Personaggio chiave nella lotta per le investiture, la Grancontessa Matilde di Canossa fu preziosa alleata di Papa Gregorio VII nella guerra contro l’imperatore Enrico IV.

Alla morte di sua madre Beatrice nel 1076, Matilde ereditò vasti possedimenti che si estendevano dal Lago di Garda fino a Lucca e comprendevano le attuali regioni della Lombardia, dell’Emilia-Romagna e della Toscana, attraversate oggi dal cammino che ripercorre i luoghi fondamentali della sua vita.

Lunga 284 km, la Via Matildica parte da Mantova, dove probabilmente la Grancontessa nacque nel 1046, e arriva a Lucca, città di origine di Sigfrido, capostipite dei Canossa. Il cammino interessa 32 comuni, di cui 12 piccoli.

Partiti da Palazzo Te a Mantova (città patrimonio UNESCO), progettato dal celebre architetto rinascimentale Giulio Romano su commissione di Federico II Gonzaga, si attraversa il Po nei pressi di San Benedetto Po, inserito nel circuito dei “borghi più belli d’Italia”. Nel paese si visita l’Abbazia di San Benedetto in Polirone, costruita nel 1007 da Tedaldo di Canossa, in cui è conservato un organo a canne del 1726.

Qui riposarono le spoglie di Matilde dal 1115 fino al 1632, quando vennero portate a Roma, presso Castel Sant’Angelo, per volere di Papa Urbano II e infine trasferite nella Basilica di San Pietro, onore riservato solamente ad altre due donne: Cristina di Svezia e Maria Clementina Sobieska.

Entrati in Emilia-Romagna si fa tappa a Guastalla, dove sorge la concattedrale di San Pietro Apostolo, progettata da Francesco da Volterra e consacrata nel 1574 da San Carlo Borromeo. Giunti a Reggio Emilia, il cammino prosegue per i ruderi del castello di Canossa, dove avvenne la celebre umiliazione di Enrico IV.

Nel 1077, quando l’imperatore arrivò sotto al castello per chiedere la revoca della scomunica al Papa, ospite di Matilde, il pontefice lo fece attendere in ginocchio per tre giorni, con il capo cosparso di cenere, prima di riceverlo e revocare il provvedimento.Da allora l’espressione “andare a Canossa” indica l’umiliazione di chi chiede perdono per gli errori commessi.

Il cammino inizia quindi a salire sull’Appennino Reggiano passando per Casina, comune in cui da oltre 50 anni si tiene la Fiera del Parmigiano Reggiano, uno dei prodotti alimentari italiani DOP più famosi e apprezzati nel mondo, e Carpineti, dove si possono ammirare i ruderi del Castello delle Carpinete, che si staglia sulla cima del monte Antognano (805 m s.l.m.). Qui Matilde ospitò Papa Gregorio VII dopo l’umiliazione di Enrico IV.

Superata Toano, il primo comune toscano che incontra la Via Matildica è Castiglione di Garfagnana, tra i “borghi più belli d’Italia”. L’intero abitato si presenta come una fortezza cinta da mura trecentesche e torrioni perfettamente conservati, circondata dai boschi di castagno da cui si ricava la Farina di neccio della Garfagnana, certificata prodotto DOP.

L’ultimo tratto del cammino passa per Barga dove, in località Castelvecchio Pascoli, si può visitare la casa in cui il poeta Giovanni Pascoli visse tra il 1895 e il 1912, che conserva ancora gli arredi originali. Prima di giungere a Lucca (dove si trova il crocifisso ligneo denominato Volto Santo) si passa per Borgo a Mozzano, da cui si attraversa il fiume Serchio sul Ponte della Maddalena, edificato nell’XI secolo per volere di Matilde di Canossa e ristrutturato nel XIV secolo. L’architettura, conosciuta anche come “Ponte del Diavolo”, è protagonista di diverse leggende legate a Satana.

 


Questo contributo fa parte della rubrica Cammini d’Italia, parte del rapporto Piccoli Comuni e Cammini d’Italia, realizzato da Fondazione Symbola e Fondazione IFEL.
Progetto grafico a cura di Bianco Tangerine.