze nelle aree R&S + 3,1% (rispetto al 2017).