Quanto avvenuto nel corso del 2018, nel mondo come in Italia, rafforza le tendenze che già da tempo stanno facendo discutere e modificando il paesaggio cinematografico, tanto che forse non è più possibile scindere industria cinematografica e industria audiovisiva. Mentre il film nelle sale fa fatica, ne aumenta il consumo sulle nuove piattaforme online, in prima linea anche come produttori di contenuti di qualità. L’Italia si distingue, in questo senso, per il suo contributo all’industria dei contenuti: non solo i prodotti nazionali stanno conoscendo grande popolarità anche all’estero, ma il nostro paese è anche set privilegiato che attrae importanti produzioni internazionali. A questo risultato contribuiscono ampiamente le Film Commission regionali, e la buona volontà del governo nel continuare ad attuare la Legge Cinema del 2016.
Emblematica delle tendenze rilevate nel corso dell’anno è la vittoria del film Roma, del regista messicano Alfonso Cuaròn, come miglior film in lingua straniera, nonché miglior regia all’ultima edizione degli Academy Award. Questo premio è stato il culmine di una lunga sequenza di riconoscimenti, apertasi con l’assegnazione del Leone d’oro al 75° Festival del Cinema di Venezia. Là, come a Los Angeles, ha suscitato scalpore l’assegnazione del massimo premio a un film prodotto da Netflix, il campione mondiale del video streaming. Pochi mesi prima il Festival del Cinema di Cannes aveva modificato il regolamento, ammettendo a partecipare unicamente film che avessero una distribuzione nelle sale cinematografiche, ed escludendo così i titoli che saltassero questo passaggio per approdare direttamente sul web — di fatto, i film prodotti o distribuiti da Netflix. Il tempo ha dato ragione ad Alberto Barbera, direttore del Festival di Venezia, che ha avuto il coraggio di “spingersi oltre i limiti anziché erigere barriere”. E infatti a Cannes stanno pensando di ritornare sui propri passi, mentre la Francia ha riformato, a dieci anni dalle precedenti disposizioni, il rigido sistema delle finestre di distribuzione.
E il box office internazionale corrobora questo orientamento: a livello mondiale nel 2018 il cinema ha incassato $96.8 miliardi, +8.3% rispetto al 2017. Ma la maggior parte di questa crescita è fuori dalle sale: i ricavi non theatrical sono aumentati del 16% rispetto al 2017, raggiungendo $55.7 miliardi, mentre il box office è rimasto sostanzialmente piatto: è cresciuto solo dell’1.2%. Dunque quasi il 58% degli incassi è derivato da visioni non theatrical. Il Nord America rappresenta il 12% del box office mondiale (nel 2018 ha sfiorato la cifra record di $12 miliardi, +7.2% rispetto all’anno precedente), mentre la regione Asia-Pacifico ha segnato un incremento del 5%. La Cina da sola è un mercato da $9 miliardi (+12%)13. Sono invece 613 mln in tutto il mondo gli abbonati a servizi video online, 27 mln in più in un anno. Per la prima volta hanno superato gli abbonati a servizi televisivi via cavo. Dunque il driver principale della crescita è stato l’home entertainment digitale: negli Stati Uniti la spesa per questi servizi è aumentata del 24%, nel resto del mondo del 34%.
Su questo versante, l’arena dello streaming si scalda e si amplia. Lo scorso 26 marzo Apple ha presentato il nuovo servizio, Apple Tv+, con cui pensa di fare concorrenza a Netflix, frutto di anni di progettazione e un mld di dollari di investimenti in contenuti originali. E sempre entro l’anno verrà lanciata, dapprima negli USA e poi nel resto del mondo, Disney+, la piattaforma streaming di Disney che raccoglierà tutti i suoi contenuti, vecchi e nuovi, e tutti i suoi marchi, compresi contenuti di 21st Century Fox e National Geographic. Debutti importanti, che potranno impensierire Netflix, forte comunque dei suoi 139 mln abbonati in tutto il mondo, di cui circa 3 in Italia. Anche nel nostro Paese le piattaforme di videostreaming si stanno consolidando: nel 2018 contano 5,2 mln di abbonati, con i 6,5 mln della pay tv.
