Il percorso della Via Francigena che conosciamo oggi è quello descritto dall’arcivescovo di Canterbury Sigerico, che nel proprio diario descrisse le ottanta tappe del suo viaggio di ritorno da Roma all’Inghilterra. Giunto a Pontremoli, scelse di attraversare l’Appennino sul Passo della Cisa per raggiungere città di pianura come Fidenza, Piacenza e Pavia.
Esisteva però anche un percorso alternativo, nel tratto da Pavia a Pontremoli, già utilizzato dai re longobardi e dagli abati dell’Abbazia di Bobbio, una scorciatoia che si snoda sugli Appennini: la Via degli Abati. Il cammino attraversa tre regioni (Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana) e dei 24 paesi incrociati, ben 20 sono piccoli comuni, in virtù della natura montana del cammino. Non a caso, infatti, il percorso è conosciuto anche con il nome di “via Francigena di montagna”.
I 190 km della Via degli Abati sono costituiti da mulattiere e sentieri in terra battuta, che offrono suggestivi panorami sui valichi e le vallate dell’Appennino Settentrionale.
Il punto di partenza del cammino è Pavia, città che si lascia per entrare nel Parco Naturale lombardo della Valle del Ticino, nel territorio dei comuni di Valle Salimbene, Linarolo e Mezzanino, attraversando il Po sul ponte della Becca nel punto in cui vi affluisce il Ticino.
Superato Broni, nell’Oltrepò pavese, camminando tra i vigneti, si giunge nel comune di Alta Val Tidone, che raggruppa i tre paesi di Nibbiano, Pecorara e Caminata, dove si può visitare il Giardino Botanico Alpino di Pietra Corva, che ospita oltre 1200 varietà di piante.
Salendo di quota, si entra nei possedimenti che furono dell’Abbazia di San Colombano a Bobbio. Il percorso passa per Zavattarello, che deve il suo nome all’attività di ciabattini che i suoi abitanti svolgevano nel Medioevo: nel dialetto locale infatti “savatte” indica le ciabatte. Inserito nel circuito “borghi più belli d’Italia”, il paese è dominato dal castello che il vescovo di Bobbio donò alla famiglia Dal Verme nel 1330.
Si discende poi verso Bobbio, tappa fondamentale del cammino per la sua valenza storica, religiosa e culturale. Qui si trova la Basilica di San Colombano, che nel 614 giunse nel paese. Quando il monaco irlandese, che aveva predicato tra l’Inghilterra e la Francia, entrò in contrasto con la regina dei Franchi Brunechilde e con le autorità religiose, decise di recarsi a Roma per ottenere l’approvazione della sua regola dal Papa. Sulla strada, però, in cambio di un servizio reso alla regina Teodolinda, ricevette in dono i terreni del Monte Penice, e qui fondò il suo monastero, dove morì nel 615.
Nel borgo, oltre al monastero dove sono custodite le spoglie del Santo, si possono ammirare architetture come il Ponte Gobbo, che collega il paese alla riva destra del Trebbia, e il castello Malaspina-Dal Verme.
Il cammino prosegue quindi per Coli, dove una leggera deviazione permette di visitare la Spelonca di San Michele, luogo eremitico dove San Colombano si ritirò per le celebrazioni della Pasqua.
Continuando lungo le montagne, si supera il Passo della Sella dei Generali, che con i suoi 1217 m è il punto più alto del cammino, e si giunge a Bardi, borgo famoso per le sue architetture militari e dominato dal castello che sorge su uno sperone di diaspro.
Superato il confine con la Toscana si entra nella Lunigiana, arrivando infine a Pontremoli (oggi sede dell’importante premio letterario Bancarella), dove la visita al Duomo e al Convento dei Cappuccini pone fine al cammino.
Questo contributo fa parte della rubrica Cammini d’Italia, parte del rapporto Piccoli Comuni e Cammini d’Italia, realizzato da Fondazione Symbola e Fondazione IFEL.
Progetto grafico a cura di Bianco Tangerine.