TREDICESIMO RAPPORTO GREENITALY DI FONDAZIONE SYMBOLA E UNIONCAMERE
FOCUS LOMBARDIA
UN’ECONOMIA A MISURA D’UOMO CONTRO LE CRISI
LE IMPRESE GREEN AFFRONTANO MEGLIO LE CRISI
LA LOMBARDIA È LA PRIMA REGIONE ITALIANA CON 90.520 IMPRESE CHE EFFETTUANO
ECO-INVESTIMENTI E PER CONTRATTI STIPULATI A GREEN JOBS
MILANO CON 161.847 È PRIMA TRA LE PROVINCE ITALIANE PER CONTRATTI A GREEN JOBS E 30.799 IMPRESE CHE INVESTONO GREEN
LA GREEN ECONOMY ACCELERA: 531 MILA IMPRESE ITALIANE NEGLI ULTIMI 5 ANNI (2017-2021)
HANNO INVESTITO SULLA SOSTENIBILITÀ PER AFFRONTARE IL FUTURO CON UN AUMENTO DEL 51% RISPETTO AL PERIODO DI RILEVAZIONE PRECEDENTE (2014-2018)
IN ITALIA 3,1 MILIONI DI GREEN JOBS, IL 13,7% DEGLI OCCUPATI
L’ITALIA È LEADER NELL’ECONOMIA CIRCOLARE E HA LA PIÙ ALTA PERCENTUALE DI AVVIO A RICICLO SULLA TOTALITÀ DEI RIFIUTI: L’83,4%, 30 PUNTI PERCENTUALI IN PIÙ RISPETTO ALLA MEDIA EUROPEA CON UNA CRESCITA STORICA NELL’ IMPIEGO DI MATERIA SECONDA NEI SETTORI INDUSTRIALI NEL BIENNIO 2020-2021
IN ITALIA IL 36% DEI CONSUMI ELETTRICI È STATO SODDISFATTO DA FONTI RINNOVABILI CON UNA PRODUZIONE DI CIRCA 113,8 TWH
REALACCI: “LA LOMBARDIA PUÒ ESSERE ALLA GUIDA DI UN’ITALIA CHE FA DELLA TRANSIZIONE VERDE CHIAVE PER COSTRUIRE UN’ECONOMIA E UNA SOCIETÀ PIÙ A MISURA D’UOMO E PER QUESTO PIÙ FORTI E CAPACI DI AFFRONTARE IL FUTURO. È QUESTA LA DIREZIONE INDICATA DALL’EUROPA CON IL NEXT GENERATION EU, ALLA BASE DEGLI INGENTI FINANZIAMENTI DEL PNRR, PER AFFRONTARE LA PANDEMIA E LA CRISI CLIMATICA. UN’ECONOMIA CHE, COME DICE IL MANIFESTO DI ASSISI, NON LASCIA INDIETRO NESSUNO, NON LASCIA SOLO NESSUNO. RAPPORTO GREENITALY SI CONFERMA UNA ACCELERAZIONE VERSO LA GREENECONOMY DEL SISTEMA IMPRENDITORIALE ITALIANO. UN’ITALIA CHE FA L’ITALIA E SPERIMENTA IN CAMPO APERTO UN PARADIGMA PRODUTTIVO FATTO DI SOSTENIBILITÀ, INNOVAZIONE, BELLEZZA, CURA E VALORIZZAZIONE DELL’AMBIENTE, DEI TERRITORI, DELLE COMUNITÀ. C’È MOLTO DI QUESTO DIETRO I SUCCESSI DEL MADE IN ITALY NEL MONDO CHE SPESSO SORPRENDONO GLI OSSERVATORI PIÙ SUPERFICIALI”.