Le novità legislative anticipate lo scorso anno sono diventate concreti provvedimenti nell’ambito dell’adeguamento del quadro normativo comunitario al Mercato Unico Digitale. Tra molte polemiche e molti voti contrari (tra cui quello italiano), lo scorso marzo è stata approvata dal Parlamento europeo la nuova direttiva cosiddetta Copyright. Le piattaforme di condivisione dei contenuti saranno direttamente responsabili di quanto caricato dagli utenti, contrariamente a quanto previsto dal regime precedente. I provider dovranno assicurare che sui propri server non siano disponibili opere in violazione dei diritti dei titolari. Allo stato dell’attuale tecnologia l’unico modo effettivo di assicurare tale obbligo di risultato è tramite le tecnologie di filtraggio. Infine, ad ottobre, è stata approvata la nuova direttiva sui Servizi Media Audiovisivi: quest’ultima prevede che i fornitori di contenuti online debbano inserire il 30% di contenuti europei nei propri cataloghi al fine di sostenere la diversità culturale. Queste stesse piattaforme dovranno inoltre contribuire allo sviluppo delle produzioni audiovisive europee, attraverso investimenti diretti nei contenuti o contribuendo ai fondi nazionali.
Restando entro i confini nazionali, il 2018 verrà ricordato, con €555 mln, per i peggiori incassi al box-office negli ultimi dieci anni. Solo otto pellicole hanno superato i 10 mln di € in incassi complessivi, e solo una, Bohemian Rapsody, ha superato i 20. Sono stati staccati 85,8 mln di biglietti: e anche questo è un record negativo per il decennio, quando non si era mai scesi sotto i 90 mln.
È invece in crescita la quota di mercato delle produzioni italiane: 124 mln di € di incassi per 577 titoli, di cui 205 nuove uscite. È questa una cifra simile a quella del 2017, ed in linea con gli anni precedenti, che conferma una bulimia produttiva non premiata però dai risultati: il 39% delle produzioni in sala è italiana, ma queste sono responsabili solo del 23% degli incassi. Secondo molti produttori, il problema dell’industria nazionale è il costo troppo basso delle produzioni: in media, nel 2018, in Italia un film è costato 2.3 mln di €, e un terzo delle pellicole è costato tra i 330mila e gli 800mila €. Costi bassi si traducono in minore impatto visivo, minore occupazione. Aumentare i budget permetterebbe inoltre maggiore sperimentazione verso nuovi generi e linguaggi, mentre un numero minore di titoli garantirebbe un più grande impatto produttivo, creativo.
Il 2019 non è iniziato meglio: i primi tre mesi dell’anno hanno fatto registrare una flessione del 14% al botteghino, anche se nel mese di aprile c’è stata una ripresa. In questo panorama, spicca l’iniziativa Moviement, Al cinema tutto l’anno, con cui tutta l’industria cinematografica italiana si impegna per rilanciare il cinema come forma di intrattenimento culturale per tutto l’anno. L’obiettivo è creare il mercato estivo a partire dal 2019 che allinei l’Italia a tutto il resto del mondo con un cinema attivo 12 mesi l’anno, e passare da dai 12 mln di spettatori estivi di media degli ultimi 5 anni a 20 mln nel 2019 e 30 mln nel 2020. Il progetto è fortemente sostenuto dal Ministero dei Beni e Attività Culturali, che ha stanziato 1 mln di € per la campagna istituzionale e 4.5 mln a sostegno delle sale che garantiranno la programmazione durante i mesi estivi.
Se il cinema nelle sale sta arrancando, la fiction italiana sta conoscendo grande popolarità. Nel 2018, forte del successo editoriale planetario della tetralogia di Elena Ferrante è stata rilasciata la prima serie de L’amica geniale. Trasmessa da Rai1 ha raggiunto ascolti superiori al 30% (con picchi del 46% in Campania), diventando uno degli eventi più seguiti dell’anno, con la promessa di una seconda serie imminente. Quasi contemporaneamente la serie è andata in onda su HBO, raggiungendo 300.000 spettatori, cifra in linea con le produzioni locali. La produzione di serie tv di alta gamma, destinate all’export, è anche il riflesso di una tendenza all’internazionalizzazione delle società di produzione, in corso da qualche anno. Dopo l’acquisto della maggioranza di Wildside da parte di Fremantle nel 2015, e quello di Cattleya da parte di Itv Studios due anni dopo, pochi mesi fa è stato annunciato l’accordo con cui Mediawan, società francese di produzioni e distribuzione, ha acquisito il 71% di Palomar. In tutti questi casi, la guida produttiva e creativa resta, almeno per il momento, nelle mani dei fondatori, mantenendo le caratteristiche di produzione nazionale, ma con forti ambizioni di presenza su tutti i mercati internazionali. È un’occasione da non sprecare, anche come sistema: l’Italia è considerata come un Paese capace di dare un contributo importante all’industria globale dei contenuti.
