Realizzato in collaborazione con Bruno Zambardino – responsabile affari Ue Istituto Luce Cinecittà /DG Cinema e Audiovisivo Mibact, e Giulia Elena Berni – analista dei media e delle tlc.
Questo contributo fa parte della rubrica #iosonocultura, parte del Decimo rapporto IO SONO CULTURA realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere e Regione Marche in collaborazione con l’Istituto per il Credito Sportivo.
Seconda parte – Prove di resilienza e prospettive di rilancio
Accanto agli sforzi del governo, degli operatori e dell’Europa, va aggiunta la pronta risposta del settore nel complesso, che sta adottando modalità innovative per continuare a proporre la propria offerta culturale attraverso le nuove tecnologie. In una fase storica in cui si fatica a vedere un orizzonte entro il quale programmare le fasi di ripresa delle attività, in cui è d’obbligo limitare i rapporti sociali e i contatti umani, è lo streaming e la diffusione on line di contenuti, in tutte le sue componenti, a prendersi una rivincita. Così per passare il tempo in casa, si sono moltiplicate le iniziative e le sperimentazioni promosse sul web, un numero crescente di rassegne e festival non si è arreso, dando vita ad innovative formule blended per evitare semplici trasposizioni online. L’8 marzo, data del Decreto di chiusura delle attività produttive, il Ministro Franceschini aveva rivolto un appello via tweet a tutti gli operatori culturali per spostare la loro offerta online. Nell’arco di un mese abbiamo assistito ad una esplosione di offerte e iniziative che hanno rafforzato il senso di comunità professionale ed esaltato la creatività e le potenzialità del settore audiovisivo. La Cineteca di Milano – prima grande città italiana ad essere colpita dall’emergenza – mette a disposizione il proprio archivio di circa 500 titoli tra film e documentari, in continuo aggiornamento, che diviene consultabile gratuitamente grazie al servizio di streaming online. Circa 30mila utenti si sono iscritti al servizio in poche settimane: dall’Italia, Europa, Stati Uniti e America Latina, con picchi di 70mila visite quotidiane. Una iniziativa simile, quella della Cineteca del Museo del Cinema di Torino, che mette a disposizione 250 film per la fruizione gratuita in streaming. Anche il Portale dell’Archivio storico del Luce, già consultabile gratuitamente con i suoi oltre 70.000 filmati, si arricchisce nei giorni dell’emergenza sanitaria di 300 documentari muti con filmati rari dal 1927 al 1931. E sul web ha trovato riparo la XV edizione di Cortinametraggio, il festival di corti in programma alla fine di marzo. La rassegna è stata la prima in Italia ad andare online, aderendo alla campagna #iorestoacasa, con gran successo di visualizzazioni per le cinque serate, con una media di 50.000 visualizzazioni giornaliere sulla propria piattaforma e, in contemporanea, sulla piattaforma tv Canale Europa.
Il cinema di qualità sta trovando un suo spazio virtuale sul web:
il Cinema Beltrade di Milano (si potrebbero fare numerosi altri esempi) ha lanciato sulla piattaforma Vimeo l’iniziativa Beltrade sul sofà, una rassegna di cinema d’autore in VOD, con “biglietti responsabili” a prezzi differenziati, a seconda delle possibilità economiche degli spettatori. C’è poi Cinema da Casa, l’iniziativa ideata e promossa da Alice nella Città, la sezione parallela e autonoma della Festa del Cinema di Roma. Tutte le sere, alle 22 in punto, il cinema si vede da casa e viene proiettato sulle facciate dei balconi della Capitale e anche di altre città italiane: vi aderiscono Firenze, Bologna e Bari ma anche molte città estere. L’invito, per chi possiede un videoproiettore, è a proiettare spezzoni di film, o a suggerire film che verranno proiettati, per poi condividere le immagini sui social. E per non perdere l’abitudine all’esperienza collettiva che costituisce il guardare un film al cinema, il cantiere culturale bolognese Pop Up Cinema ha lanciato una sala cinematografica virtuale da 2.604 posti per vedere un film ogni sera dal divano di casa e commentare insieme via social. L’iniziativa è stata realizzata in collaborazione con Bper Banca e MYmovies, che ha già organizzato un’iniziativa simile nelle settimane precedenti con 50 film in streaming. L’accesso è gratuito previa prenotazione. Nel pensiero del promotore, Andrea Romeo, la possibilità di entrare in contatto con il pubblico tramite il digitale va sperimentata: non bisogna rinunciare alle sale (o ai festival), ma si deve provare la strada dell’innovazione digitale (da valorizzare maggiormente come forma di arricchimento e diversificazione anche quando si tornerà alla normalità) e continuare così a fare gli operatori culturali usando gli strumenti della rete.
