Nell’Università di Bologna – la più antica al mondo – le scienze mediche sono insegnate da oltre 700 anni, da quando, nel XIV secolo, agli originari studi di giurisprudenza si affiancarono le scuole dei cosiddetti “artisti”, che comprendevano anche studiosi di medicina. Una tradizione che, unita all’innovazione, continua ancora oggi a fornire ricerche per migliorare la salute. Ad esempio, il Dipartimento di Chimica “Giacomo Ciamician” e il Dipartimento di Fisica e Astronomia sono attualmente impegnati nel progetto europeo Lion-Hearted, che vede coinvolti otto partner da tutta Europa, tra cui l’IIT che ne è coordinatore, per la rigenerazione del cuore e devi vasi sanguigni. Mettendo insieme competenze di cardiologia, nanotecnologie e tecnologie della luce, il progetto si propone di individuare materiali organici sensibili alla luce da impiantare nei tessuti biologici che, una volta illuminati, possano ripristinare le cellule danneggiate. Per studiare l’interazione tra questi materiali e i tessuti cardiaci, l’ateneo sta mettendo a punto nuove tecniche di microscopia, basate su nanosonde e sonde elettrochimiche. Per quanto riguarda l’ortopedia, invece, l’università porta avanti progetti come Personalized-Scaffolds, che unisce ingegneria tissutale, stampa 3D e nanotecnologie per la realizzazione di sostituti ossei in biomateriali e cellule umane, assorbibili dall’organismo. Insieme all’Istituto Ortopedico Rizzoli, l’università è stata protagonista del primo intervento al mondo di ricostruzione di un’intera caviglia, con una protesi su misura realizzata grazie alla stampa 3D.