Il primo obiettivo delle Pmi è risparmiare sui costi e diventare indipendenti Le comunità energetiche piacciono ai cittadini, piacciono molto alle imprese, piacciono moltissimo alle parrocchie. Le Cer, comunità energetiche rinnovabili, sono percepite come strumento di attuazione facile per risparmiare sulle bollette e per darsi un po’ di autonomia dalla servitù energetica, ma hanno anche altre caratteristiche. Spiccano due caratteristiche delle Cer: una negativa, gli impedimenti dati dalla solita voglia di normare, regolare e controllare attività che in teoria sono libere; una positiva, cioè stringere legami e coesioni fra i consumatori, fossero anche aziende oppure i parrocchiani. Questo è il risultato di un’indagine condotta dal centro di studi e analisi sociali Ipsos insieme con la Fondazione Symbola e la multiutility mantovana Tea. L’obiettivo dello studio è comprendere il livello di conoscenza delle comunità energetiche e l’esperienza diretta; delineare i bisogni che le comunità possono coprire e le aspettative far emergere le opportunità ma anche i freni alle Cer. Sono stati ascoltati un campione di 200 imprese piccole e medie, La corsa alle rinnovabili. In arrivo il decreto attuativo sulle comunità energetiche con regole più semplici 8o comunità parrocchiali sulle 227 parrocchie coinvolte, un campione rappresentativo di cittadini. Le Cer sono le aggregazioni di consumatori di energia che si dotano di impianti rinnovabili indipendenti per produrre da sé elettricità. Gli impianti in genere sono fotovoltaici e sono posati sugli spazi dei soci, come i tetti delle chiese, le coperture degli stabilimenti e così via. Sono soprattutto le imprese a vedere le comunità energetiche come uno strumento attuabile in tempi brevi (il 41% pensa che si affermeranno entro i prossimi 5 anni); molto dubbiosi cittadini e parrocchie. Un dettaglio sulle imprese. Soltanto il 40% ha una strategia di efficienza energetica e di produzione da fonti rinnovabili; il 60% delle imprese se ne tiene ben lontano. Ma se c’è da pagar meno la bolletta, più di metà delle aziende sono pronte a entrare in una comunità energetica, soprattutto nel Centro e nel Mezzogiorno. Le Cer sono note ma ne sanno di più le diocesi (il 47%), mentre imprese (32%) e cittadini (13%) sono meno informati; il vantaggio economico è il più apprezzato; tra i cittadini è rilevante anche l’indipendenza energetica, mentre nelle diocesi è forte anche il bisogno di rafforzare i legami di comunità. Gli ostacoli sono gli investimenti necessari, i tempi e l’ignoranza normativa anche di chi dovrebbe far rispettare le norme. Alcune settimane fa al Key Energy di Rimini, dove si è svolto il Focus Pmi organizzato da Lexjus Sinacta dedicato quest’anno alle comunità energetiche e all’autoconsumo collettivo, il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto aveva annunciato il via libera in tempi brevissimi al decreto attuativo sulle comunità energetiche per dare regole più semplici per cittadini e Pmi che vogliono associarsi.