Da metà maggio gli appassionati di cinema d’autore potranno accedere a Mio Cinema una piattaforma on demand frutto della collaborazione tra Lucky Red, Circuito Cinema e MyMovies, concepita come uno strumento dinamico per chi ama andare al cinema in grado di offrire oltre alla visione in sala, film in streaming, promozioni, contenuti originali, servizi, informazioni, masterclass, anteprime esclusive in modo da mantenere aperto il dialogo con le sale. Due gli obiettivi dei promotori: creare la prima comunità del cinema d’autore in Italia, diventando un punto di riferimento per il vasto pubblico di appassionati, e contestualmente lavorare insieme alle sale ad un sistema integrato di offerta e comunicazione, che ribadisca il ruolo centrale del cinema come luogo nevralgico di tutta la filiera e punto di riferimento sociale e culturale sul territorio. Anche in questo caso il messaggio è chiaro: le piattaforme devono porsi, quando la situazione sarà tornata normale, come un’estensione digitale del cinema, dove poter trovare tutto quello che non è più in sala, nel rispetto delle finestre di sfruttamento.
Merita una segnalazione anche True Colours Virtual Cinema iniziativa che True Colours, società leader della distribuzione internazionale propone a partire dal 1° maggio ai suoi partner internazionali in risposta all’emergenza COVID-19. Si tratta di una screening room online, una vera e propria sala virtuale a disposizione di qualsiasi operatore che voglia proporre al suo pubblico i titoli presenti nel catalogo della società. In questo modo tutti gli appassionati di cinema italiano nel mondo potranno continuare a fruire del meglio della cinematografia del nostro paese nonostante la chiusura delle sale. Il servizio realizzato con il supporto di MYmovies, permette di creare veri e propri eventi di cinema online ed è dedicato esclusivamente a festival, Istituti di Cultura, scuole, università, associazioni culturali, e qualunque organizzazione o esercente che desideri mostrare al proprio pubblico, limitatamente al proprio territorio, i titoli che la società propone.
Sul versante dei festival Afic, l’Associazione nazionale che li rappresenta, ha lanciato una app – Map to the Stars – per orientarsi attraverso la costellazione degli oltre 75 festival aderenti presenti sul territorio, favorendo così una maggiore interconnessione tra le manifestazioni che si adeguano alle nuove tecnologie. Intanto venti manifestazioni cinematografiche di primo piano, tra cui Cannes, Venezia, Berlino e Toronto, ma anche altri festival in giro per il mondo, da Gerusalemme a Sydney, parteciperanno a un evento virtuale che offrirà una selezione di film gratis su YouTube. L’evento lanciato dal Tribeca film festival di New York, e da YouTube, dal titolo We are one: global film festival si svolgerà dal 29 maggio al 7 giugno, e comprenderà lungometraggi, corti, documentari, musica e incontri virtuali. Una parte dei proventi sarà devoluta all’Organizzazione mondiale della sanità. A proposito di Venezia 77, ad oggi le date di settembre della Mostra sono confermate: secondo le intenzioni del Direttore Alberto Barbera si punterà ad un festival-laboratorio apripista per le kermesse successive, con un numero ridotto di spettatori e accreditati, conferenze stampa online e proiezioni che potranno essere seguite su piattaforme sicure per i giornalisti non presenti. Ma non mancheranno il red carpet, le star al Lido e interviste ad attori e registi e incontri ristretti compatibili.
Numerose piattaforme offrono gratuitamente online i propri contenuti diversi da film, ma comunque collegati all’industria.