FOSTI: “UN CONTESTO DI CRISI MULTIPLE COME QUELLO CHE STIAMO ATTRAVERSANDO RISCHIA DI RALLENTARE LA TRANSIZIONE GREEN MA PUÒ ANCHE ESSERE UTILIZZATO COME ACCELERATORE. L’ITALIA E IN PARTICOLARE LA LOMBARDIA STANNO MOSTRANDO CHE PERCORRERE QUESTA STRADA È POSSIBILE: LE IMPRESE GREEN POSSONO AFFRONTARE MEGLIO I MOMENTI DI CRISI E GENERANO UN IMPATTO POSITIVO A LIVELLO SOCIALE, AMBIENTALE ED ECONOMICO. IL FATTORE DETERMINANTE PER PROCEDERE IN QUESTA DIREZIONE SARÀ LA CAPACITÀ DI FORMARE COMPETENZE SPECIFICHE PER I GREEN JOBS E LE DIVERSE DIMENSIONI DI QUESTA TRANSIZIONE. ANCHE PER QUANTO RIGUARDA IL GREEN, L’INVESTIMENTO PIÙ IMPORTANTE SARÀ QUINDI SULLE COMPETENZE DELLE NOSTRE PERSONE”.
Milano, 20 Dicembre. L’Italia è il principale destinatario delle risorse del Recovery Plan e anche per questo è chiamata a un ruolo da protagonista nella transizione verde. La sostenibilità, oltreché necessaria per affrontare la crisi climatica, riduce i profili di rischio per le imprese e per la società tutta, stimola l’innovazione e l’imprenditorialità, rende più competitive le filiere produttive. Lo dimostrano i dati e le storie del Rapporto GreenItaly, arrivato alla tredicesima edizione, realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere, con la collaborazione del Centro Studi Tagliacarne. Al rapporto hanno collaborato Conai, Novamont, Ecopneus; molte organizzazioni e oltre 40 esperti di tutti i settori.
Il rapporto è stato presentato da Marco Frey, presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Symbola; Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola; Claudia Sorlini, vicepresidente Fondazione Cariplo; Regina De Albertis, presidente Assimpredil Ance; Raffaele Cattaneo, Assessore Ambiente e Clima Regione Lombardia.
“La Lombardia può essere alla guida di un’Italia che fa della transizione verde – dichiara Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola – chiave per costruire un’economia e una società più a misura d’uomo e per questo più forti e capaci di affrontare il futuro. è questa la direzione indicata dall’Europa con il Next Generation EU, alla base degli ingenti finanziamenti del Pnrr, per affrontare la pandemia e la crisi climatica. un’economia che, come dice il manifesto di assisi, non lascia indietro nessuno, non lascia solo nessuno. Nel rapporto greenitaly si conferma una accelerazione verso la greeneconomy del sistema imprenditoriale italiano. Un’Italia che fa l’Italia e sperimenta in campo aperto un paradigma produttivo fatto di sostenibilità, innovazione, bellezza, cura e valorizzazione dell’ambiente, dei territori, delle comunità. C’è molto di questo dietro i successi del made in Italy nel mondo che spesso sorprendono gli osservatori più superficiali”.
“Un contesto di crisi multiple come quello che stiamo attraversando – dichiara Giovanni Fosti, presidente della Fondazione Cariplo – rischia di rallentare la transizione green ma può anche essere utilizzato come acceleratore. L’Italia e in particolare la Lombardia stanno mostrando che percorrere questa strada è possibile: le imprese green possono affrontare meglio i momenti di crisi e generano un impatto positivo a livello sociale, ambientale ed economico. Il fattore determinante per procedere in questa direzione sarà la capacità di formare competenze specifiche per i green jobs e le diverse dimensioni di questa transizione. Anche per quanto riguarda il green, l’investimento più importante sarà quindi sulle competenze delle nostre persone”.
