Il rapporto La cultura è ancora in crisi ma vale oltre 88 miliardi -p.22 La cultura è ancora in crisi ma vale oltre 88 miliardi Il rapporto Il settore attiva anche manifattura, turismo e trasporti per 162,9 miliardi Lo rivela lo studio Symbola che segnala un ulteriore calo dell’occupazione (-0,6%) Giuseppe Cosenza e Marilena Pirrelli Le attività culturali e creative attivano manifattura, turismo e trasporti per 162,9 miliardi di euro con un impatto complessivo di 252 miliardi e un’incidenza sull’intera economia de115,8%. Cultura ed economia mostrano la loro stretta connessione proprio nei momenti di crisi. Lo rivela il 12° Rapporto Symbola «Io sono Cultura 2022. L’Italia della qualità e dellabellezza sfida la crisi»presentato ieri al Maxxi di Roma che, numeri alla mano, mostra come il nostro Paese, nonostante le difficoltà economiche, possa svolgere un ruolo di primo piano nella transizione ecologica grazie alla sua capacità”naturale” di incrociare bellezza, design e tecnologia. Dopo il crollo degli ultimi anni causato dalla pandemia, nel 2021 vi è stato un aumento de14,2%delvalore aggiunto in quasi tutti i settori (elencati in tabella), sebbenel’occupazione registri ancora un decremento (-0,6%). I datipeggiorano se consideriamo il triennio 20192021: le perdite in termini di ricchezza prodotta è di oltre 3 miliardi (-34%), ben al di sotto della media dell’intera economia (-1,1%). Di conseguenza l’occupazione soffre: perse oltre 33mila unità(-2,3%), peggio dell’intera economia (-1,5%). Purtroppo nei periodi di crisi i profili qualificati, spesso laureati o con alta formazione, rischiano di essere persi definitivamente, poiché una volta che musicisti, fonici, tecnici delle luci, operatori museali, privi di ammortizzatori, cambiano lavoro è difficile recuperarli.11Sistema Culturale e Creativo nel 2021 ha offerto lavoro a1,5 milioni di persone (oltre 27.7oo nel non profit) e prodotto ricchezza per 88,6 miliardi di euro, di cui 48,6 miliardi (54,9%) generati dai settori culturali e creativi (attività core) e altri 40 miliardi (45,1%) dai professionisti culturali e creativi attivi in settorinon strettamente culturali (creative driven). Il sistema è composto da 270.318 imprese e 40m0 realtà del terzo settore (1,1% sul totale). Neltrienniosoloil settore dei Videogiochi e software registra una crescita di valore aggiunto (+7,6%) e di occupazione (+7%), grazie all’integrazione nella filiera distributiva e industriale. In tempi di Covid e di restrizionilafruizione di contenuti su tecnologie agiliha avuto la meglio su cinema, tv, concerti e teatri. A risentire maggiormente della crisi le Performing arts e le arti visive con 21,9% del valore aggiunto e -15,6% dell’occupazione, caratterizzata in prevalenza da contratti atipici, il Patrimonio storico e artistico con -11,8% del valore aggiunto e -14,6 % dell’occupazione, l’Audiovisivo e musica con un -11,65%e 3%. Anche Editoria e stampa hanno subito una drastica riduzione con un quasi -5% di valore aggiunto e occupazione, il trend decrescente strutturale è spinto dalla fruizione °arte spesso gratuita. La Comunicazione cala trascinata dagli altri settori creativi e Architettura e design perdono il 3,8% della ricchezza prodotta, ma registrano un leggero aumento degli occupati mostrando la tenuta del made in Italy. La geografia dell’economia della cultura premia Lombardia, con Milano in testa, e Lazio con Roma che muovono rispettivamente 24 ei3,4 miliardi divalore aggiunto e 343mila ei9omilalavoratori. Il divario tra Nord e Sud è pesante: il primo supera del quadruplo il valore aggiunto (53 miliardi) e l’occupazione (827mila unità) del secondo. La correlazione tra siti Unesco e localizzazione delle imprese culturali e creative core, pari al 6,2%, è quasi il doppio rispetto ai comuni privi di siti, veri attrattoti di flussi turistici e attivatoti di progetti imprenditoriali. «Negli ultimi anni spiega Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola l’esportazione dei prodotti made in Italy ha retto agli effetti della crisi con una crescita superiore ad altri paesi, tale forza è attribuibile alla cultura nel suo significato più ampio. La forza dell’Italia è realizzare cose belle che piacciono al mondo, grazie al ruolo centrale di cultura e design in tutti i compatii, da quelli tradizionali come il legno-arredo a quelli di frontiera come la meccatronica. La politica sottovaluta la connessione tra economia, crescita e cultura nell’analisi dell’economia italiana non cogliendone la forza».