La crisi delle materie prime inizia a far sentire i primi effetti sulla ripresa di uno dei settori che ha recuperato più in fretta il terreno perduto nei primi mesi di pandemia, posizionandosi a metà anno ben oltre i livelli di fatturato pre-Covid: l’arredamento. Un piccolo campanello d’allarme arriva infatti dai dati sulle esportazioni di luglio del comparto, elaborati dal centro studi di FederlegnoArredo. Intendiamoci: stiamo pur sempre parlando di cifre positive, con una crescita del 6,7% di vendite all’estero rispetto ai primi sette mesi del 2019, con tutti i primi dieci mercati in aumento. Tuttavia, il dato riflette il primo rallentamento di una crescita che sembrava inarrestabile e che a giugno aveva raggiunto il +7,3%.

La difficoltà di evadere gli ordini

Segno forse che la domanda inizia a frenare, dopo la scorpacciata dei mesi precedenti? Secondo il presidente di Fla, Claudio Feltrin, la ragione è un’altra: «Le aziende sono piene di ordini, sebbene con delle differenze tra le categorie merceologiche, quindi il problema non è tanto di una diminuzione della domanda, quanto la difficoltà da parte delle imprese di evadere gli ordini», spiega. Nel migliore dei casi, perciò, si stanno allungando i tempi necessari a trasformare questi ordini in fatturato. Nel peggiore, almeno in prospettiva, è che qualche ordine possa essere cancellato dai clienti a causa dei ritardi di fornitura.

«È un calo leggero, ma quasi mezzo punto in meno in un mese deve farci riflettere – osserva Feltrin –: nei primi sei mesi dell’anno le imprese sono riuscite a sopperire, grazie alle scorte, alla mancanza di materie prime e alle difficoltà di approvvigionamento che tutti conosciamo. Ma ora anche le scorte iniziano a scarseggiare e i primi effetti si sentono. Questo potrebbero creare un raffreddamento della crescita che stiamo vivendo da un anno a questa parte».