Ad esempio, a Cinecittà hanno lanciato la campagna social A casa con Cinecittà: due volte a settimana, sui profili Instagram, Facebook e Twitter, vengono pubblicati video illustrativi e materiali didattici da scaricare gratuitamente. Le attività sono differenziate per le diverse fasce d’età: ogni lunedì materiali scaricare per famiglie e ragazzi, e poi contenuti dedicati alla Scenografia, o la scheda per capire come nasce uno Storyboard. La Fondazione Cinema per Roma ha invece lanciato Prima e dopo il Virus: parla il cinema italiano, che raccoglie in video le testimonianze di autori, produttori e attori del nostro cinema. Le clip sono poi condivise sul sito e sui canali social della Fondazione. Nel corso delle video interviste, a cui si sono prestati, tra gli altri, Carlo Verdone, Liliana Cavani, Daniele Luchetti, i protagonisti consigliano al pubblico film, serie, libri, esperienze, discutendo i modi in cui l’epidemia influenzerà e modificherà i racconti del cinema e, infine, immaginando le prime cose da fare non appena si potrà tornare alla vita di tutti i giorni.
Oltreoceano, per contenere le perdite derivanti dalle misure eccezionali adottate per affrontare l’emergenza sanitaria, si torna a parlare di drive in come modalità di proiezione che garantisce la distanza tra gli spettatori:
89 dei 305 drive in negli USA sono costretti alla chiusura, ma si registrano risultati incoraggianti negli impianti rimasti aperti. Si parla mediamente di un 20% di affluenza e prenotazioni in più, ma con picchi ben superiori in singoli impianti. In Texas, a Schertz, uno dei circuiti cinematografici più importanti del paese, EVO Entertainment, ha organizzato all’inizio di aprile, in piena pandemia, un drive-in improvvisato, nel rispetto delle regole: gli spettatori possono guardare il film restando dentro alle proprie autovetture, potranno essere accompagnati, a patto di stare a debita distanza (almeno un metro). All’interno di questo drive-in è possibile acquistare anche del cibo: i dipendenti, muniti di guanti e mascherine, portano l’ordinazione agli spettatori e la lasciano fuori dalla macchina. Il pagamento avviene con carta di credito tramite un’applicazione appositamente sviluppata. Tutti gli spettacoli hanno registrato il sold-out. Al fascino vintage si aggiunge il fattore sicurezza: famiglie e giovani, un pubblico che si credeva perso all’epoca dello streaming, si ritrovano con guanti e mascherina a distanza di sicurezza. Anche in Italia, ci si chiede con scetticismo se i drive in possano aiutare a risollevare le sorti delle sale quando si deciderà la riapertura parziale. Questa forma di fruizione non ha mai riscosso grande successo nel nostro paese, e attualmente si contano sulle dita di una mano gli impianti aperti tutto l’anno, come quello di Pozzuoli o quello di San Tammaro, in provincia di Caserta. Si conoscono poi aperture stagionali, per lo più estive, come il Cinema Bianchini all’Idroscalo di Milano, o alla Bovisa, sempre a Milano. Potrebbe certo essere l’occasione per recuperare e nobilitare spazi altrimenti negletti o sotto-impiegati. Come lo storico spazio a Casal Palocco, Roma, dove nel 1957 fu aperto proprio il primo drive in d’Italia. A Bologna, la Cineteca sta pensando di trasformare quest’anno Il cinema in piazza Maggiore, una delle iniziative più simboliche e di successo dell’estate bolognese, in un drive-in. In collaborazione con una rete di esercenti romani e con il supporto di la concessionaria Moviemedia, CNA Cinema e Audiovisivo ha lanciato CineDrive. Si tratta di proposte che hanno un valore simbolico in una fase di necessaria convivenza con il virus; per una progressiva riconquista del pubblico appare più efficace lavorare sul potenziamento delle arene estive gestite dagli esercenti, adottando le necessarie misure sanitarie e di distanziamento sociale. Va esattamente in questa direzione il progetto nazionale Moviement Village promosso da Anec, Anica e Accademia David di Donatello e sostenuto dal MiBACT per rimettere in rete tutte le arene già esistenti e attive (circa 100) e riattivare quelle che non programmavano più (circa 80), più altre strutture multifunzionali come i cinevillage.[1] In attesa che possano riaprire le sale a seguito dell’approvazione dei protocolli di sicurezza e del parere positivo del comitato tecnico scientifico del governo[2], l’obiettivo è partire già dal 1° luglio per raggiungere un minimo 200 strutture all’aperto. Per ogni 100 arene attivate, si stima un impiego di circa 600 addetti e lavoratori direttamente implicati per arrivare, grazie all’indotto generato, fino a 3000 unità.
“Chiusi in casa, il cinema è come il nostro specchio magico: alimenta il bisogno di ritrovarsi, di farsi comunità, di raccontarsi. Un bisogno primario mai così forte, per un settore mai così in crisi“.
