Nel 2021, in base al rapporto Greenitaly di Fondazione Symbola e Unioncamere, in Italia è cresciuta la quota di imprese eco-investitrici, rilanciando il processo di transizione verde del Paese. Si è passati, infatti, da una quota del 21,4% del 2020, anno in cui gli investimenti green avevano comunque tenuto, a una del 24,3%. E anche sul lungo periodo, la green economy accelera. Negli ultimi 5 anni, 531mila imprese italiane hanno investito sulla sostenibilità, con un aumento del 51% rispetto al periodo di rilevazione precedente (2014-2018).1140,6% delle imprese dell’industria ha investito, valore che sale al 42,5% nella manifattura. E le imprese green hanno performance migliori: sono più resilienti, innovano di più, esportano di più (prevedono +35% nel 2022, contro il 26% delle altre), aumentano il fatturato (49% contro 39%) e i posti di lavoro (23% assumono contro 16%). «Coesione, transizione verde e digitale sono i tre pilastri su cui si fonda il Next Generation Eu e che determinano l’assegnazione dei fondi del Pnrr. L’Europa ha capito che la transizione verde fa bene all’ambiente, ma nello stesso tempo rafforza l’economia. Non è Un caso se i settori in cui l’Italia va meglio sono quelli dove le prestazioni ambientali sono migliori», sottolinea Ermete Realacci, presidente di Symbola. Il Sedicesimo rapporto mostra l’usuale bicchiere mezzo pieno: l’economia italiana ha molti punti di forza, ad esempio è prima in Europa nell’economia circolare e nella produttività nell’uso delle materie prime, ma anche punti di debolezza, a partire dallo scarso sviluppo delle fonti rinnovabili. Oggi con i prezzi dell’energia alle stelle è più che mai evidente che se avessimo accelerato sull’energia del sole e del vento saremmo meno in crisi.