L’Italia è la nazione europea che riceverà più denaro dal Recovery pian, quasi 200 miliardi di euro che verranno utilizzati per finanziare i progetti del Pnrr. Risorse immense che portano non solo opportunità, ma anche oneri. L’Italia, infatti, proprio in virtù di questi fondi, è chiamata a svolgere un ruolo da protagonista nella transizione verde. Il tredicesimo rapporto Greenitaly, presentato ieri a Roma e realizzato da Unioncamere in collaborazione con la fondazione Symbola, dimostra che la sostenibilità non è solo necessaria per affrontare la crisi climatica, ma stimola anche innovazione ed imprenditorialità. Un rapporto con «molte luci e poche ombre», come definito dal presidente di Unioncamere Andrea Preti, nel suo intervento al termine della conferenza Sono oltre 531mila, infatti, le aziende che, nel quinquennio 2017-2021, hanno investito in progetti e tecnologie green. Una decisione vincente, che ha reso queste imprese più competitive sul mercati esteri, con un aumento del 35 per cento delle esportazione, del 49 per cento del fatturato e del 23 per cento delle assunzioni. L’Italia, inoltre, può vantare il primato nell’economia circolare, con un riciclo del 83,4 per cento della totalità dei rifiuti nel 2020. Dato decisamente superiore rispetto alla media europea (53,8 per cento), frutto positivo della mancanza di materie prime nel nostro Paese e dalla spinta alla loro valorizzazione a fine vita. Un aspetto ulteriormente sottolineato dal fatto che l’Italia è quarta al mondo per la produzione di biogas. Dati incoraggianti arrivano anche dal mondo dell’edilizia, dove si nota una forte spinta verso la sostenibilità. Nel 2021, gli investimenti in riqualificazione del patrimonio abitativo sono aumentati del 25 per cento, grazie agli incentivi fiscali e ai bonus statali. Si calcola, inoltre, che il Superbonus, nonostante debba essere migliorato, avrà un impatto positivo sull’ambiente pari a 979mila tonnellate di anidride carbonica risparmiata a cantieri conclusi. Anche la filiera dell’arredamento si conferma attiva sul tema della sostenibilità, con il 95 per cento del legno riciclato per produrre pannelli e l’utilizzo di materie prime seconde da parte del 67 per cento delle imprese. Il settore della meccanica, e in particolare le acciaierie, nonostante i problemi legati all’approvvigionamento di materie prime critiche continua a cercare soluzioni per allungare la vita dei macchinari, recuperare materiale e digitalizzare i processi. Un primo, importante risultato è la certificazione di Arvedi come prima acciaieria al mondo a zero emissioni nette di anidride carbonica. Rimangono, però, diverse criticità, prima fra tutte l’arresto del trend di crescita dell’occupazione green e la mancanza di personale qualificato. Le aziende, infatti, non riescono a riempire quattro posti su dieci, una conseguenza della mancanza di una formazione qualificata in questi ambiti. In Italia, inoltre, la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è ancora ben lontana dal target di neutralità climatica previsto per il 2030. Segnali positivi arrivano dal primo trimestre del 2022, in cui l’Italia ha già connesso 1 gw (gigawatt) di potenza fotovoltaica ma, come emerso dal calcolo effettuato da Elettricità Futura a giugno, sono necessari oltre 80 gw (7-8 all’anno) per raggiungere i traguardi stabiliti per la fine del decennio e il nostro Paese, fino ad oggi, ha marciato al ritmo troppo lento di 1 gw all’anno