Gestire correttamente flussi di materia ed energia significa prima di tutto innovare, ripensare e riprogettare prodotti e servizi all’interno di filiere, sempre più corte e armoniche con il territorio. Anche per affrontare questo passaggio la capacità relazionale diventa decisiva. La transizione ecologica porta infatti all’attivazione di un nuovo modello di organizzazione sociale basato su produzione e consumo di energia proveniente da fonti rinnovabili e di materiali recuperati dai processi di riciclo.
Questo spinge all’attivazione di nuove forme di azione collettiva e di economie collaborative in cui produzione e consumo danno vita a nuovi sistemi di scambio (1). Il concetto stesso di materia prima seconda ne rappresenta plasticamente la definizione più semplice e diretta. E non solo.
Se la transizione energetica e quella verso l’economia circolare sono necessarie in termini di sostenibilità ambientale, esse non potranno pienamente realizzarsi senza una gestione congiunta dei problemi ambientali, sociali ed economici a favore di un approccio co-evolutivo e interattivo, data l’inseparabilità e l’influenza reciproca del cambiamento sociale e tecnologico.
Con l’avvento delle energie rinnovabili, la produzione e il consumo di energia sono tornate ad essere prossime ai luoghi d’utilizzo, dando addirittura vita a vere e proprie comunità energetiche locali (2), che prevedono la partecipazione di tutti i soggetti presenti sul territorio, imprese, cittadini, istituzioni insieme ai produttori di energia. Lo stesso sta avvenendo per i materiali. Un cambiamento spinto non solo dai mercati, ma sempre più da programmi politici che vedono nella lotta ai cambiamenti climatici e nell’economia circolare una grande occasione per rilanciare le economie mondiali superando le grandi contraddizioni e le esternalità negative dei modelli globali che ci hanno condotto sin qui. Tra questi il Next Generation EU, pensato a sostegno degli investimenti e delle riforme per aumentare la resilienza delle economie dell’UE e promuovere una crescita sostenibile soprattutto nell’ambito delle transizioni verde e digitale.
Da questo punto di vista l’Italia non parte da zero, essendo il nostro il Paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti (urbani, industriali, ecc.): il 79%.
Non solo, essa possiede in termini assoluti la più alta quantità di avvio a riciclo dei materiali riciclabili tradizionali (carta, plastica, vetro, metalli, legno, tessili) (3). Un risultato che viene dalla nostra storia di Paese povero di materie prime, ma anche da sviluppi recenti che stanno consentendo al nostro sistema produttivo di ricevere quantità di materie prime senza doverle importare, attivando inoltre una nuova configurazione delle filiere che si riorganizzano attorno alle materie e alle materie prime seconde. Interessante il Patto per il tessile sottoscritto da Regione Toscana, Comune di Prato, Alia servizi ambientali, Confindustria Toscana Nord, Cna Toscana, Confartigianato Toscana e Astri, l’associazione che raggruppa le imprese del riciclo tessile. L’obiettivo del protocollo è quello di favorire la formazione di comunità produttive integrate in grado di connettere chi produce e raccoglie rifiuti tessili riciclati con i potenziali utilizzatori. Sono in fase di elaborazione le linee guida per l’applicazione del regime di sottoprodotto nell’industria tessile – cascami di fibre naturali e man made, sfridi derivati dai vari processi industriali – allo scopo di migliorare le performance del distretto a partire dalla individuazione di nuovi sottoprodotti sottratti al regime dei rifiuti. In questa direzione si è mosso anche il progetto Life M3P (Material Match Making Platform), promosso dall’Unione degli Industriali della Provincia di Varese insieme a Centrocot (Busto Arsizio, Varese). Il progetto si è posto l’obiettivo di promuovere un modello di simbiosi industriale basato su una piattaforma on-line per condividere scarti, materiali e tecnologie e sviluppare “match” di simbiosi industriale anche in altre filiere e settori. Con la piattaforma M3P è possibile offrire e richiedere flussi di scarti al fine di riutilizzarli ed evitare, di conseguenza, l’aumento di volumi di rifiuti nelle discariche e negli inceneritori. La piattaforma ha censito circa 470 materiali di scarto favorendone il riciclo e sviluppando nuove relazioni tra imprese: ad esempio una piccola azienda ha utilizzato polveri di cotone, altrimenti destinate all’incenerimento, per la produzione di carta artigianale invece di utilizzare la cellulosa vergine e questo match ha consentito una riduzione sensibile degli impatti ambientali: -27% delle risorse non rinnovabili, -50% consumo di acqua, -44% emissioni GHG, -43% ecotossicità. Il progetto M3P si è concluso lo scorso dicembre, tuttavia i partner a fronte dei risultati raggiunti (nel 2019 è stato indicato dall’Agenzia Europea EASME come “showcase project” a seguito della valutazione degli impatti ambientali ottenuti dai 444 progetti Life approvati nel periodo 2014-2016) stanno continuando a migliorare e promuovere la piattaforma anche in altri contesti territoriali e settoriali (4).
In questa direzione si muovono anche grandi aziende che puntando ad ottenere significative riduzioni dell’intensità di emissioni devono necessariamente coinvolgere in questa sfida tutta la catena di fornitura.
Nasce così Just (Join Us in a Sustainable Transition) il programma del Gruppo ENI rivolto a tutti i fornitori attuali e potenziali basato su una piattaforma (Open-es) sviluppata da Boston Consulting e Google Cloud, che permetterà ai protagonisti del percorso di transizione energetica di valorizzare le proprie esperienze e best practice di sostenibilità rendendole disponibili non solo a ENI, ma a tutte le aziende partecipanti e accedendo così a nuove opportunità di business e di creazione di valore. Open-es permetterà quindi a grandi gruppi, piccole e medie imprese, start-up e tutti i service provider di entrare in relazione e accelerare così il percorso di transizione energetica. La via della sostenibilità è una strada obbligata, e si sta dimostrando un enzima straordinario per intensificare e sviluppare ancor di più il tessuto relazionale tra imprese, rendendole al contempo coese e competitive.
(1) Green Energy Community (2020), Le comunità energetiche in Italia.
(2) In vista della riduzione delle emissioni di carbonio nel settore elettrico prevista per il 2050, si stima che 264 milioni di cittadini dell’Unione Europea si uniranno al mercato dell’energia come prosumer, generando fino al 45% dell’elettricità rinnovabile complessiva del sistema.
(3) Fondazione Symbola, Unioncamere (2020), GreenItaly. https://new.symbola.net/ricerca/greenitaly-2020/
(4) Fondazione Symbola, Unioncamere (2020), GreenItaly.