La dimensione industriale del cinema ha grande importanza per il sistema-Paese: il settore della produzione audiovisiva nazionale conta quasi 8.500 imprese e più di 60.000 addetti. Inoltre il settore genera occupazione anche nelle filiere connesse, stimata in più di 112mila addetti. Proprio grazie alla forte integrazione con altri settori
produttivi, per ogni euro di domanda aggiuntiva di servizi audiovisivi in Italia si attivano 1,98 euro di maggiore produzione, ripartita in tutti i settori dell’economia. L’effetto moltiplicatore del comparto audiovisivo è tra i più alti in tutti i settori industriali.
Sicuramente l’Italia continua ad attrarre importanti produzioni internazionali e Netflix è in prima linea: tra i suoi investimenti, l’adattamento del romanzo di Federico Moccia Tre metri sopra il cielo, il film originale italiano Lo Spietato di Renato De Maria con Riccardo Scamarcio (BIBI film con Rai Cinema), tre stand-up comedy originali (Dazzle e Aguilar), la seconda stagione di Baby (Fabula Pictures), la prima stagione di Luna Nera (Fandango) e sta sviluppando l’adattamento di Winx Club in una serie tv live action. E ancora, nel 2019 due set d’eccezione faranno da sfondo alle riprese di altrettanti film. Matera ospiterà infatti il prossimo episodio della saga di James Bond, Shatterhand, mentre a Trieste il castello di Miramare e piazza Unità d’Italia hanno fatto da sfondo al sequel di Come ti ammazzo il bodyguard. Lo scorso anno anche Netflix ha scelto la Puglia, Taranto in particolare, per girare Six underground di Michael Bay. Sono ben note le ricadute positive sui territori che diventano protagonisti delle storie che vediamo al cinema. Ed è quanto capitato a Crema, che ha conosciuto un boom di cineturismo grazie al film di Luca Guadagnino, Chiamami col tuo nome, Oscar per la miglior sceneggiatura non originale. La cittadina, 35.000 abitanti, nei primi 7 mesi dello scorso anno ha visto arrivare 7.000 turisti, superando così il flusso totale dell’anno precedente. Tra questi, oltre 1.000 hanno dichiarato esplicitamente di visitare la città per ragioni legate al film.
E mentre Cinecittà si impegna nel proprio riposizionamento nell’attrazione delle produzioni internazionali, a Prato, in Toscana, è nata Manifatture Digitali Cinema, la nuova struttura dedicata alle produzioni per il cinema, tv e web che ha l’ambizione di trasformare Prato in una Cinecittà in miniatura.
Le Film Commission regionali si stanno dimostrando istituzioni sempre attive nel sostegno di nuovi progetti e coordinamento di iniziative. Nell’autunno 2017 la Film Commission Torino Piemonte ha lanciato il contest I Savoia, al fine di selezionare il miglior concept per una Serie TV storicamente ambientata nell’epoca della dinastia Savoia. Il progetto vincitore, Madama Reale, è stato reso noto a febbraio e ha ricevuto un premio di 50mila €. Inoltre la società di produzione francese Les Films D’Ici e la produzione piemontese Lume ne hanno acquistano i diritti per lo sviluppo. Il Piemonte è un territorio particolarmente votato alla creatività: Film Commission Torino Piemonte dal 2018 ospita la sede del Corso di animazione del Centro Sperimentale di Cinematografia. L’ambizione è fare del Piemonte un proprio hub creativo per il settore dell’animazione. Tra le Film Commission più attive in Italia, c’è l’IDM Film Fund&Commission, in parte finanziata dalla Provincia di Bolzano, che gestisce un fondo di € 5 mln per la produzione e post-produzione di film, documentari e serie tv. Cannes 2018 ha accolto due film girati col contributo della IDM Film Commission: In my Room di Ulrich Köhler e in Solo: A Star Wars Story. Tra le altre iniziative si segnala Movie.It!, la piattaforma di formazione per film maker realizzata in collaborazione con ZeLIG, scuola di documentario, televisione e nuovi media, ed ancora il laboratorio di scrittura Racconti, giunto alla 7a edizione, che per la prima volta nel 2018 si è lanciato nell’arena digitale con il programma Digital Think Tank focalizzato sulla scrittura seriale per nuovi formati digitali per il web.
