Di fronte alla sfida climatica basta slogan e dilettanti. In Italia imprese e società sono più avanti della politica.
A pochi giorni dall’aperura di Cop26 le sfide sono tante ma la situazione è migliore rispetto a qualche anno fa, complici la svolta green dell’Ue e il cambio di amministrazione negli Usa.
Ne è convinto Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola e presidente onorario di Legambiente che, in un’intervista a SustainEconomy.24, il report di Il Sole 24 Ore Radiocor e Luiss Business School, esorta a cogliere la sfida perché fronteggiare la crisi climatica è anche l’occasione di costruire un’economia più forte. A partire da dazi per i prodotti che non rispettano gli standard ambientali europei. E di fronte alla tempesta che abbiamo davanti, basta dilettanti e slogan. Quanto all’Italia, sui temi ambientali, dice, le imprese e la società sono più avanti della politica e possiamo essere protagonisti della sfida.
«I temi sono tanti ma si parte da una situazione migliore rispetto a quello che si poteva pensare solo qualche anno fa. Migliore per due motivi. Da un lato, c’è l’Europa che ha scelto con nettezza la sua strada. Dall’insediamento della presidente Ursula Von der Leyen si disse subito che il tema del Green new deal era la chiave per il futuro dell’Europa e qualcuno ha pensato – e forse anche sperato – che la crisi prodotta della pandemia potesse rallentare questo percorso. Al contrario l’Europa ha scelto con grande forza di indirizzare il grosso delle sue risorse, intelligenze ed energie creative proprio su questo tema, assieme alla coesione e al digitale. Quindi è un’idea di Europa che non è legata solo a fronteggiare pericoli legati alla crisi climatica o a dare risposte alla generazione Greta, ma l’idea di un’Europa che cerca un suo posto nel mondo, una sua missione e vuole un’economia forte ma più a dimensione umana. Dall’altro, poi, c’è stato anche il cambio di amministrazione negli Usa, con l’amministrazione Biden, e questo è un altro punto che può giocare un ruolo positivo. Poi i problemi sono tantissimi. Credo che un terreno importante in futuro sarà quello, che la stessa Europa pone, di prevedere dei dazi per i prodotti che non rispettano gli standard ambientali europei. L’Europa è il più grande mercato del mondo e se si mette in movimento e fa questa operazione, non solo difende la propria economia, ma spinge gli altri a fare passi avanti. E’ chiaro che non c’è una soluzione definitiva al problema ma fronteggiare la crisi climatica è anche l’occasione per costruire un’economia più forte».