Estratto del capitolo “Cinema post-covid a due velocità” di Io sono Cultura.
A oltre due anni dall’inizio della pandemia, produzione e distribuzione viaggiano su due binari divergenti. Il comparto della produzione va a gonfie vele e la principale conseguenza è l’aumento dell’occupazione: l’impegno delle troupe cinematografiche e televisive nel 2022 passerà, secondo i sindacati, da 1600 a 2300 settimane di riprese annuali. Come segnalano gli addetti del settore, tutte le maestranze sono impegnate: l’offerta non riesce a star dietro alla domanda. Le figure che lavorano attorno a un set iniziano a scarseggiare e ciò impone l’attivazione di nuovi percorsi di formazione e aggiornamento.
Tra quelli inaugurati nel corso del 2021, si segnala Fondazione Anica Academy (RM), una costola di ANICA (Associazione nazionale industrie cinematografiche audiovisive e multimediali) che attraverso workshop focalizzati sull’utilizzo delle nuove tecnologie e corsi di sceneggiatura presieduti da professionisti del settore, forma e aggiorna neolaureati e giovani professionisti dell’industria audiovisiva, anche grazie al supporto dei suoi promotori, tra cui Medusa Film (RM), Rai (RM) e Vision Distribution (RM); e ancora, Procida Film Atelier 2022, un corso di regia di cinema documentario promosso dalla Regione Campania e da Film Commission Regione Campania nell’ambito di Procida capitale della cultura italiana, dedicato a ragazzi residenti nella regione e affidato al pluripremiato regista Leonardo Di Costanzo. Anche gli studios di Cinecittà, grazie alla robusta iniezione di risorse del PNRR, stanno vivendo una nuova fase di espansione, con tantissime richieste, coronate da un accordo quinquennale con Fremantle, leader mondiale dell’entertainment, per l’affitto, tra le altre cose, di sei teatri di posa per sei anni.
Di contro, però, si assiste ad un aumento di contenuti che intasa listini già saturi. Una sovrabbondanza di titoli che fa fatica ad arrivare in sala e che difficilmente riesce a catturare l’attenzione degli spettatori. Il mancato passaggio in sala e l’arrivo direttamente in tv o sulle piattaforme, dove si registra altrettanta confusione, non può che indebolirli. Il risultato è che le sale sono vuote (salvo pochi grandi titoli americani), aggravando il già pesante fardello imposto dalla pandemia e confermando una crisi ormai strutturale.
I robusti ristori elargiti anche nel 2021 non hanno infatti impedito la chiusura di circa 500 schermi su circa 3.600, un dato in controtendenza rispetto alla Francia, la Spagna, la Gran Bretagna e al resto d’Europa, dove, finiti i tempi delle restrizioni più pesanti, il pubblico è progressivamente tornato al cinema.
Dallo scorso 11 ottobre è stato possibile rientrare nelle sale con capienza al 100% (sebbene sia rimasto l’obbligo delle mascherine all’interno della struttura), ma i numeri su presenze e incassi fotografati da Cinetel restano impietosi: il 2021 ha registrato, infatti, dati peggiori del 2020, anno caratterizzato dalle chiusure totali ma da uno dei migliori avvii di mercato di sempre. Tradotto in numeri, gli incassi al box office nel 2021 sono stati poco meno di 169,4 milioni di euro, per 24,8 milioni di presenze. Si tratta di una riduzione, sul 2020, rispettivamente, del 7,19% e dell’11,87%, mentre, in confronto al 2019, di una diminuzione del 73,36% e 74,60%. A determinare questi dati, la chiusura delle sale per quasi 4 mesi a causa dell’emergenza epidemiologica, seguita da una riapertura caratterizzata da limitazioni di orario e capienza.
Continua a leggere il capitolo da p. 172 a 178 su Io Sono Cultura 2022, la ricerca realizzata con Unioncamere, Regione Marche, in collaborazione con l’Istituto per il Credito Sportivo.