Con Pnrr Italia chiamata a ruolo da protagonista nella transizione verde
ROMA – “Nella COP26 di Glasgow non è in gioco solo il futuro dell’ambiente e del clima ma il futuro della politica mondiale: il confronto tra Usa e Cina, lo sviluppo dei paesi più poveri. Il ruolo dell’Europa, della sua economia, la sua missione e il suo carisma: perché, come scritto nel Manifesto di Assisi, ‘affrontare con coraggio la crisi climatica non è solo necessario ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro‘. L’Italia può essere in prima fila superando i suoi limiti e mettendo in campo i suoi talenti senza lasciare indietro nessuno, senza lasciare solo nessuno”. Il presidente di Symbola – Fondazione per le Qualità Italiane, Ermete Realacci, lo scrive in una nota segnalando come si debba puntare “un’economia a misura d’uomo per il futuro dell’Europa” perché “le imprese green affrontano meglio la crisi“. Infatti “441 mila imprese italiane negli ultimi 5 anni hanno investito sulla green economy e sulla sostenibilità per affrontare il futuro”, ricorda Realacci, e in Italia ci sono “3,1 milioni di green jobs, il 13,7% degli occupati”.
L’Italia poi “è leader nell’economia circolare e ha la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti- segnala il presidente di Symbola- il 79,4%, il doppio rispetto alla media europea con un risparmio annuale pari a 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e a 63 milioni di tonnellate equivalenti di co2 nelle emissioni”. Il nostro paese, ricorda Realacci, “è il principale destinatario delle risorse del Recovery Plan e anche per questo è chiamata a un ruolo da protagonista nella transizione verde. La sostenibilità, oltreché necessaria per affrontare la crisi climatica, riduce i profili di rischio per le imprese e per la società tutta, stimola l’innovazione e l’imprenditorialità, rende più competitive le filiere produttive”.
Secondo il Rapporto GreenItaly, realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere. Sono oltre 441 mila le aziende che nel quinquennio 2016-2020 hanno deciso di investire in tecnologie e prodotti green: il 31,9% delle imprese nell’industria e nei servizi ha investito, nonostante la crisi causata dalla pandemia, in tecnologie e prodotti green, valore che sale al 36,3% nella manifattura. I contratti relativi ai green jobs – con attivazione 2020 – rappresentano il 35,7% dei nuovi contratti previsti nell’anno. Siamo leader nell’economia circolare con un riciclo sulla totalità dei rifiuti – urbani e speciali – del 79,4% (2018): un risultato ben superiore alla media europea (49%) e a quella degli altri grandi Paesi come Germania (69%), Francia (66%) e Regno Unito (57%) con un risparmio annuale pari a 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e a 63 milioni di tonnellate equivalenti di CO2 nelle emissioni (2018). Moltissimo resta da fare a cominciare da un forte rilancio delle fonti rinnovabili, frenate dalla burocrazia e opposizioni spesso pretestuose.