Il ritorno degli stranieri spinge l’arte e il turismo e i musei fanno il pieno di Sara Chiappori Nei civici milanesi e nelle mostre temporanee oltre due milioni di visitatori. Brescia e Bergamo scommettono sul loro ruolo come Capitali italiane della Cultura o vuoi vedere che, alla fine, la cultura ci salverà dandoci il pane e non solo le rose? Certo, il periodo è complicato: la pandemia, la guerra in Ucraina, l’emergenza energetica tendono a deprimere gli slanci, ma alcuni segnali più che positivi registrati nel 2022 spingono a guardare al comparto della produzione culturale e del suo indotto come a robusti fattori di ripresa. Soprattutto in Lombardia, locomotiva d’Italia anche da questo punto di vista. Già nel 2021, anno ancora funestato dal covid, dalle chiusure forzate e dalle norme di sicurezza sanitaria con inevitabili ricadute sui consumi culturali, i dati relativi alla nostra regione (secondo il rapporto “Io sono Cultura” realizzato da Unioncamere e Fondazione Symbola) indicavano un netto recupero del sistema produttivo culturale e creativo e dei suoi diversi settori (patrimonio storico e artistico, performing arts e arti visive, editoria e stampa, videogiochi e software, audiovisivo e musica, comunicazione, architettura e design): 343 miliardi di fatturato e 353.000 occupati, ovvero solo due punti percentuali in meno rispetto al 2019, ultimo anno dell’era pre pandemica, oltre tutto sull’onda di un lungo periodo di crescita. Dato che diventa ancora più significativo quando si scopre che equivale al 7% del valore complessivo della produzione in Lombardia. Con Milano ovviamente al primo posto, a garantire da sola 15 miliardi di euro e 192mila occupati. Troppo presto per avere una valutazione altrettanto dettagliata sui volumi del 2022, i primi dati in arrivo sembrano comunque giustificare un certo ottimismo. Complici forse anche la reazione ai lunghi mesi di isolamento e il bisogno di socialità che la fruizione culturale per sua natura veicola, colpiscono i numeri con cui i musei civici milanesi hanno chiuso l’anno: 1.322.460 visitatori che diventano 2.215.207 se si aggiungono gli 892.747 delle esposizioni temporanee (solo Palazzo Reale ha registrato 571.626 presenze, di cui 85.231 per la mostra “Bosch e un altro Rinascimento”). Dati che diventano ancora più interessanti se messi a confronto con i12019. Prendendo in esame il mese di dicembre, l’aumento nel 2022 è stato del 18%. La voglia di tornare a guardare oltre il perimetro di uno schermo non andrebbe sottovalutata. Ottima anche la performance della 23° Esposizione Internazionale. di Triennale, “Unknown Unknowns. An Introduction to Mysteries”: in sei mesi (dal 15 luglio all’8 gennaio) ha totalizzato 330.659 visitatori, ovvero il 17% in più rispetto all’edizione del 2019, quando i visitatori erano stati 281.421. Rilevante anche la presenza di turisti transitati in Triennale, corrispondente al 31% del totale. Quasi banale ricordarlo, ma turismo e cultura vanno insieme, irrobustendosi a vicenda. E generando indotto: alberghi, ristoranti, trasporti. Alla Scala, il teatro che tutto il mondo ci invida, nel 2022 sono tornati gli stranieri. Ed è una buona notizia, perché spesso sono gli acquirenti dei biglietti più costosi: per chi non ce l’ha a portata di mano ma di portafoglio, una serata al Piermarini è un evento sul quale investire perché potrebbe non ripetersi più. Nel 2019, il pubblico internazionale costituiva i131% del totale, andando a incidere sugli incassi del 45% circa. Chiuso il biennio pandemico, nel ’22 la quota di spettatori dall’estero è tornata ad assestarsi oltre il 30%. Non ci sono più i russi, che prima della guerra in Ucraina da soli rappresentavano il 10% degli stranieri in platea, a compensarli sono ora gli americani, che riscoprono il Belpaese anche in virtù del cambio favorevole del dollaro sull’euro. Il valore economico dell’industria culturale si misura anche in base ai livelli di occupazione che garantisce. In questo senso, da notare quel che succede al Piccolo Teatro, dove il numero di artisti scritturati è più che raddoppiato, passando dai 127 del 2019 ai 284 del 2023, mentre si sono addirittura triplicate le giornate lavorative, con un incremento del 146% (dalle 3.746 del ’19 alle 9.242 del ’22). Nella capitale dell’editoria, anche il festival Bookcity, tornato con oltre 140.000 presenze lo scorso novembre ai livelli del 2019, conferma che i consumi culturali, oltre alle persone (e ai cervelli), muovono l’economia. Non solo a Milano, ma anche nel resto della regione, dove Bergamo e Brescia insieme saranno Capitale della Cultura 2023 con sperabili conseguenze positive anche in termini di fatturato. Intanto, a Brescia, al Teatro Grande si festeggia il ritorno in sala del pubblico che nel 2022 si è riallineato al 2019, con 4L392 spettatori, mentre da Gardone Riviera, e per la precisione dal Vittoriale, sontuosa dimora dannunziana sul lago diventata museo, arriva uno dei dati più clamorosi. Nel 2022 i visitatori sono stati 267.512, quasi il 50% in più rispetto all’anno precedente.