Con la cultura si mangia, eccome, ma bisogna saper cucinare bene. La Lombardia dimostra di conoscere la ricetta giusta e si conferma prima regione in Italia per valore economico e occupazionale nel settore. Lo dicono i dati dell’ultimo rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere «Io sono cultura 2022»: il sistema culturale e creativo, che ha pagato più di altri la crisi durante il periodo pandemico, è in ripresa. La «Grande Bellezza» nel 2021 ha raggiunto gli 88.66 miliardi di euro come valore a livello nazionale: la miglior performance è quella lombarda che ha registrato circa 23.7 miliardi di euro di valore aggiunto, grazie all’impiego di oltre 343mi1a addetti nel settore, con Milano che da sola conta quasi il 10% dell’intero comparto, pari a 15 miliardi di valore aggiunto. Tradotto significa che la metropoli produce ricchezza sul territorio e occupazione grazie ad attività museali, teatrali, musicali, editoriali (notevole anche il contributo dei videogiochi e dei software di divertimento). Segue, ma a debita distanza, la capitale mentre si distinguono per vivacità, sempre nella nostra regione, la provincia di Monza e quella di Como, tra le prime venti in Italia ad incidere positivamente nel settore. La Lombardia è la prima regione anche per quanto attiene alla domanda del pubblico (la spesa annua si aggira sui 4 miliardi di euro), un buon segno in vista del 2023 che vede proprio due città lombarde come Bergamo e Brescia quali capitali della cultura. Stefano Bruno Galli, assessore regionale all’Autonomia e alla Cultura, ci illustra i dati con una punta di rammarico per le difficoltà degli anni passati ma lo sguardo al futuro: sul piatto l’assessorato ha infatti messo, già nel 2019, investimenti pari a 4 milioni e mezzo per le start up delle imprese culturali e creative e, con il progetto ancora in corso d’opera di «Innova Musei», altri 12 milioni a favore di 18 diversi progetti di innovazione tecnologica per altrettanti musei lombardi. I risultati li vedremo a breve ma quel che è certo, dice Galli, è che «la pandemia ha dimostrato che senza il sostegno pubblico il comparto culturale non sta in piedi». Tuttavia, aggiunge, «non è più tempo di finanziamenti a pioggia». Sì, dunque, a investimenti su realtà nuove, che dopo avranno imparare a muoversi con le proprie gambe, e fortemente sì al sostegno dei privati grazie all’ «art-bonus». «Persino nei duri anni del Covid gli imprenditori lombardi hanno dimostrato una generosità senza pari commenta Galli -: arrivando a coprire tra il 55 e il 56 per cento degli investimenti culturali in regione». Regione, la nostra, che ha numeri da far sbalordire: in Lombardia abbiamo qualcosa come 603 musei, 491 teatri, 562 sale cinematografiche, 1348 biblioteche pubbliche. Troppi? Forse lo ammette anche Galli bisognerebbe riorganizzare il settore. Di certo ci sono punte di diamante che dovrebbero diventare un modello, come il Vittoriale di Gardone Riviera, il cui museo sfiora i 180mila visitatori annui e rende 3.7 milioni di euro solo come biglietteria.