Con queste parole il regista Daniele Luchetti ha commentato il paradosso che stiamo vivendo. Cosi anche l’emergenza diventa spunto creativo per diverse iniziative. Tra tutte segnaliamo il progetto Viaggio in Italia (di rosselliniana memoria) del premio Oscar Gabriele Salvatores, promosso da Indiana Production e Rai Cinema. L’iniziativa è stata veicolata sulle pagine Instagram @viaggioinitaliailfilm, @rai_cinema e @theindianaway attraverso due video, che spiegano le modalità per partecipare. Le attività, dalla ricerca al montaggio, saranno realizzate in smart working e coinvolgeranno istituzioni, associazioni, scuole di cinema. Contrariamente a un film tradizionale, non c’è sceneggiatura. C’è un soggetto che ogni giorno registra una svolta. Al termine verrà montato un film che, nelle intenzioni del regista, corrisponderà al carattere degli italiani che resistono in questi tempi eccezionali. Anche all’estero si moltiplicano progetti simili come Social Distance, produzione fondata sul concetto del distanziamento sociale sia per il soggetto – riflettere sull’attuale realtà bizzarra e sconcertante al tempo stesso – sia per la modalità realizzativa (sceneggiatori cast e troupe hanno lavorato senza incontrarsi fisicamente). Ideatrice è Jenji Kohan, creatrice del titolo culto Orange is the New Black. Al termine sarà realizzata una serie antologica che racconti storie sul momento attuale che stiamo vivendo, delle storie uniche, personali, profondamente umane, che illustrano come stiamo vivendo distanti, insieme.
Anche Gabriele Muccino ha lanciato una campagna social per il suo progetto di film sulla quarantena – Il grande Caos – lasciando anche un indirizzo email dove inviare i propri racconti. C’è poi l’operazione collettiva promossa da Endemol, che ha aperto la casella della posta a tutti i contributi da due o tre minuti mandati dalla gente comune. Nome del progetto è un hastag: #rEsistiamo, un docufilm con sceneggiatura scritta con il proprio smartphone dagli italiani chiusi in casa. E ancora, una proposta già in lavorazione: Tutte a casa – Donne, Lavoro; Relazioni ai tempi del Covid-19. È il progetto di documentario partecipato ideato da un gruppo di professioniste dello spettacolo: documentariste, sceneggiatrici, autrici teatrali che si sono incontrate nel gruppo Facebook “Mujeres nel cinema“. Si chiama “Quarantena-documentario collettivo” il progetto che un gruppo di film-maker e antropologi bolognesi ha lanciato in una pagina Facebook dedicata, con relativo appello a inviare video su azioni, pensieri, sensazioni, idee, flash mob, di questo periodo di isolamento. Infine ricordiamo Il cinema non si ferma del produttore Ruggero De Virgiliis, docufilm a episodi interamente realizzato usando set casalinghi e smartphone. Un progetto a scopo benefico (i proventi raccolti andranno devoluti alla Protezione Civile) per dimostrare che, nonostante l’emergenza coronavirus abbia portato a un blocco di set e produzioni cinematografiche, le maestranze e i professionisti del mondo del cinema non si fermano. Tra gli interpreti che hanno aderito da subito al progetto, figurano Alessandro Haber, Giorgio Tirabassi, Massimo Dapporto, Remo Girone, ma molti altri sono gli attori che di giorno in giorno si uniscono al cast. Autori e registi si stanno interrogando su quali storie potranno interessare il pubblico da qui ai prossimi anni, sulle possibili nuove ambientazioni, sull’impatto permanente dell’epidemia sulle dinamiche relazionali; rileggere questo periodo attraverso le emozioni e rigenerare la nostra immaginazione dando un senso condiviso a quanto ci sta capitando rappresenta oggi una sfida ambiziosa per contribuire alla ricostruzione come nel dopoguerra, porre le basi della ripartenza quando sarà nuovamente possibile aprire i set e le lavorazioni. Meritevole sotto questo profilo, il progetto lanciato dal Centro Sperimentale di Cinematografia e Lucky Red che, spinti dalla crisi generata dall’emergenza sanitaria, hanno unito le forze: gli allievi della Scuola potranno sottoporre alla società guidata da Andrea Occhipinti soggetti e sceneggiature per avviare un percorso produttivo per portare le idee degli studenti a diventare i film di domani, quando potranno ripartite i set e riaprire le sale. Il Presidente del CSC, Felice Laudadio ha associato la condizione attuale al periodo del dopoguerra quando il nostro cinema seppe esprimere l’anima profonda del Paese, mediante un nuovo linguaggio e nuove storie pensate in buona parte quando ancora il Paese era attraversato dal conflitto.
