Il design in Italia è una realtà formata da 36mila operatori (20.320 liberi professionisti e 15.986 imprese) che lavorano nell’ambito della progettazione, declinata in prodotti, spazi, comunicazione, servizi e digitale. Nel 2021 hanno generato un valore aggiunto pari a 2,9 miliardi di euro per 63mila occupati. Numeri in crescita rispetto al 2020, quando si registravano 2,7 miliardi di euro di giro d’affari e 62mila occupati. A mettere in fila questi dati è il report Design Economy 2023 a cura di Fondazione Symbola, Deloitte Private e PoliDesign (con il supporto di Adi, Circolo del Design, Comieco, AlmaLaurea e Cuid) presentato ieri a Milano con la partecipazione del ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. Il nostro Paese è primo in Europa per numero di aziende (i116,2% del totale, meglio di Francia e Germania), addetti (1119,1%, la Germania si ferma a1164%) e fatturato (il 19,9% di quello europeo, contro i119,1% della Germania e ilio57% della Francia). «L’Italia, che già aveva il primato europeo per numero di aziende, rispetto all’ultima rilevazione ha superato la Germania anche per fatturato e addetti», ha osservato Domenico Sturabotti, direttore di Fondazione Symbola, che ha inoltre sottolineato come la crescita del valore generato dal settore (+9,6%) sia stata superiore a quella del resto dell’economia italiana. 1160% delle imprese si concentra in Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto. Milano, che si prepara ad accogliere il Salone del Mobile dal 18 al 23 aprile, si conferma la capitale del design italiano, raccogliendo il 14,3% delle imprese e i118,4% del valore aggiunto totale. Competenze e sostenibilità sono al centro di questa filiera. I livelli di competenza richiesti sono considerati alti o medi dall’86,9% degli intervistati. Il sistema formativo italiano del design conta del resto 91 istituti accreditati nell’anno accademico 21/22 (+12% rispetto a quello precedente) e 14.907 studenti: (+3,8%). Per quanto riguarda invece la sostenibilità, l’87,4% dei soggetti intervistati ne sottolinea l’importanza in progetti in corso, quota che arriva al 96,5% delle Pmi. «Oltre alle sfide manageriali tradizionali, le imprese del design dovranno far fronte alla richiesta di sostenibilità che viene da consumatori, investitori e regolatori: specialmente per le Pmi, i rating di filiera e il rating Esg potranno rappresentare un biglietto da visita per operare in un contesto globale dove la sostenibilità è un prerequisito fondamentale per rimanere sul mercato», ha commentato Ernesto Lanzillo, Deloitte Private Leader. «L’identificazione di un prodotto sostenibile come prodotto di qualità migliore è una molla formidabile per l’economia italiana. La transizione è una grande opportunità. Ma bisogna guardarla capendo i punti di forza del Paese, e il design è uno di questi», ha aggiunto Ermete Realacci, presidente di Symbola.