Con oltre 36 mila imprese che generano un valore aggiunto di quasi 3 miliardi, l’Italia si conferma trainante per il settore a livello Ue, come rileva anche Symbola. «La transizione ecologica è il motore della crescita. Le pmi devono rispettare i criteri Esg per avere accesso al credito», spiega la società di consulenza. Federica Camurati Aernm oche quando si parla di design, è il Made in Italy a dominare il panorama in’onak. L’Italia traina il settore confermandosi il Paese dell’Unione europea con il maggior numero di imprese specializzate in questo ambito, 36.306, articolate tra 20.320 liberi professionisti e lavoratori autonomi e 15.986 aziende. Operatori che offrono occupazione a63.081 lavoratori e generano un valore aggiunto di quasi 3 miliardi dì euro. L’istantanea dell’ultimo Rapporto design economy promosso da Fondazione Symbola, Deloitte private e Polidesign, in collaborazione con Adi design museum, Circolo del design, Comieco, AlmaLaurea e Cuid, rileva infatti che, superato il 2020, anno in cui il design tricolore ha sperimentato la prima battuta di arresto dopo dieci anni di crescita, il valore aggiunto 2021 si è portato infatti su 2,94 miliardi di euro, livello che si avvicina ai valori del 2019 pur restando ancora al di sotto di 4,6% punti. Anche l’occupazione è cresciuta di oltre 260 unità, rimane inferiore al dato del 2019 solo dell’ 1,3%. Relativamente alle aree di specializzazione, il 53,5% delle realtà indica il produci design come principale ambito di attività, segue il communication and multimedia design con il 28,4% e, a maggiore distanza, lo space design (12,7%), il digital and interaction design (4%) e il service design (1,5%). «Le imprese del design italiano hanno dimostrato grande forza e capacità di trasformazione in questi anni complessi, segnati dalla pandemia, dalla guerra e dall’inflazione che ne è derivata», ha commentato Ernesto Lanzillo, Deloitte private leader. «Nonostante uno scenario così complesso, l’Italia si conferma il Paese europeo con il maggior numero di imprese attive nell’ambito del design, con vaste e positive ricadute sul territorio sia in termini di occupazione sia di valore aggiunto generato. Questo settore, però, risulta ancora molto frammentato, composto prevalentemente da liberi professionisti e mieto o piccole imprese. E dunque importante pensare ad azioni mirate al rafforzamento delle competenze manageriali e imprenditonali, che consentano alle organizzazioni di continuare a crescere e di sapere rispondere alle grandi trasformazioni dell’economia nazionale e globale». Trai settori che trainano la domanda di servizi di design spicca l’arredamento (14,3%), seguito da altri prodotti manifatturieri come gioielleria, articoli sportivi o strumenti musicali (6,6%), l’illuminotecnica (6,4%),i prodotti perredilizia (5,2%), il turismo e la ristorazione (5,1%) e la meccanica-automazione (5%). Nei prossimi tre anni si attenuerà leggermente la domanda dell’arredo, mentre crescerà quella degli accessori della moda, l’i notecnica, i servizi di healthcare.