L’economia circolare promette questo, ben oltre il semplice riciclo dei rifiuti. È un modello basato sulla riduzione degli sprechi, sul riutilizzo, riparazione e riciclo dei prodotti. L’idea di un flusso circolare di materiali non è nuova. Ne scrisse nel 1966 Kenneth E. Boulding, anche se il termine «economia circolare» è apparso per la prima volta ne11988 in L’economia delle risorse naturali di Allan Victor Kne ese, per descrivere un sistema economico in cui i rifiuti nelle fasi di estrazione, produzione e consumo vengono trasformati in materia utilizzabile. Una visione opposta all’economia lineare fondata sull’estrarre, produrre, utilizzare e gettare. Ma che ora non è più sostenibile. Ma ogni crisi offre anche la possibilità di prendere una strada differente che per l’Italia sarebbe stata una scelta obbligata. Al punto che due ricerche differenti sostengono che in fatto di economia circolare siamo i primi in Europa, quando, stando a Politico, eravamo quinti nel 2018. La prima è della Fondazione Symbola guidata da Ermete Realacci. In 10 selfie dell’Italia 2022, usuale serie di fotografie di ciò che nel nostro Paese funziona troviamo in cima proprio l’economia circolare. L’Italia è il Paese europeo con il più alto tasso di riciclo sul totale dei rifiuti speciali e urbani con il 79,4%. Un valore superiore alla media europea che è del 48,6. La Germania è al 69,1, la Francia al 66,2 e la Spagna al 48,7. In particolare sui rifiuti speciali, l’industria italiana, ad esempio, usa già oggi il 50%di materiale riciclato sul totale. «Questi dati non sono figli di politiche lungimiranti, ma di una storica capacità reattiva alle difficoltà», spiega Realacci. «La penuria di materie prime non è una novità per noi e il nostro sistema produttivo si è adeguato nel tempo». Infatti l’Italia è anche la prima nell’efficienza nell’impiego delle risorse con un punteggio di 268 punti su 300, stando all’Eco-innovation Index. Un dato superiore alla media dell’Ue che è di 147 punti e a quello di Germania, che è a quota 157, Francia (152) e Spagna (142). Il nostro Paese nel periodo 2008-2019 ha ridotto l’uso di materie prime del 44,1%, contro una media del continente del 33%. Nel IV Rapp orto sull’economia circolare in Italia del Circular Economy Network, costola della Fondazione per lo sviluppo sostenibile guidata da Edo Ronchi cambia il tono ma non la sostanza. Ma su scala mondiale le cose non vanno bene. «Siamo tornati indietro. Tra il 2018 e il 2020 il tasso di circolarità è sceso dal 9,1 all’8,60/0», afferma il rapporto. L’andamento negativo dipende dall’aumento dei consumi, che negli ultimi 5 anni sono cresciuti di oltre 1’8%, a fronte di un incremento del riutilizzo di appena il 3%. Per creare beni e servizi è stato sfondato il muro delle 100 miliardi di tonnellate di materie prime consumate in un anno e più della metà è stata impiegata per realizzare prodotti di breve durata. Recuperiamo meno del 9 per cento di ciò che ogni anno strappiamo alla Terra. «Il primato dell’Italia è relativo. Abbiamo contenuto i danni ma non siamo sulla strada di un’economia che impatti sempre meno sul Pianeta» sottolinea Stefano Leoni, coordinatore dell’area dell’Economia circolare della Fondazione per lo sviluppo sostenibile. «Siamo figli di un’economia che non conosceva limiti. L’Italia però, che non ha mai avuto un vero accesso alle risorse, è più brava di altri nell’ottimizzare». Tra le 5 nazioni al centro dell’analisi, ovvero Italia, Francia, Germania, Polonia, Spagna, le differenze sono consistenti: in fatto di materie prime si va dalle 7,4 tonnellate per abitante dell’Italia alle 17,5 della Polonia. La Germania è a quota 13,4 tonnellate, la Francia a 10,3, la Spagna a 8,1. «Fortuna che la Ue si muove», prosegue Leoni. «Siamo al secondo piano dell’economia circolare con misure molto forti. Il principio è che chi immette un prodotto sul mercato si deve far carico del suo ciclo di vita. Più dura, meno sono gli oneri». Tornando ai 10 selfie dell’Italia 2022, Symbola elenca 241 aziende che hanno avviato produzioni legate all’economia circolare. «Sono tutte pratiche reali conclude Realacci ma di casi ce ne sono tanti altri. Come quello delle piastrelle». L’Italia è il primo Paese al mondo per valore dell’esportazione con il 31% del valore del mercato. Un risultato legato anche all’impegno ambientale del settore: riutilizziamo tutte le acque reflue e gli scarti di produzione. Nel possibile cambio dalla vecchia economia lineare e quella circolare abbiamo qualche freccia in più al nostro arco. Un vantaggio che potremmo sfruttare non solo per salvaguardare la Terra ma anche per conquistarci una posizione più importante.