«Puntare a una riconversione ecologica della nostra economia, senza cedere all’accelerazione del tempo, dei processi umani e tecnologici, ma tornando a relazioni vissute e non consumate. Siamo chiamati a essere creativi, come gli artigiani, forgiando percorsi nuovi e originali per il bene comune».
Papa Francesco
La crisi climatica e recentemente quella pandemica stanno generando profonde ferite nell’economia e nella società che avranno bisogno di tempo e come indicato nel Manifesto di Assisi delle migliori energie del Paese per essere superate. Siamo ad un passaggio della storia che, come nel dopoguerra, chiama il mondo della cultura e della creatività a svolgere un ruolo di accompagnamento nella trasformazione oggi ecologica e digitale del sistema produttivo nazionale, per renderlo più resiliente e competitivo.
Parliamo di filiere che ogni anno producono ricchezza diretta per oltre 90 mld di euro e attivano altri settori dell’economia, arrivando a muovere, nell’insieme, 265,4 mld, equivalenti al 16,9% del valore aggiunto nazionale. Un dato comprensivo del valore prodotto dalle filiere del settore, ma anche di quella parte dell’economia che beneficia di cultura e creatività e che da queste viene resa più competitiva. Come evidenziato da un recente studio di Fondazione Symbola e Deloitte che conferma la correlazione positiva tra investimenti in design delle imprese manifatturiere e la crescita di fatturato ed export, +10-15%, percentuale che raddoppia quando le stesse aziende investono anche in tecnologie sostenibili.
Per questo pensiamo che i settori creativi debbano, soprattutto in questo momento, rappresentare una infrastruttura chiave per sviluppare quell’innovazione necessaria per raggiungere gli obiettivi promossi dai programmi Next Generation EU e Green New Deal, per rendere il nostro Paese più forte. Dando un contributo importante per ridisegnare processi produttivi circolari, servizi digitali della PA più efficienti, una sanità territoriale più vicina alle persone, territori più interconnessi, luoghi di lavoro e di vita più accoglienti e salubri, un turismo più digitale, città più sicure e vivibili.
Un’opportunità che deve essere colta nel PNRR – Piano nazionale per la ripresa e la resilienza definendo misure specifiche sulla creatività nei processi di sviluppo. Dall’istituzione di misure dedicate al trasferimento di innovazione dalle filiere culturali e creative ai settori manifatturieri e dei servizi e alla Pubblica Amministrazione. All’individuazione di centri nazionali di competenza sulla creatività, con l’obiettivo di rendere, più digitale, sostenibile, circolare e competitivo il Made in Italy. Dalla piena attuazione della normativa sulle imprese culturali e creative al completamento delle norme riferite al terzo settore. Dall’avvio di una campagna di progettazione design-oriented dei nuovi sistemi di accoglienza del pubblico negli edifici di strutture dedicate alla popolazione (altri degli ospedali e dei presidi socio-sanitari, delle scuole e delle palestre, check-in di aeroporti e stazioni, uffici anagrafi dei Comuni, etc) agli hub culturali e creativi nei processi di rigenerazione urbana delle città. Qualità e creatività sono da sempre caratteristiche riconosciute alle imprese italiane. Nonostante questo primato, in questo momento rischiamo di perdere questo posizionamento, se non pensiamo ad azioni dedicate ad alimentare questi fattori che hanno consentito alle nostre imprese di raggiungere importanti risultati sui mercati internazionali, fattori di cui abbiamo fortemente bisogno in uno scenario in forte evoluzione che chiede al mondo produttivo nuovi prodotti e nuovi processi all’altezza delle sfide del tempo.
Ermete Realacci, Presidente della Fondazione Symbola
Andrea Cancellato, Presidente di Federculture
Luciano Galimberti, Presidente ADI
Ugo Bacchella, Presidente della Fondazione Fitzcarraldo
Giovanna Barni, Carlo Scarzanella, Irene Bongiovanni, Alleanza delle Cooperative Italiane Cultura.
Leggi qui il comunicato stampa dell’appello.