Pianeta da salvare Oltre 300 relatori, 60 eventi Da oggi via al Festival della Green Economy )) Agire qui ed ora per per una società e un’economia sempre più green. Inizia oggi con due eventi e proseguirà fino a domenica, a Parma, il Festival della Green Economy, cui dedichiamo un inserto speciale. Un Festival con oltre 300 eventi e 60 ospiti. Ci saranno il Nobel per la chimica MacMillan, la «guru» degli abusi della moda Bédat, l’esperto di ghiacci artici Wadhams e tanti altri. L’inserto Gusto, che di solito è in edicola al giovedì, slitterà quindi a domani. » Inserto SPECIALE greenweek festival della green economy Tutto il verde che verrà materie prime; che è italiano il più grande operatore al mondo nelle rinnovabili, l’Enel; che 441mila imprese hanno investito negli ultimi 5 anni in prodotti e tecnologie green; che l’Italia è leader nel design e al primo posto nel mondo di siti nella lista dei patrimoni dell’umanità. E potrei andare avanti nella lista dei selfie…» Ma non è troppo auto-consolatorio fare la lista delle eccellenze? «No, è il trampolino della consapevolezza per guidare la transizione e accelerarla. Da qui possiamo partire per affrontare non solo i nostri antichi malanni, ma le sfide del futuro. E possiamo farlo dentro la missione che si è data l’Europa con Next Generation Eu. Penso al legame con il territorio, con i centri storici, con le comunità, all’attenzione alle specificità della filiera produttiva: è questa la nostra identità autentica. Mai abbandonarla. Il nostro Paese dà il meglio di sé quando incrocia i suoi cromosomi antichi con un modo tutto italiano di fare economia, che tiene assieme coesione sociale, nuove tecnologie e bellezza, capacità di parlare al mondo senza perdere legami con territori e comunità. Non c’è nulla di sbagliato in Italia che non possa essere corretto con quanto c’è di giusto in Italia». Impennata dei costi delle materie prime, rincaro dei combustibili, rischio di crisi alimentare: la guerra ha rallentato la svolta green? No, l’ha rafforzata. Certo, le emergenze vanno affrontate, ma faccio un esempio: se non ci fossimo arenati sulle rinnovabili, ora saremmo molto più forti, nonostante la guerra. L’ha detto anche Draghi. Se vuoi rispondere a questa crisi energetica, hai una sola strada: più rinnovabili. Un Paese come la Germania aveva nel 2000 il 5 per cento da fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica, adesso è sopra il 50 per cento e punta ad avere 1’80 per cento nel 2030 e il 100 per centro nel 2035. Parliamo di Germania, non del Lussemburgo. Se vuoi abbassare le bollette alle famiglie, non devi dare mance, ma mettere a disposizione un altro tipo di energia. E questo produce anche occupazione». Il capitolo 2 del Pnrr, dedicato alla transizione ecologica, è il più ricco. Ma siamo pronti a gestirlo? «La maggior parte dei fondi deve essere destinata alla transizione ecologica. Mi è rimasto molto impresso quando Papa Francesco, anni fa, andò a Strasburgo e fece un discorso durissimo sull’Europa, “stanca e invecchiata, non fertile e vitale, non più paladina dei diritti dell’uomo”. La nuova commissione di von der Leyen, fin dall’inizio, ha lavorato sul Green Deal e questa spinta si è rafforzata nella pandemia, aumentando la solidarietà tra gli Stati e puntando su tre parole fondamentali: coesione, transizione verde e digitale. Non si tratta di fare scelte buoniste, ma di una strada a senso unico». Mi faccia un semplice esempio di un’azione necessaria. «L’Europa con i suoi 500 milioni di consumatori è il più grande mercato del mondo. E deve attrezzarsi alle sfide globali. Se noi portiamo avanti quel progetto giustissimo che è Carbon adjustment fee, cioè una tassa sui prodotdi Anna Maria Ferrari è un’Italia che fa l’Italia. Un Paese reale che sfugge alle analisi internazionali dei rating e delle misure esclusivamente quantitative, un Paese che va guardato negli occhi per «smascherarlo» e renderlo consapevole della sua potenza, perché corra sui binari di un futuro più verde e più inclusivo. È un appello all’azione qui ed ora l’agenda che si appresta a scrivere il Festival della Green Economy di Parma, da oggi (con due eventi-prologo) a domenica, forte di un Paese ben fotografato da «L’Italia in dieci selfie», il documento elaborato da Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola. Ambientalista nel dna, tra i fondatori di Legambiente e del Kyoto Club, Realacci è stato tra i primi firmatari del Manifesto di Assisi del 2020 e ne rilancia il messaggio più profondo: «Affrontare con coraggio la crisi climatica ripete non è solo necessario, ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro». Questo il senso ag- giunge della Green Week: la transizione conviene, perché comporta uno sviluppo verde che non lascia indietro nessuno. L’Italia in 10 selfie: quali sono? «Pochi sanno che l’Italia è il Paese europeo con il più alto tasso di riciclo sul totale dei rifiuti (79,4%); che siamo il leader nella produttività nell’uso delle ti di ingresso sulla base delle emissioni di CO2, secondo me sarebbe un rafforzamento formidabile della nostra economia. Una grande tutela per i nostri prodotti di qualità». La legge di cui va più orgoglioso. Quella sugli ecoreati: prima della mia legge non esisteva il reato di disastro ambientale. Lei ha detto: «Essere buoni conviene». Retorica o realtà? «Assolutamente realtà. Affrontare con coraggio la crisi climatica non è solo necessario, ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra società più a misura d’uomo e più capace di futuro». Il Programma Ermete Realacci Paladino dell’ambiente e dell’inclusione, tra i fondatori di Legambiente e del Kyoto Club, presidente di Symbola. Finalmente il Festival Oltre 300 relatori, 60 eventi, si tiene a Parma da domani a domenica. Oggi il prologo con due incontri.