Sono oltre 531 mila le aziende che nel quinquennio 2017-2021 hanno deciso di investire in tecnologie e prodotti green: il 40,6% delle imprese nell’industria ha investito, valore che sale al 42,5% nella manifattura. Guardando alle performance economiche è possibile comprendere anche le ragioni che spingono le imprese a investire in prodotti e tecnologie verdi. Le imprese eco-investitrici sono infatti più dinamiche sui mercati esteri rispetto a quelle che non investono (il 35% delle prime prevedono un aumento nelle esportazioni nel 2022 contro un più ridotto 26% di quelle che non hanno investito) percentualmente aumentano di più il fatturato (49% contro 39%) e le assunzioni (23% contro 16%).
I contratti relativi ai green jobs – con attivazione 2021- rappresentano il 34,5% dei nuovi contratti previsti nell’anno. Andando nello specifico delle figure ricercate dalle aziende per le professioni di green jobs, emerge una domanda per figure professionali più qualificate ed esperte in termini relativi rispetto alle altre figure, che si rispecchia in una domanda di green jobs predominante in aree aziendali ad alto valore aggiunto. A fine anno gli occupati che svolgono una professione di green job erano pari a 3.095,8 mila unità, di cui 1.017,8 mila unità al Nord-Ovest (32,9 del totale green nazionale), 741,2 mila nel Nord-Est (23,9%), 687,9 mila unità nel Mezzogiorno (22,2%) e le restanti 648,8 mila al Centro (21%).
Siamo leader nell’economia circolare con un avvio a riciclo sulla totalità dei rifiuti – urbani e speciali – del 83,4% (2020): un risultato ben superiore alla media europea (53,8%) e a quella degli altri grandi Paesi come Germania (70%), Francia (64,5%) e Spagna (65,3%). A sottolineare il potenziale dell’Italia nella valorizzazione di materia a fine vita, anche il quarto posto al mondo come produttore di biogas – da frazione organica, fanghi di depurazione e settore agricolo – dopo Germania, Cina e Stati Uniti. Nel biennio 2020-2021 si è inoltre verificato un inatteso consolidamento della capacità di riciclo industriale dell’Italia – specialmente nel comparto cartario – che ha visto in tutti i settori incrementare, anche in maniera importante, la quota di materie seconde impiegate. Un eccellente risultato per la transizione ecologica e lo sviluppo di un’economia sempre più circolare. Tuttavia, in alcuni settori l’Italia deve ancora far ampio affidamento sulle importazioni di materia seconda dall’estero. Buone anche le performance del sistema industriale italiano, che a parità di valore prodotto genera meno rifiuti, con 47,4 tonnellate di rifiuti per milione di euro prodotto (2020), seconda solo alla Spagna (40,7), e un tasso d’uso di materia seconda di 21,6% (2020), che si avvicina al primato della Francia (22,2%). A questi si aggiungono i primati nella produttività nell’uso di materie prime (PIL/Consumo domestico di materia), nella produttività per consumi energetici (PIL/consumo lordo energia), e un buon posizionamento relativo all’efficienza delle emissioni (CO2eq/PIL).
Le Geografie del rapporto descrivono ampliamente i settori produttivi italiani, con sostenibilità ed economia circolare che si consolidano come temi nelle strategie delle aziende.
Nella filiera agroalimentare l’Italia ha diminuito le vendite di prodotti fitosanitari del 19%, ed è leader nel biologico europeo, con un’incidenza sulla superficie agricola utilizzata del 17,4% (2021). Inoltre, è in Italia il distretto biologico più grande d’Europa.
Anche nel mondo dell’edilizia, come evidenziato dai dati degli investimenti, è forte la spinta alla sostenibilità. Gli incentivi fiscali e bonus statali hanno fatto registrare una crescita degli investimenti (+25%) in riqualificazione del patrimonio abitativo nel 2021. Per il Superbonus, che va sicuramente migliorato riducendo il contributo ma stabilizzandolo nel tempo, garantendone l’efficacia e l’accesso alle famiglie più deboli economicamente, si calcola un impatto positivo sull’ambiente di valore pari a 979 mila tonnellate di CO2 risparmiata a cantieri conclusi e un risparmio medio annuo in bolletta di 500 euro per ogni beneficiario e di 15,3 miliardi di euro totali.