La grave crisi sanitaria, sociale ed economica che stiamo attraversando a livello europeo e globale sta dimostrando il contributo cruciale offerto dalle imprese audiovisive e più in generale culturali e creative alla resilienza della nostra società. Ne sono un esempio le buone pratiche descritte in precedenza.
Il settore sta rispondendo con impegno e prontezza, dimostrando inedite capacità di adattamento che meritano attenzione e sostegno, affinché si sfruttino al meglio le opportunità offerte dalle nuove tecnologie per la predisposizione di una offerta innovativa e maggiormente diversificata.
Non possiamo peraltro nasconderci che, a causa della natura stessa delle imprese culturali e creative, in larga parte mini – e micro – imprese, caratterizzate da lavoro autonomo e flessibilità estrema, il perdurare delle condizioni emergenziali impatterà molto duramente sul settore, minacciando la ricchezza e diversità culturale e incidendo sulla nostra economia in modo potenzialmente catastrofico. Si corre anche il rischio che in questa prolungata fase di fragilità, molte case di produzione indipendenti italiane possano essere facile preda di soggetti integrati a livello internazionale. Per questa ragione a livello europeo il nostro Paese ha fatto sentire la sua voce per chiedere una mobilitazione su vasta scala per proteggere l’ecosistema culturale e creativo europeo e consentirne l’operatività durante la crisi e l’immediata ripartenza al suo termine, scongiurandone un arretramento irreversibile.[3] L’Italia ha così chiesto a gran voce una rimodulazione del Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 a favore di cultura e creatività e, segnatamente, un incremento del bilancio a disposizione del programma Europa Creativa 2021-2027, per il quale la Commissione aveva previsto un aumento di budget superiore del 20% (1,850 M€) rispetto al settennato precedente, mentre è più auspicabile il raddoppio richiesto dal Parlamento europeo (2.800 M€). Va inoltre assicurato che il programma InvestEU 21-27 sia da subito pronto a garantire massicciamente i crediti alle imprese culturali e creative. Il nostro Paese ha infine proposto la reintroduzione di un obiettivo dedicato a grandi progetti culturali nell’ambito dei Fondi di Coesione.
A livello nazionale, accanto alle importanti misure di natura emergenziale per far fronte allo stallo produttivo e alla chiusura delle sale, alle risorse rese disponibili per il sostegno al reddito di operatori e imprese, occorre iniziare a ragionare con un orizzonte temporale più ampio. È auspicabile che all’interno della Task force istituita dal Governo e guidata dal manager Vittorio Colao, siedano anche rappresentanti del settore audiovisivo, capaci di fornire visioni e soluzioni di accompagnamento e uscita dalla crisi che pongano al centro del rilancio del Paese la valorizzazione dell’industria dell’immaginario. Non va trascurato che il settore audiovisivo è un potente moltiplicatore per l’industria italiana nel suo insieme, un settore che ha potenziale per crescere e continuare a creare valore in Italia. Costruire nuovi strumenti operativi di intervento di cui dotare il settore audiovisivo, diventa centrale per rendere quelli già esistenti rapidi, operativi, efficaci. Fondamentale, ad esempio, sarà il rapporto con il sistema creditizio per fronteggiare l’esigenza di liquidità anche in questo comparto. Alcuni operatori hanno proposto un protocollo di intesa tra le associazioni produttive e istituti bancari per ridurre i tempi di accesso ed erogazione del credito, alleggerendo le istruttorie e estendendo al massimo la copertura della garanzia dello Stato. Va sbloccato il Fondo di garanzia previsto dalla Legge e vanno trovando sinergie con la Cassa Depositi e Prestiti per la cessione del credito non utilizzato.[4]
Occorre ricorrere alla flessibilità che la legge di sistema prevede per adeguare alcuni strumenti di intervento alle nuove necessità del comparto ed accelerare gli iter burocratici, oltre a dare piena operatività ai decreti ancora non attuati, liberando tutto il potenziale della Legge Franceschini anche con riferimento alle nuove norme che responsabilizzano gli Ott ad investire in produzione nazionale. Si potrebbe rendere “ordinari” i piani straordinari per la digitalizzazione e per le sale; le risorse a disposizione di queste ultime potrebbero virare in modo ancora più consistente verso interventi per l’adeguamento strutturale e per far fronte ai necessari investimenti in sicurezza in vista della riapertura.