E in questo breve excursus sul territorio, si segnala come nel 2018 sia stato istituito presso la DG Cinema del Mibac un Tavolo Tecnico di Coordinamento tra amministrazione e Film Commission, con l’obiettivo di armonizzare e rendere più efficaci gli interventi statali e regionali a favore del settore, anche a livello di gestione finanziaria, nonché di proporre azioni coordinate di promozione della produzione italiana all’estero. Lo stesso Tavolo di Coordinamento si è recentemente occupato delle attività a favore della valorizzazione dei beni culturali e i rapporti tra beni culturali e audiovisivo. Per facilitare gli operatori cinematografici, è in preparazione una bozza di tariffario sulla concessione d’uso dei beni con condizioni economiche minime derogabili che prevede una revisione dopo un anno.
E a proposito di cinema come strumento di veicolazione del territorio e del patrimonio, anche nell’anno appena trascorso al cinema i documentari — tra mostre, racconti, esplorazioni di musei — hanno visto un pubblico in netta crescita, con produzioni che si susseguono a ritmo serrato. Merito è anche del gran lavoro di ricerca scientifica di imprese come Magnitudo, una delle realtà più importanti al mondo per le pellicole sul mondo dell’arte, grazie alla capacità di utilizzare tecnologie avanzate, tra cui il 4k e il 3D. Dopo il successo mondiale de I Musei Vaticani, Firenze e gli Uffizi, Le Basiliche Papali, Raffaello, e Caravaggio, l’anima e il sangue, a novembre 2018 è uscito in sala Bernini, dedicato al grande scultore e architetto, realizzato con riprese in 8k, offrendo così attraverso le proprie telecamere, sguardi su dettagli altrimenti non raggiungibili dagli occhi degli spettatori e spiegati dai protagonisti della mostra.
Il 2018 ha visto anche un altro importante elemento di discontinuità: dopo le elezioni del 3 marzo una nuova, inedita maggioranza si è insediata al Governo, a cui va dato il merito di aver sostenuto la legge 220/2016 di riforma del settore del cinema e dell’audiovisivo, incrementando di €4 mln per il 2019 le risorse del Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo. Inoltre è in fase di attuazione un fondo per le coproduzioni minoritarie dall’importo iniziale di 5 mln di €. Occorre mantenere salda questa traiettoria, perché sono ancora necessari interventi perché la riforma vada a pieno regime. Uno di questi dovrebbe essere imminente: il Tavolo tecnico istituito all’uopo sta terminando i propri lavori e presto dovrebbe essere trovato un accordo su quote di programmazione televisiva e obblighi di investimento in opere europee e italiane da parte dei servizi media audiovisivi.
Come ha ricordato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della presentazione dei David di Donatello: “il cinema esprime cultura, industria, ricerca”. Con il Piano Nazionale Cinema per la Scuola15, il linguaggio, la storia, la produzione cinematografica entrano a pieno titolo nel Piano dell’offerta formativa delle scuole di ogni ordine e grado. Il Mibac e il Miur hanno promosso tre bandi di concorso, destinando quasi 24 mln di € per la realizzazione di strumenti didattico-educativi e iniziative di sensibilizzazione e formazione degli studenti attraverso l’utilizzo del linguaggio cinematografico e audiovisivo.
Un’importante novità per il nostro Paese è l’adozione, lo scorso novembre, di un decreto che stabilisce una chiara cronologia delle finestre di distribuzione per le opere cinematografiche, fino ad oggi lasciata agli accordi tra le parti. Questo ha lasciato spazio a molte sperimentazioni, come l’anno passato, l’uscita contemporanea su Netflix e sale di Sulla mia pelle di Alessio Cremonini. Il nuovo decreto assicura una protezione alle sale cinematografiche, assegnando loro prima finestra esclusiva di 105 giorni, ma mira anche, attraverso un sistema di deroghe, a valorizzare le diverse tipologie di produzione nazionale, inclusi film low budget e dalle minori potenzialità di mercato, accorciando la finestra a 60 giorni, o addirittura riducendola fino a 10 giorni se l’opera è programmata solo per tre giorni feriali.
E ancora una volta prendiamo in prestito le parole del presidente della Repubblica, che molto efficacemente inquadrano il contesto in cui il cinema opera, ciò che oggi rappresenta e tracciano la traiettoria a cui questo dovrebbe ispirarsi. Viviamo un tempo di innovazioni velocissime e di connessioni globali. I linguaggi si modificano con rapidità inedita. Ma il cinema ancora oggi è sogno, è magia, ma anche una macchina complessa e un’arte corale. Auspichiamo un cinema che sappia innovare, che sappia parlare nuove lingue, che si ponga all’avanguardia delle nuove tecniche, ma che riesca a comunicare con l’animo degli spettatori, con la loro voglia di sorridere, di pensare, di emozionarsi per una storia.