La filiera arredo-casa, come già rilevato nelle precedenti edizioni del rapporto, si conferma fortemente attiva sul tema sostenibilità: il 95% del legno viene riciclato per produrre pannelli per l’arredo, mentre il 67% delle imprese utilizza materie prime seconde e l’81% legno prodotto in modo sostenibile e recentemente si è dotata di un piano per accelerare nella transizione ecologica.
Il settore della meccanica, secondo in Europa per occupati, sta facendo i conti con il rischio di approvvigionamento delle materie prime critiche di cui l’Italia è fortemente dipendente dall’estero. Tuttavia, il comparto è in cerca soluzioni per allungare la vita utile dei macchinari, recuperare materiali per dare loro nuova utilità nel settore, digitalizzare ed efficientare i processi. Particolarmente spinti gli investimenti nel mondo delle acciaierie, anche queste in forte stress per l’aumento dei costi del gas: da Feralpi che ha annunciato un investimento di 116 mln per la realizzazione di un impianto fotovoltaico per raggiungere una produzione di 200 milioni di KW/h, ad Arvedi prima grande acciaieria al mondo certificata NET ZERO EMISSIONS, ovvero a zero emissioni nette di anidride carbonica. Un risultato raggiunto 28 anni prima del target fissato dalla Commissione Europea.
Emissioni a cui deve guardare con attenzione la filiera, che punta all’elettrificazione dei mezzi di trasporto per allinearsi alla decisione del Consiglio Europeo Ambiente, Clima ed Energia sul bando ai motori endotermici dal 2035. Una sfida importante per il settore italiano la cui produzione di vetture elettriche e ibride ha superato il 40% della produzione complessiva nazionale nel 2021, un balzo significativo da quel 0,1% del 2019. Anche la componentistica ha vissuto l’impatto degli incentivi statali (2020 e 2021) e della nuova domanda estera, con 1 azienda su 3 che si è posizionata sul mercato dei veicoli elettrificati. L’Italia è anche a lavoro per sviluppare una filiera dedicata a mezzi di trasporto pubblici elettrici o alimentati ad idrogeno. La chimica bio-based, come già raccontato nei precedenti rapporti, grazie a nuovi prodotti, amplia i campi di applicazione industriale – dall’agricoltura alla cosmesi, passando per i carburanti fino all’arredo – di particolare interesse il processo di sostituzione della chimica tradizionale a favore di processi chrome-free/metal-free nel settore conciario.
LOMBARDIA
Con 90.520 imprese, la Lombardia è al primo posto in Italia nella graduatoria regionale per numero assoluto di aziende che hanno investito, o investiranno entro l’anno, in tecnologie green. Passando dal livello regionale a quello provinciale, è Milano con le sue 30.799 imprese green la provincia più virtuosa della Lombardia. Seconda Brescia con 13.735 e a seguire Bergamo 10.296, Monza con 7.194, Varese con 6.933 imprese, Como con 5.413, Poi Pavia con 4.112; Mantova con 3.080; Cremona con 2.824 Lecco con 2.775; Sondrio con 1.908 e infine Lodi con 1.454. L’ottimo risultato della provincia di Milano è confermato anche su scala nazionale: Milano è al secondo posto in Italia nella graduatoria provinciale per numero di imprese green. Ma i primati della regione non si fermano qui: con 367.040 contratti stipulati a green jobs dalle imprese per il 2021, la Lombardia è al vertice anche della graduatoria regionale per numero di contratti stipulati o programmati entro l’anno. Milano con 161.850 attivazioni è al primo posto nella graduatoria nazionale delle province per numero di contratti stipulati a green jobs; Brescia 48.003; Bergamo 40.842; Monza 23.961; Varese 23.620; Como 14.128; Mantova 13.205; Pavia con 12.149; Lecco 9.294; Cremona 10.126; Sondrio con 4451 e infine Lodi con 5.412.