Presidente di Symbola, leader storico di Legambiente, parlamentare della sinistra per diverse legislature, Ermete Realacci è uno degli esponenti più combattivi della corrente (minoritaria) degli italianisti. Ovvero di coloro che si sforzano, parlando del nostro Paese, di partire dai “pieni” piuttosto che dai `vuoti” e che rischiano l’orticaria quando leggono espressioni come «l’Italia alle vongole» tipica del giornalismo di Repubblica. «Come ha dimostrato un’indagine di Pagnoncelli siamo autolesionisti, l’unico Paese che si vede peggiore di quanto lo percepiscano gli stranieri», spiega Realacci. «E invece non c’è bisogno di tornare a Ciampi per sostenere quanto sia necessario un patriottismo dolce, una visione equilibrata dei vizi e delle virtù della penisola». Gli italianisti però vengono accusati di essere eccessivamente indulgenti — se non complici — verso i mali del Paese. «Respingo l’accusa. È più facile motivare il cambiamento partendo dai punti di forza che disprezzando coloro che dovrebbero realizzarlo. Piuttosto vedo e leggo tanti campioni della denuncia incapaci di dire come si affrontano i mali che descrivono». Prendiamo l’economia circolare. Racconta Realacci: «Siamo i primi in Europa ma lo sa solo un italiano su dieci. E se glielo dici la metà non ti crede. Su molti media è passata l’idea che una cosa ben fatta non possa essere italiana, che non possiamo avere nessun primato».