L’invasione in rete di queste settimane di cinema classico, materiali archivistici e quant’altro, rende ancora più strategico il lavoro di digitalizzazione del nostro patrimonio e servirà a far scoprire agli italiani quanto siano essi importanti, non solo per la nostra identità nazionale, ma come strumenti di didattica, intrattenimento, conoscenza e sviluppo di tutto il settore.
Come è stato autorevolmente sottolineato, forse da qui bisogna partire per ricostruire un tessuto comune perché tutti assieme siamo chiamati a creare il patrimonio del futuro, possibilmente all’altezza di quello del passato, che oggi molti riscoprono stando (forzatamente) a casa. Un appello concreto e di buon senso è stato lanciato da Roberto Cicutto, neo- Presidente della Biennale di Venezia. Gettando il cuore oltre l’ostacolo l’ex capo di Istituto Luce Cinecittà ha avanzato un pacchetto di proposte per la ripartenza[5]. Per favorire la ripresa dello sviluppo industriale suggerisce di garantire l’accesso al tax credit alle produzioni nazionali e internazionali (sul territorio italiano) stabilendo e comunicando tempi certi per la presentazione delle domande e i tempi di approvazione; in materia di internazionalizzazione chiede di ripristinare un tavolo di coordinamento fra Istituto Luce-Cinecittà, ICE, MAECI e Associazioni dei produttori e Film Commission per individuare le linee generali di intervento mirate alla promozione all’estero dell’audiovisivo. L’idea è lavorare ad un fondo (in sistema revolving fund) per tutta l’attività di internazionalizzazione mirata alla commercializzazione e attrazione di investimenti. La continuità e automaticità del loro funzionamento sono indispensabili per la pianificazione degli interventi. Non va trascurata la diffusione anche all’estero del patrimonio archivistico e del cinema classico: ben sappiamo come le relazioni con istituzioni in tutto il mondo creino un circuito virtuoso che fa bene anche ai prodotti contemporanei. Sviluppare questi rapporti e le attività ad esse connesse arricchisce gli scambi e abbraccia territori nuovi e importanti quali le università, i musei, i festival. Molti dei nostri Istituti di Cultura e Ambasciate sono già partner consolidati. Bisogna dotarli di strumenti efficaci e di buona qualità per la diffusione di questi materiali. Essenziale è il rafforzamento della collaborazione fra Istituto Luce-Cinecittà e tutto il comparto dell’audiovisivo instaurata nella gestione dei fondi cinema, e ora anche con il Pubblico Registro Cinematografico: una sinergia che deve estendersi al rapporto con i teatri di posa e i laboratori di postproduzione. Sotto questo profilo auspica una più stretta cooperazione e scambio di informazioni fra Cinecittà e le Film Commission (nei due sensi) ed un rapporto organico di collaborazione fra Istituto Luce-Cinecittà e RAI, due società pubbliche, accomunate in questa fase da una professionista di lungo corso, Maria Pia Ammirati, di recente designata Presidente a Via Tuscolana oltre a ricoprire il ruolo di Direttrice delle Teche a Viale Mazzini. Tra le ricette indicate da Cicutto non mancano quelle sul ruolo dei broadcaster (anch’essi in difficoltà a causa della prevedibile contrazione della raccolta pubblicitaria) e delle piattaforme che devono prestare maggiore attenzione a forme di promozione e distribuzione della produzione audiovisive più adeguate al nuovo contesto. Vi è in effetti la necessità che la Rai, in questa fase di emergenza, assuma una funzione determinante di indirizzo strategico nel difendere e rilanciare il settore dell’audiovisivo, a tutti i livelli, dall’ideazione e selezione dei progetti alla produzione.
Sul fronte degli investimenti, gli operatori del settore invocano l’acquisto di film, documentari e corti di nazionalità italiana da produttori indipendenti, aumentando la programmazione di titoli inediti e di vario genere ad un pubblico ben più vasto del solito per via della reclusione forzata in casa.
