Fondazione Symbola, Deloitte Private e POLI.design, con il supporto di Adi, Circolo del Design, Comieco, AlmaLaurea e Cuid hanno presentato oggi i risultati del report ‘Design Economy 2023’, con l’obiettivo di accrescere la consapevolezza del valore del design per la competitività del sistema produttivo nazionale. Hanno presentato il rapporto presso l’Adi design museum di Milano, Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola; Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del made in Italy; Ernesto Lanzillo, Deloitte Private Leader; Francesco Zurlo, professore di Poli.Design e preside della Scuola del Design del Politcenico di Milano; Luciano Galimberti, presidente Adi; Domenico Sturabotti, direttore della Fondazione Symbola.
“La leadership italiana nel design conferma il suo ruolo importante come infrastruttura immateriale del Made in Italy e protagonista nella sfida della sostenibilità. Nel pieno di una transizione verde e digitale -dichiara Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola- il design è chiamato nuovamente a dare forma, senso e bellezza al futuro”.
“Molti aspetti della nostra vita, così come molti settori -continua- mutano: dalla metamorfosi della mobilità verso modelli condivisi, interconnessi ed elettrici, ai processi di decarbonizzazione e dell’economia circolare che stanno cambiando l’industria e le relazioni di filiera. I prodotti, in un contesto di risorse scarse, dovranno necessariamente essere riprogettati per diventare più durevoli, riparabili, riutilizzabili. Il rapporto tra design e sostenibilità è alla base del nuovo Bauhaus europeo lanciato dalla presidente Von der Leyen per contribuire alla realizzazione del Green Deal europeo anche per questo l’Italia ne è una naturale protagonista. Perché, come scritto nel Manifesto di Assisi, affrontare con coraggio la crisi climatica non è solo necessario ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro”, ha spiegato ancora.
Lanzillo, Deloitte Private Leader, ha commentato: “le imprese del design made in Italy hanno dimostrato grande forza e capacità di trasformazione in questi anni complessi, segnati dalla pandemia, dalla guerra in Ucraina e dall’inflazione che ne è derivata. Infatti, nonostante uno scenario così complesso, l’Italia si conferma il Paese europeo con il maggior numero di imprese attive nell’ambito del design, con vaste e positive ricadute sul territorio sia in termini di occupazione sia di valore aggiunto generato. Questo settore, però, risulta ancora molto frammentato, composto prevalentemente da liberi professionisti e micro o piccole imprese”.
“È dunque importante -ha aggiunto- pensare ad azioni mirate al rafforzamento delle competenze manageriali e imprenditoriali, che consentano alle organizzazioni di continuare a crescere e di sapere rispondere alle grandi trasformazioni dell’economia sia nazionale sia globale. Oltre alle sfide manageriali ‘tradizionali’, le imprese del design dovranno far fronte alla richiesta di sostenibilità che viene da consumatori, investitori e regolatori: specialmente per le pmi, i rating di filiera e il rating esg potranno rappresentare un biglietto da visita per operare in un contesto globale dove la sostenibilità, tramite il buon governo societario, è un prerequisito fondamentale per rimanere sul mercato”, ha concluso.