L’industria metalmeccanica riveste in tutti i Paesi industriali un ruolo particolarmente rilevante sia dal punto di vista quantitativo, in termini di occupazione, valore aggiunto e scambi internazionali, sia per il ruolo strategico che assolve, dal momento che produce la totalità dei beni d’investimento in macchine e
attrezzature attraverso i quali trasmette l’innovazione tecnologica a tutti i rami dell’industria e agli altri settori dell›economia. Ciò vale ancor di più per quei Paesi, tra cui l’Italia, essenzialmente trasformatori, il cui livello di benessere è strettamente legato alla capacità di competere ed esportare. Dal punto di vista quantitativo, il 100% delle categorie di prodotto che l’Istituto Nazionale di Statistica classifica tra i beni strumentali d’investimento appartiene al metalmeccanico e circa l’82% della produzione definita ad alta e medio/alta tecnologia è di origine metalmeccanica; circa l’80% delle sue produzioni, classificate sulla base delle spese sostenute in ricerca e sviluppo, sono definite ad alta e medio/alta tecnologia. Nel nostro Paese il settore occupa circa 1.600.000 addetti risultando così il secondo in Europa dopo la sola Germania. Produce ricchezza (misurata con il valore aggiunto) per oltre 120 miliardi di euro. Esporta beni per oltre 220 miliardi che rappresentano quasi la metà del fatturato settoriale.2
L’Italia ha avviato un percorso di ripresa dalla crisi epidemiologica con l’obiettivo di restituire un Sistema Paese e un Sistema Industriale profondamente trasformati. Innovazione, digitalizzazione, rivoluzione verde e transizione ecologica sono le direttrici su cui dovranno essere declinati gli obiettivi di trasformazione del Paese per un nuovo ecosistema industriale.
Per il comparto metalmeccanico, il tema della digitalizzazione rappresenta un duplice potenziale effetto leva dal momento che il recente rifinanziamento del piano nazionale Transizione 4.0 con i fondi del PNRR continuerà ad agevolare l’acquisto di macchinari ed attrezzature innovativi che contribuiranno alla competitività in termini di prodotto, ma soprattutto alla decarbonizzazione in termini di processo, visto che la trasformazione digitale emerge come uno dei fattori abilitanti chiave della transizione verde, accanto al suo ruolo tradizionale di abilitatore di una maggiore produttività di sistema. Il digitale risulta essere una delle armi più importanti a disposizione dell’Italia e delle sue aziende nel processo di decarbonizzazione che il Paese deve portare a termine entro il 2050. Il digitale, direttamente o indirettamente, contribuirà all’abbattimento del 53,2% delle emissioni italiane al 2050. Di queste, il 17,8% saranno ridotte grazie ad un contributo diretto del digitale, mentre il 35,4% saranno abilitate indirettamente grazie all’impulso che il digitale può fornire ad ulteriori tecnologie, processi ed infrastrutture nel percorso di decarbonizzazione.
Continua a leggere “Meccanica” p. 225 di “GreenItaly 2022. Un’economia a misura d’uomo contro le crisi” la ricerca su dati e storie della green economy italiana di Symbola e Unioncamere.