Occorre uno sforzo per stabilire parametri di valutazione del valore del diritto free e/o di altri diritti TV che acquistano e per una migliore definizione dei palinsesti delle reti (anche tematiche) che valorizzino la produzione nazionale e le coproduzioni. Si chiede di procedere con accordi quadro per pacchetti di film da realizzare, anche con le realtà più piccole, ossia quelle che rischiano di scomparire, anziché acquisire un singolo film, senza trascurare il fatto che se i propri fornitori di contenuti falliscono, o se ne riduce in modo significativo il numero, domani sarebbe difficile garantire un flusso di prodotto stabile ed eterogeneo per le Tv. L’Amministratore delegato della Rai Fabrizio Salini ha raccolto la sfida assicurando che, alla ripresa, la Rai si concentrerà nel supporto al settore delle produzioni audiovisive indipendenti venendo incontro alla richiesta di impegni ulteriori in termini di investimenti e commesse, garantendo certezza e continuità.[6] Rai si è già impegnata a coprire una quota parte i maggiori costi delle coproduzioni ferme date in appalto. Rai Cinema ha garantito massimo impegno nel supportare i progetti in sviluppo, le produzioni sospese e quelle posticipate. Per disporre di maggiori risorse, l’Associazione dei produttori tv intende chiedere al governo di lasciare nelle casse della Rai l’extra-gettito del canone in bolletta pari a circa 190 milioni di euro, introducendo un vincolo di destinazione agli investimenti in produzione dando priorità ai giovani autori e alle piccole società indipendenti. Il servizio pubblico dovrebbe puntare, inoltre, all’ampliamento dell’offerta di canali tematici, quali storia, cultura, cinema, anche grazie a RaiPlay, costruendola in base all’età del pubblico: questo darebbe alle scuole uno strumento potentissimo di sostegno all’offerta formativa, decisamente superiore alle letture di pdf consigliati dai docenti. Da ultimo, la costruzione di più coproduzioni con i produttori indipendenti italiani, come di preacquisti e manifestazioni di interesse, da parte della RAI: questo consentirebbe una maggiore forza nei bandi, a livello nazionale, europeo ed internazionale.[7] L’esigenza di un forte ruolo guida da parte della Rai quale punto di riferimento e volano dell’intera industria dell’audiovisivo, è stata espressa anche da vari altri esponenti del mondo culturale. Tra questi il regista Pupi Avati che, in una lettera-appello del 27 marzo scorso apparsa sulla Stampa, ha chiesto una moratoria dalle logiche dell’audience per una programmazione di maggiore qualità e approfondimento[8]. Sottoscritta da autori, attori, critici e produttori e rilanciato da varie sigle e Associazioni come l’Anac, l’appello non è stato vano, a giudicare dal graduale cambio di passo della programmazione Rai delle settimane successive.
Il Presidente dell’Anica Rutelli, nel ricordare che l’Italia è stato il primo paese europeo a subire l’ondata del virus in un momento di grande vitalità per questo settore, ha affermato che ora possiamo e dobbiamo prepararci a un cambiamento strutturale, in cui potrebbe mutare in modo sostanziale il contesto, il peso dei vari comparti, la narrazione stessa. Ma possiamo farlo e possiamo evitare che la struttura industriale dell’audiovisivo ne esca gravemente lesionata. A patto, però, di mantenere l’unità di visione. Sotto questo profilo va dato atto al settore di una grande prova di compattezza, senso di responsabilità e spirito di solidarietà tra tutti le componenti della filiera. Una attenzione prioritaria la merita la sala, in fortissima sofferenza in questi mesi: accanto al necessario sostegno finanziario attingendo al fondo straordinario previsto dal Cura Italia, per consentire ad una parte di pubblico di tornare a contatto con il prodotto cinema, è stata avanzata l’idea di una piattaforma streaming (Home Remote Theatre) che consenta di fruire anche da casa dei film in sala, rispettando l’orario di programmazione della proiezione. Il biglietto virtuale andrebbe alla sala che programma il film più vicina all’utente grazie alla geolocalizzazione della app.[9]
Gli analisti sono tutti d’accordo nell’affermare che la centralità dei contenuti audiovisivi, quali motori dello sviluppo dell’economia digitale, sia in chiave di infrastrutture attraverso l’aumento del traffico sulla rete, sia in chiave di contenuti e servizi, è destinata a trasformare radicalmente l’industria audiovisiva.
