Anche in Italia c’è qualche motivo per essere orgogliosi. Non va tutto male. Non è facile, nel periodo complicato che stiamo attraversando, concentrarsi su quello che in Italia, silenziosamente ma tenacemente, va per il verso giusto. Non è facile, ma è necessario, perché alzare gli occhi da terra è l’unico modo per vedere la strada davanti a sé. Mercoledì scorso, sul Foglio, Marco Fortis ha messo in fila alcuni buoni motivi per rivendicare quell’orgoglio italiano evocato nel discorso programmatico di Mario Draghi come il grande dimenticato nell’autopercezione nazionale. Tra chi lavora da parecchio tempo a questa operazione di consapevolezza e valorizzazione, al punto di averne fatto la propria ragione sociale, c’è la Fondazione Symbola per le qualità italiane. Se il perdono per chi non sa quello che fa è evangelicamente garantito, ben più imperdonabile appare oggi chi non sa quello che ha. Symbola, con i suoi rapporti periodici e il suo lavoro di messa in rete delle esperienze nazionali d’avanguardia all’insegna della triade “sostenibilità, innovazione, bellezza”, ci mette davanti agli occhi proprio ciò che abbiamo e non conosciamo abbastanza. Punti di forza del marchio Italia che, ora più che mai, appaiono in perfetta sintonia con le linee tracciate nel Next Generation Eu, e che ritroviamo anche nell’ultimo rapporto, presentato lo scorso 3 marzo dalla fondazione, in collaborazione con Fassa Bortolo (sistemi integrati per l’edilizia) e con la partnership tecnica di Assorestauro. S’intitola “100 italian architectural conservation stories” (consultabile su Symbola.net) e racconta i risultati, la competenza e la capacità di progettazione e innovazione di cui danno prova aziende, centri di ricerca e istituzioni pubbliche e private del nostro paese nel campo del recupero e del restauro architettonico del patrimonio storico. Fare di necessità virtù, nel paese con il patrimonio storico più vasto e importante del mondo, vera base dell’identità nazionale e per questo da sempre alle prese con problemi di conservazione, recupero e integrazione del nuovo con l’antico e l’antichissimo ha comportato la crescita di eccellenze e di esperienze originali che coprono l’intero processo di recupero e restauro dei beni architettonici. Forti di una scuola di pensiero davvero unica al mondo i cui numi tutelari portano i nomi di Cesare Brandi, Giulio Carlo Argan, Giovanni Urbani possiamo contare su esperienze avanzate nel campi della ricerca e messa a punto di materiali e tecnologie, della progettazione, della diagnostica, della certificazione, e infine dell’intervento concreto di recupero, un bene altamente esportabile ed esportato in tutto il mondo.