E’ molto raro, quando si parla di imprese, accostare al business il valore della “coesione”. Eppure nel nuovo inondo post-pandemia in cui ci accingiamo a vivere, le “imprese coesive” saranno quelle che avranno più chances di crescita nella competizione italiana e globale. E questo il messaggio innovativo, supportato da una messe cdi dati e analisi, che emerge dal rapporto “Coesione è Competizione“.
Nuove geografie della produzione del valore in Italia” realizzato e presentato ieri da Fondazione Symbola, Intesa San Paolo e Unioncamere. Ma cosa significa per un’impresa essere o diventare coesiva? Vuol dire costruire strategie e percorsi in grado di mettere insieme cittadini, istituzioni, sindacati, Universita e associazioni, nonché tutti gli altri soggetti in grado di produrre “valore sociale”. «La coesione, come ha detto il presidente Draghi, è un dovere morale. Ma è anche un formidabile fattore produttivo, in particolare in Italia» ha affermato Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, presentando il rapporto. E proprio questa capacità di collegare il ruolo sociale dell’impresa con le sue performances economiche, partendo dall’idea che la forza di mercato possa essere alimentata anche dall’impatto sociale dell’azienda evoluta e dalla sua presenza nella soluzione dei problemi del territorio, è la chiave di lettura innovativa del rapporto.