II sistema produttivo culturale e creativo del 2020 vale 84,6 miliardi di euro, che corrisponde al 5,7% del valore aggiunto italiano e attiva complessivamente 239,8 miliardi. Sono i dati di “Io Sono Cultura 2021”, il rapporto annuale di fondazione Symbola e Unioncamere, giunto alla undicesima edizione, illustrato alla presenza del ministro della Cultura Dario Franceschini. Gli effetti della crisi sanitaria hanno colpito l’intero sistema produttivo culturale e creativo. La ricchezza prodotta dalla filiera, infatti, si è ridotta del -8,1per cento. É scesa anche l’occupazione del 3,5 per cento.

 

Le attività più colpite dalla pandemia

Fra le attività più colpite in testa le performing arts, che registrano un meno 26,3% (di ricchezza prodotta) e segnano un meno 11,9% in termini occupazionali. Fortemente colpito anche il comparto del Patrimonio storico e artistico con una contrazione del 19% in termini di ricchezza prodotta e dell’11,2% in meno sul fronte dell’occupazione.

 

In aumento videogiochi e software

Nonostante il forte impatto della pandemia alcuni comparti culturali e creativi hanno tenuto e, anzi, sono cresciuti. In particolare, le attività di videogiochi e software, pur registrando una leggera riduzione degli occupati (-0,9%), hanno aumentato la ricchezza prodotta del 4,2%, anche pee la spinta al digitale e all’home entertainment che i lockdown hanno prodotto.

 

Realacci: «L’Italia sia protagonista del nuovo ‘Bauhaus’»

«L’Italia – ha sottolineato Realacci – deve essere protagonista del nuovo ‘Bauhaus’ voluto dalla Commissione europea per rinsaldare i legami tra cultura, creatività, produzione, scienza, tecnologia e affrontare la transizione verde. Cultura, creatività e bellezza sono la chiave di volta di molti settori produttivi di un’Italia che fa l’Italia e consolidano la missione del nostro paese orientata alla qualità e all’innovazione: un soft power che attraversa prodotti e territori e rappresenta un prezioso biglietto da visita. Un’infrastruttura necessaria per affrontare le sfide che abbiamo davanti. Se l’Italia produce valore e lavoro puntando sulla cultura, sulla bellezza e sulla coesione, favorisce un’economia più a misura d’uomo e, anche per questo, più competitiva e più capace di futuro come affermiamo nel Manifesto di Assisi».