Il report di Unioncamere e Fondazione Symbola sui consumi culturali dai teatri ai musei, colloca la Sicilia all’ottavo posto. “Macchina burocratica inadatta” Giada Lo Porto industria culturale in Sicilia vale tre miliardi a fronte di un giro d’affari nazionale che frutta oltre 88 miliardi di euro. L’ultimo report di Unioncamere e Fondazione Symbola analizza l’evoluzione della filiera culturale e creativa dal punto di vista della ricchezza prodotta nel Paese : una ricerca che sì basa sugli ingressi del 2021 a musei e parchi archeologici, i biglietti degli spettacoli teatrali, festival letterari, rassegne d’arte e cinematografiche, ma anche la vendita di libri e videogiochi. La Sicilia incide per il 3,4 per cento sul totale prodotto dal mondo della cultura in Italia e, raggiunge il 3,7 per cento sul totale dell’economia regionale: numeri che collocano l’Isola all’ottavo posto fra le regioni italiane, lontani dai 23 miliardi della Lombardia, dai 13 miliardi del Lazio e dai quasi 8 miliardi di Veneto e Piemonte, dietro anche Toscana, Emilia Romagna e Campania. Parchi archeologici e musei sono lontani dai flussi turistici del 2019, anno pre-crisi pandemica, con una diminuzione di visitatori in media del 20 percento. I teatri sono in difficoltà e tagliano gli spettacoli: il Biondo di Palermo ha previsto 25 appuntamenti, 9 in meno del 2021, e ha annullato la stagione estiva a causa del mancato contributo del Comune. Figuriamoci tutti gli altri piccoli teatri, quelli indipendenti, non sostenuti da finanziamenti pubblici, già streL’ orati dalla pandemia e, adesso, dal caro energia. «La Sicilia ha una macchina amministrativa inadatta a programmare ma anche a monitorare gli investimenti, cosa diversa è gestire le attività sentenzia Letizia Casuccio, direttore generale di CoopCulture, società che gestisce i servizi aggiuntivi di numerosi musei e parchi archeologici e che dà lavoro a oltre un centinaio di persone nell’Isola laddove c’è una regione che fa filiera insieme ai privati, come avviene in Lombardia con Assolombarda per esempio, si crea un valore nel prodotto culturale della regione. Ma qui è vietato quasi fare rete. Faccio un esempio, con il Pnrr ci sono dei finanziamenti di cui il Comune di Palermo può disporre per la valorizzazione del percorso Unesco arabo normanno. Abbiamo risposto al bando unendoci, come gruppo di privati, noi, con la Fondazione Federico II e Vie dei tesori perché non puoi valorizzare un bene immenso se non hai una squadra solida». Non c’è nessuna siciliana tra le prime venti province italiane per ricchezza generata dal settore culturale nel 2021, neppure Palermo, nonostante i milioni di turisti che già lo scorso anno, e più speditamente nel 2022, sono tornati ad affollare l’Isola ma non musei, parchi archeologici e teatri. «Il trend generale del turismo non ha privilegiato il sistema beni culturali osserva Caterina Greco direttrice del museo archeologico Salinas che in otto mesi, da gennaio ad agosto, ha registrato 41.423 presenze, contro le 41.824 del 2019 Un handicap che hanno gli istituti regionali, in quanto non autonomi, sono gli orari: se rimaniamo legati all’orario 9-19 non potremo aspirare a grandi numeri, le aperture serali le facciamo occasionalmente. Bisognerebbe sfruttare l’intera giornata per una maggiore fruizione ma per fare questo dovremmo avere finanziamenti per gestire gli straordinari. E non li abbiamo». Le eccezioni ci sono, con poli d’attrazione come la Valle dei templi di Agrigento e il teatro greco di Siracusa, che si avvicinano ai numeri pre Covid. «Quello che vedo da questa mia magica finestra è che sono riprese anche le visite degli stranieri con 4 mila visitatori in media al giorno interviene il direttore della Valle dei templi Roberto Sciarratta Nel solo mese di agosto abbiamo avuto 167 mila visitatori, 30 per cento in più sul 2021, ma ancora sotto di circa 8mila persone sul 2019. Dobbiamo raschiare da altri settori che hanno un altro livello culturale ed economico come l’enogastronomia e la musica di qualità». L’Isola vive un momento di profondo cambiamento, i turisti cercano l’esperienza e non la semplice contemplazione di un’opera o di un monumento, ed è per questo che spopolano i tour del gusto. «Il Parco produce vino, olio, marmellate aggiunge Sciarratta dobbiamo cavalcare il trend del turismo enogastronomico, operatori culturali e produttori locali devono fare rete. Da quest’anno avremo a disposizione il Palacongressi di villaggio Mosè in cui fare concerti e spettacoli invernali». Nell’anno del ritorno alla capienza piena la stagione di spettacoli classici dell’Inda di Siracusa al teatro greco ha totalizzato 140 mila biglietti: risultato ragguardevole ma nel 2019 furono 170 mila. «È necessaria una maggiore concertazione tra territori, regioni e operatori culturali dice Antonio Calbi, sovrintendente della Fondazione Inda Bisogna implementare le campagne di comunicazione internazionali, renderle più efficaci, seduttive, e alzare il livello dell’offerta regionale. Il nostro territorio è pieno di musei con problemi strutturali che vanno sanati e tanti siti non sono accessibili. Così come il teatro greco di Siracusa può raddoppiare gli spettatori, tutti quanti possono fare di più». Dopo mesi di crisi e paventata chiusura il teatro Biondo è ripartito. «Ma il mancato contributo dell’anno scorso ci ha costretto a effettuare tagli drastici con proposte estive che non ci sono e minori proposte invernali afferma la direttrice Pamela Villoresi Facendo autogol le partite si perdono. Il circuito regionale teatrale per cui tutte le altre regioni prendono un contributo fino a 400 mila euro dal Ministero, non s’è più fatto. Causa intoppi burocratici, abbiamo perso il treno del finanziamento per il triennio. Dagli uffici regionali mi rispondevano che c’erano altre priorità: io ritengo che il comparto degli spettacoli stremato dalla pandemia sia una priorità». Lo scrittore Gaetano Savatteri, direttore artistico del festival letterario Una marina di libri, parla invece di «gratuità» e «spopolamento» per spiegare la bassa posizione della Sicilia in classifica. «Siamo pieni di eventi a costo zero, penso al Festino di Santa Rosalia e a tutte le feste patronali osserva a cui assistono centinaia di persone senza pagare alcun biglietto. C’è poi lo spopolamento della Sicilia da parte della fascia studentesca: ciò comporta che da settembre a giugno la gente consumi cultura fuori dall’Isola».