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Borghi, un intreccio di storia. Ermete Realacci, Fondazione Symbola, racconta l’Italia e l’ombra dei campanili cose che piacciono al mondo

La storia di Ermete Realacci coincide con la storia dell’ambientalismo in Italia e con quella di Legambiente. Nel 2001, in qualità di presidente della Commissione Ambiente della Camera, ha promosso una legge a favore dei piccoli Comuni per valorizzare il patrimonio di cui sono custodi. La legge è stata approvata sedici anni dopo.

La Legge Realacci sui Borghi

I piccoli Comuni in Italia sono 5.498. Rappresentano il 69,5% dei Comuni italiani e amministrano il 50 per cento del territorio nazionale. Sono quei centri con popolazione pari o inferiore a cinquemila abitanti o  istituiti con la fusione tra centri che hanno una popolazione fino a 5.000 abitanti. La legge Realacci, approvata nel 2016, salvaguarda questi presidi e il patrimonio che custodiscono. Quando racconta le ragioni della legge che ha voluto così tanto, parte da lontano: «Un brano del Costituto senese del 1309 – scritto in lingua volgare e affisso nelle chiese perché tutti lo potessero conoscere – recitava così “Chi governa deve avere a cuore massimamente la bellezza della città, per cagione di diletto e allegrezza ai forestieri, per onore, prosperità e accrescimento della città e dei cittadini“. In questa frase vi sono già i principi di inclusione, accoglienza, marketing territoriale e soft economy che promuoviamo oggi». 

I Borghi italiani: identità nazionale

La Legge sui piccoli comuni interessa e valorizza l’Italia, non solo i piccoli comuni. Come teorizza anche il paesologo Franco Arminio, è nei borghi  che risiede l’anima e il futuro dell’Italia.  «Il sindaco di Firenze Giorgio La Pira sosteneva che solo gli animali privi di spina dorsale hanno bisogno del guscio. Ci si apre al mondo quando si ha un’identità forte, ciò è valido per i tessuti urbani, e non solo». Per spiegare il valore della condivisione e della collaborazione, Ermete Realacci evoca l’Allegoria del Buon Governo, il ciclo di affreschi di Ambrogio Lorenzetti conservato nel Palazzo Pubblico di Siena, una delle prime espressioni di arte civile.

«Nel Buon Governo di Lorenzetti la gente si sorride: per onore, prosperità e accrescimento comune. L’onore è un bene particolare perché non si misura né si compra, ma senza onore non c’è accrescimento della città e dei cittadini». È possibile produrre bellezza, benessere e prosperità – per il singolo e per la comunità – solo se si promuovono e si beneficia di relazioni e rapporti di coesione e collaborativi.

Lampoon intervista Ermete Realacci

Ermete Realacci sostiene che il Made in Italy insegna che essere ‘buoni’ conviene: «l’Italia della coesione, quella che vede le aziende coinvolgere i cittadini e valorizzare i lavoratori, ha una marcia in più». Lo ripete da anni: «Ambiente, capitale umano, rispetto dei diritti, sostenibilità, contrasto dell’illegalità e trasparenza sono aspetti di una ‘vocazione’ italiana. Quando l’Italia punta sulle sue migliori energie, sulla forza dei territori, quando usa le nuove tecnologie per rilanciare il saper fare diffuso e le tradizioni produttive d’eccellenza, se investe su qualità, ricerca e coesione sociale, allora ce la fa».

Facile a dirsi oggi, quando sempre più aziende redigono bilanci di sostenibilità che, oltre a rendicontare gli aspetti finanziari e contabili, testimoniano l’impegno nel coniugare il business con le tematiche ambientali, sociali, di pari opportunità. Eppure, prosegue, «un tempo si credeva di dover scegliere tra ambiente ed economia. Solo oggi la situazione è quasi ribaltata e si è capito che se si vuole salvaguardare l’economia si deve scommettere su un’economia diversa».