L’equilibrio tra fruizione tradizionale e nuova fruizione su piattaforma è in continua tensione: occorre comprendere come muterà il rapporto con i broadcaster, quale ruolo giocherà il servizio pubblico e come si ridefinirà l’industria, ora ferma, vista l’impossibilità attuale di prossimità fisica in un settore in cui mantenere le distanze significa di fatto fermarsi. La pandemia sta dunque portando alla luce e accelerando trasformazioni già in atto nel settore: pensiamo in particolare alle abitudini di consumo, all’uso del digitale e alla tendenza a snellire i set in fase di produzione, al ruolo centrale guadagnato dalle piattaforme di streaming, alle nuove modalità di offerta delle proiezioni in sala destinate soltanto a film spettacolari o d’autore o rivolte ad attività di lusso.
Il patrimonio creato dal settore, e che genera indotto e esternalità economiche molto significative per l’intera industria nazionale, deve rimanere, svilupparsi e continuare a creare valore in Italia. Anche perché il valore industriale (economico e occupazionale) è solo una parte del valore espresso dal settore che è anche culturale, identitario, rappresentativo del Paese. Grazie a nuove logiche di sostegno pubblico nazionale ed europeo improntate ad una maggiore flessibilità, alle rinnovate doti di resilienza dei suoi operatori e alle capacità creative ed imprenditoriali del comparto, e nonostante gli inevitabili contraccolpi, l’audiovisivo sarà in grado di superare gradualmente l’emergenza e non potrà fare a meno di continuare a svolgere il suo compito di raccontare, intrattenere e valorizzare il Paese.
Prendendo in prestito le parole di Mogol: “La cultura è una medicina potente, per resistere e per ripartire”. Per questo bisogna tenere accesso il motore creativo e produttivo del nostro immaginario.
Approfondimento scritto in data 11.05.2020
[1] Fonte: Ansa
[2] Tra i punti dirimenti figura il concetto di distanziamento “di gruppo”. Una coppia o i componenti di una famiglia che si recano al cinema, secondo le associazioni di categoria devono potersi sedere accanto. Ciò sarebbe molto utile per riportare le persone in sala e la riduzione dei posti non sarebbe superiore al 50%, mentre con il distanziamento “droplet”, ad personam, attuato anche in Italia nei cinque giorni prima del lockdown, si arrivava a una disponibilità di posti di solo il 25% e non sarebbe sostenibile. Fonte: Intervista all’Ansa di Luigi Lonigro, Presidente distributori ANICA.
[3] Tali considerazioni sono contenute nell’appunto preparatorio del MiBACT per il Consiglio straordinario dei Ministri della Cultura UE dell’8aprile 2020 incentrato sulle strategie comuni per fronteggiare la pandemia e gli effetti nefasti sul settore.
[4] Paolo del Brocco, Amministratore delegato di Rai Cinema, in un articolo pubblicato sul Foglio il 23 aprile 2020, ha proposto l’attivazione di un Fondo straordinario per il cinema a capitale misto, con il coinvolgimento di CDP e di capitali privati: dai piccoli risparmiatori ai grandi brand italiani che otterrebbero un ritorno anche in termini di corporate reputation. Il Fondo contribuirebbe alla produzione di 100 film in due anni e verrebbe remunerato dai margini dei film, a valle degli investimenti, in base alla quota investita.
[5] Roberto Cicutto, Cinecittànews, 7 aprile 2020
[6] Intervista a Fabrizio Salini, Sole 24 ore, 8 aprile 2020
[7] Cinecittànews, 10 aprile 2020
[8] “Il servizio pubblico – sostiene Avati – deve approfittare di questa tregua sabbatica di settimane, di mesi, per sconvolgere totalmente i suoi palinsesti dando al paese l’opportunità di crescere culturalmente, programmando finalmente i grandi film, i grandi concerti di musica classica, di jazz, di pop, i documentari sulla vita e le opere dei grandi pittori, dei grandi scultori, dei grandi architetti, la lettura dei testi dei grandi scrittori, la prosa, la poesia, la danza, va offerta a milioni di utenti la possibilità di scoprire che c’è altro, al di là dello sterile cicaleccio dei salotti frequentati da vip o dai soliti opinionisti”.
[9] Cfr. Paolo del Brocco, il Foglio, 23 aprile 2020.